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Fontanetto Po
06 Dicembre 2023 - 00:19
La storia che arriva da Fontanetto Po è quasi una storia d’altri tempi. Una storia che a pochi giorni dal Natale riscalda i cuori
“Cosa sei andato a chiedere il bicchiere di vino lì al bar?”. “Ma tu come fai a saperlo!”.
E’ una storia di grande solidarietà, di fratellanza, di impegno per le piccole, grandi cose del quotidiano che fanno la vita di una comunità.
Cesare Pavese scriveva che “un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
La storia che arriva da Fontanetto Po è quasi una storia d’altri tempi. Una storia che a pochi giorni dal Natale riscalda i cuori.
Fontanetto Po, poco più di mille abitanti nella pianura vercellese a pochi chilometri dal confine con la provincia di Torino, è un piccolo centro immerso nelle risaie, tra nebbia d’inverno e zanzare d’estate, uno di quelli su cui Ligabue potrebbe costruirci una ballata delle sue, di quando cantava la vita di provincia della bassa emiliana.
Qui si conoscono tutti, da generazioni. E qui c’è un sindaco che oggi, alla sua comunità, ha lanciato un appello forte e chiaro: “Dobbiamo aiutare una persona, uno di noi, che oggi vive un momento di difficoltà”.
Il messaggio è rivolto a tutti i concittadini, tramite il suo profilo facebook.
Riccardo Vallino sindaco di Fontanetto Po
Riccardo Vallino, 53 anni, sindaco per il secondo mandato dall’autunno 2021, project manager di un’azienda che opera nell’informatica, ha capito che fare il sindaco non è solo firmare delibere, tagliare nastri, presenziare alle feste. No.
“Un sindaco in un comune come questo è un po’ come il medico, il parroco, ecc…ecc… : qui ognuno fa la sua parte”, spiega al di là del telefono, quasi sorpreso da tanto interesse per il suo ultimo post.
L’appello che Riccardo Vallino ha lanciato sul social è per salvare un amico, un concittadino poco più in là con gli anni di lui, dalla dipendenza dall’alcol.
“Purtroppo non siamo tutti forti e chi non lo è può cadere in una spirale di abbandono da cui non è facile risalire - scrive il sindaco su Facebook -. Da un paio di mesi un nostro paesano sta faticosamente cercando di sollevarsi: non è semplice, è dura ma non impossibile. L'obiettivo è farlo entrare in una comunità dove potrà essere aiutato ad affrontare le sue fragilità per continuare una vita dignitosa e risollevarsi fisicamente: insieme alle istituzioni sanitarie ed alla famiglia stiamo lavorando per accelerarne l’ingresso”.
“Nel frattempo rimane insieme a noi qui in paese e chiede aiuto economico un po’ a tutti - prosegue -. Se vogliamo davvero aiutarlo, se gli vogliamo bene allora aiutiamolo pagandogli un panino, un caffè o una cioccolata calda, una bottiglia d'acqua e così via. Dargli del denaro potrebbe essere controproducente perchè potrebbe farlo ricadere in errori pericolosi per la propria salute.
Facciamolo per lui ed anche per noi, per un senso di comunità che non abbandona chi è più debole. Grazie a tutti coloro che lo aiuteranno”.
Tutti stiamo facendo il tifo per lui, non possiamo lasciarlo solo
Per la sua dipendenza dall’alcol quest’uomo, che è anche padre, ha perso il lavoro.
“L’altra sera mi hanno detto che non era rientrato a casa - prosegue nel suo racconto al telefono il sindaco -. L’ho subito chiamato e gli ho detto: ‘sei andato a chiedere un bicchiere di vino al bar?’. Lui mi ha risposto: ‘come fai a saperlo!’. Ci dobbiamo aiutare se vogliamo recuperare una situazione che se non controllata potrebbe arrivare ad un punto di non ritorno”.
Di punti di non ritorno sono piene le cronache dei telegiornali e dei giornali.
“Ecco perché incrocio le dita che tutto vada a buon fine - conclude Vallino -. Perché faccio questo? Perché altrimenti non avrei fatto il sindaco. Io sono una persona che incontra tanta gente, che parla con tutti, anche con le pietre. Ascolto tutto quello che mi viene detto e se sento un problema, non riesco a fregarmene. Per aiutare il nostro concittadino non mi sono attivato solo io, ci siamo attivati in tanti: ognuno ci sta mettendo il suo, con cuore e impegno. Devo ringraziare don Antonello, il parroco, che sta facendo anche lui molto per questa persona”.
Nessuno pensa che bere un bicchiere di alcool ti porterà a essere un alcolista, molti pensano che una canna ti porterà a essere un drogato. Non è così.
L’alcol in Italia continua ad essere una piaga, anche se spesso passa quasi sotto-silenzio se non quando è la causa di gravi incidenti stradali.
Nel 2021 7,7 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 20% degli uomini e all’8,7% delle donne) - scrive il Sole24Ore - hanno bevuto quantità di alcol tali da esporre la propria salute a rischio.
Tre milioni e mezzo di persone hanno bevuto per ubriacarsi e 750.000 sono stati i consumatori dannosi, coloro cioè che hanno consumato alcol provocando un danno alla loro salute, a livello fisico o mentale.
E se è vero che molti valori sono diminuiti tornando ai livelli pre-pandemici, è altrettanto vero che questi erano comunque elevati e che i decrementi, registrati quasi sempre per gli uomini e non per le donne, sono distanti dal raggiungimento degli Obiettivi di salute sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
La fotografia è dell’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Iss, che ha rielaborato i dati Istat in occasione dell’Alcohol prevention day (Apd) tenutosi lo scorso aprile.
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