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23 Ottobre 2023 - 12:29
Matteo Perin
Quando, due anni e mezzo fa, Matteo Perin, che all’epoca aveva superato di pochi anni la soglia dei quaranta, si è trovato ad ereditare la storica libreria Garbolino di Cirié, ha deciso di cambiare volto al negozio. Ha dato il via a un processo di restyling e si è messo a scegliere uno per uno i libri che avrebbero dovuto inaugurare la nuova libreria.
“Ca’libro” è nata così: dalla passione di un ragazzo che il mestiere di libraio se l’è scelto, anche a costo di lasciare un posto da amministratore delegato. “Siamo felici di essere qui - ci dice Matteo dalla scrivania su cui smista tutte le faccende burocratiche - e abbiamo parzialmente realizzato il nostro obiettivo”.
Quale obiettivo? “Quello di realizzare una libreria di quartiere che fosse anche un polo culturale e di riferimento per tutto il circondario”. E Matteo lavora giorno dopo giorno per eseguire il compito che si è dato sempre meglio. La passione non gli manca: “Sono sempre stato appassionato di libri, quando ero piccolo la mia cameretta era la biblioteca dei miei genitori, e così, quasi per osmosi, ho ereditato questa passione”.
Insomma, “sono un bibliofilo ed accumulatore di libri” sorride il libraio. La sua scrivania è una testimonianza lampante: accanto al PC, infatti, ecco una pila di libri di ogni tipo. C’è qualche romanzo ma anche qualche saggio. “Il libro mi affascina innanzitutto come oggetto - spiega Perin - forse anche più che il suo contenuto in sé”.
Fino a qualche tempo fa, per Matteo i libri erano solo una passione, poi le cose sono cambiate: “Una serie di vicissitudini mi hanno portato, quattro anni fa, a dare le dimissioni da amministratore delegato nell’azienda in cui lavoravo. Un po’ per caso sono capitato in sulle ceneri di una libreria a Torino, e così l’ho rilevata e l’ho aperta”.
Matteo sognava in grande, ed effettivamente l’idea iniziale era quella di aprire tre librerie: due a Torino, una nella provincia che gli aveva dato i natali e in cui è cresciuto. Il covid e tutti i suoi strascichi l’hanno costretto a ridisegnare la fisionomia dei suoi sogni.
Un evento in libreria
“Siamo una libreria indipendente - ci racconta - e lo rivendichiamo con fierezza: qui dentro entrano i libri che scelgo io”. Per dare un’idea della mole di lavoro di selezione che c’è dietro a un posto come questo basta dire una cifra: 8mila. È il numero di volumi che hanno passato l’esame meticoloso del libraio e che sono contenuti tra le mura di Ca’libro.
“Mi piacciono i libri che hanno un contenuto di grande qualità - prosegue Matteo -. Per trovarli lavoro molto con gli editori. Sono soddisfatto quando trovo quel libro che è un’opera d’arte”. Il fiuto del libraio lo deve portare necessariamente anche fuori dal mainstream.
“Le logiche delle grandi case editrici obbediscono a un mercato molto numeroso, hanno target ben precisi - racconta Perin - mentre quelle più piccole obbediscono a logiche differenti. Magari hanno prezzi maggiori ma hanno anche contenuti e vesti grafche più studiate, particolari e curate: ecco, a me quel tipo di editoria piace molto”.
Ovviamente, per portare al cliente finale quel tipo di libro c’è bisogno di un lavoro di selezione maggiore: “Le case editrici sono tantissime, e quindi in questo caso spetta al libraio verificare la qualità dei prodotti. Cosa ben diversa se l’editore è, fammi dire, Einaudi; in quel caso sappiamo già che a priori c’è un grandissimo lavoro e una scelta meticolosa alle spalle del libro”.
Eppure il progetto imprenditoriale che Matteo aveva in testa non prevedeva solo la selezione di libri di qualità, ma anche la creazione di uno spazio, la libreria, che non fosse riducibile a puro contenitore di volumi. Doveva essere qualcosa di più: una libreria di quartiere. Anzi, viste le dimensioni demografiche di Cirié, di paese.
“L’idea della libreria di quartiere nasce per far sposare il valore culturale dei libri con l’umanità e con l’empatia: mi piace pensare che il mio negozio possa essere un punto di incontro per le persone, e oggi questa scelta paga, non solo da un punto di vista economico".
Qui la logica commerciale, che è una logica produttiva e il cui obiettivo è l’estrazione del profitto, va di pari passo con l’invito alla socialità e allo scambio. Per la gioia di chi ancora legge, in questo Paese fanalino di coda per numero di lettori. “C’è ancora una buona fetta di insegnanti ed educatori, ma anche di young adult, che credono nel potere della lettura e dei libri: mi aspetto quindi che le generazioni che verranno saranno molto più sensibili rispetto a questo tipo di argomento”.
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