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Dibattito giudiziario

P38-La Gang e Brigate Rosse: arte o incitamento alla violenza?: quando la trap diventa controversia

Sulla copertina del loro album 'Nuove Br', che si può ascoltare su piattaforme come Spotify o Apple Music, c'è l'immagine di una Renault 4 con dentro il cadavere di Aldo Moro

Un frame dal video Youtube di P38 - GHIACCIO SIBERIA

Un frame dal video Youtube di P38 - GHIACCIO SIBERIA

"Uno Stato liberaldemocratico, saldo e maturo nelle sue istituzioni, non può nutrire timore alcuno" di fronte alle "provocazioni" di un gruppo musicale come la P38 Band, le cui canzoni inneggiano alle Brigate Rosse.

La tesi del tribunale del riesame del Piemonte, che ha respinto la richiesta della procura di Torino di disporre gli arresti domiciliari per i quattro componenti del complesso musicale, si cristallizza, almeno per il momento, come l'ultima parola nel procedimento giudiziario: la Cassazione, infatti, ha dichiarato "inammissibile" il ricorso dei pubblici ministeri senza affrontare la questione. I quattro sono indagati per istigazione a delinquere e apologia di reato aggravati dal carattere terroristico.

Nella sentenza, la Suprema Corte ricorda che i giudici piemontesi hanno definito i brani della P38 "odiosi ma consistenti più che altro in farneticazioni".

Il tutto sarebbe inquadrabile in un genere musicale (la trap) che "si connota per l'utilizzo di messaggi particolarmente crudi, espliciti e molto forti".

Siccome "non si può escludere che si trattasse di una mera operazione artistica", il "pericolo" è da considerare "astratto se non addirittura congetturale".

Quanto all'utilizzo dell'immagine del terrorista che impugna una pistola P38, si tratta di "una grave e superficiale banalizzazione di un periodo storico drammatico" che è "sicuramente da censurare sotto il profilo etico e morale". Ma questo giudizio non può incidere sul fatto che lo Stato "non può nutrire timore alcuno di fronte a tali provocazioni".

Il ricorso della procura di Torino è stato dichiarato inammissibile perché, a detta della Corte, non si è concentrato sulle esigenze cautelari che dovevano giustificare l'arresto dei quattro. Alla luce della sentenza degli Ermellini, i pm ora decideranno se continuare o meno a sostenere l'accusa.

Il castello accusatorio

Per gli inquirenti i loro testi non sono una provocazione artistica, ma una vera istigazione a delinquere.

Ancora davanti agli occhi quella mattina del novembre dello scorso anno, quando gli uomini della Digos di Torino e i carabinieri dei Ros hanno bussato alle porte di 'Astore', 27 anni di Nuoro, 'Papà Dimitri', 34 anni di Bergamo, 'Jimmy Pentothal', 23 anni di Milano e 'Yung Stalin', 29 anni, originario di Messina, ma trasferito a Bologna.

Sono i nomi d'arte dei componenti della P38-La Gang, la band musicale, dal nome preso in prestito dall'arma simbolo degli Anni di Piombo, finita dentro un'inchiesta della Procura di Torino, che vede come titolari i pubblici ministeri Enzo Bucarelli e Paolo Scafi, per i testi delle loro canzoni, in cui si inneggia alle Brigate Rosse e alla lotta armata.

Il gruppo, che suona musica rap e trap, sulla scena dal 2020, saliva sui palchi dei centri sociali e dei circoli Arci, come quello a Reggio Emilia, con i visi nascosti da passamontagna bianchi e con la bandiera rossa con la stella a cinque punte, con la scritta 'Brigate Rosse'.

Solo uno dei componenti del gruppo, (loro si autodefiniscono 'collettivo musicale artistico insurrezionale') 'Jimmy Pentothal', è legato all'area antagonista, quella milanese. Due di loro hanno precedenti per travisamento, invasione di edifici ed imbrattamento. .

Per i magistrati "inneggiavano alla violenza ed alla contrapposizione radicale contro lo Stato".

Sulla copertina del loro album 'Nuove Br', che si può ascoltare su piattaforme come Spotify o Apple Music, c'è l'immagine di una Renault 4 con dentro il cadavere di Aldo Moro. Nella loro pagina Facebook la foto della strage di via Fani, quando nel 16 marzo 1978 le Br, dopo aver ucciso i cinque uomini della scorta, rapirono il presidente della Democrazia Cristiana.

 "Bisogna riportare alla ribalta la lotta armata. Ci fosse la lotta armata, ci fosse la rivoluzione, domani io stesso sarei il primo ad andare in strada a chiedere di essere arruolato", così affermavano in un'intervista pubblicata sui canali YouTube.

"Quello che le Br volevano fare allo Stato noi lo vogliamo fare all'industria musicale",sottolineavano.

Poi i testi: "vengo, spendo, sparo agli sbirri...Ferro caldo per il premier...bombe a Confindustria...Ti metto dentro una Renault 4...Ho incontrato Bruno Vespa gli ho sparato alle gambe, mi dice buonasera in un lago di sangue" e ancora "Ho un fucile puntato sulla famiglia del premier".

In una canzone "Dana libera freestyle", in solidarietà con la portavoce del movimento No Tav Dana Lauriola, facevano riferimento alla lotta contro l'Alta Velocità in Val di Susa, rappando parole come "meglio morto che carabiniere. A Chiomonte lancio bombe nel cantiere".  

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