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L'intervista
18 Settembre 2023 - 15:46
Giovanni Paone con uno dei suoi rapaci
Al vaglio della Procura di Ivrea c'è un'ipotesi relativa all'incidente che sabato scorso ha causato la morte della piccola Laura a San Francesco al campo. Uno stormo di volatili avrebbe causato un guasto al motore del jet delle frecce tricolori crollato l'altro ieri. All'aeroporto Sandro Pertini di Caselle, però, c'è chi combatte tutti i giorni contro questo problema tramite una piccola batteria di falchi che contrastano il volo degli uccelli nello spazio aereo dell'aeroporto.
Lui si chiama Giovanni Paone, ha 53 anni.«E’ tutta la vita - dice - che mi dedico a questo lavoro di addestramento di rapaci. Da quando avevo 7 anni. Purtroppo se fosse confermata l’ipotesi del “bird strike”, non sarebbe una novità. Gli uccelli sulle piste sono sempre più numerosi e gli aeroporti più ampi. E poi, qui da noi, ci sono nuove specie. Un tempo i gabbiani non si vedevano, oggi è pieno».
Paone che possiede una quarantina di rapaci addestrati, presta servizio sulle piste tutti i giorni «ed ero lì con i miei falchi anche sabato, qualche ora prima dell’incidente. Ma l’area è davvero vasto e gli uccelli (stormi, gabbiani, piccioni, corvi, passeracei) vengono cacciati, ma poi ritornano».
Alcuni dei rapaci di Paone
Il falconiere spiega come si fa: «Si tratta di interventi di “bird control”. I rapaci che addestro non uccidono gli altri volatili, ma li scacciano con la loro presenza. Li spaventano semplicemente, li allontanano».
Viste l’abilità e le competenze di Paone, la sua attività era stata richiesta anche per affrontare il problema dei volatili nello spazio aeroportuale di Milano Linate, «anche se poi - spiega -, per una questione politica legata agli interventi di gruppi animalisti, non se ne è fatto nulla».
Piste per aerei, ma non solo, «in realtà mi chiamano spesso anche nelle aziende, oppure per allontanare gli uccelli da monumenti particolarmente importanti. Ora anche i Comuni hanno deciso di rivolgersi al falconiere per tenere lontani da case e tetti, piccioni e cornacchie».
La proliferazione dei piccioni che è sotto gli occhi di tutti, «comporta - aggiunge Paone - una serie di rischi igienico sanitari, perché il guano accumulato è portatore di funghi e batteri, ma anche di problemi strutturali come la corrosione degli edifici oltre al deturpamento del decoro urbano. Solo un intervento efficace di allontanamento dei volatili dai siti industriali e civili può risolvere l’eccessiva concentrazione delle colonie di piccioni».
La pista dell'aeroporto vista da Malanghero
Insomma, il lavoro non manca e quello del falconiere è a tutti gli effetti una sorta di “salvavita” all’interno degli aeroporti. Ma mancano persone con la passione e le competenze di Paone che, per ovviare a ciò, ha fondato, attraverso l’associazione “Mondorapaci”, una scuola di falconeria a Cirié.
«Siamo specializzati - dice Paone - nell’addestramento di falchi. La scuola è mossa da un profondo amore per la falconeria, un’arte che richiede una profonda dedizione per gli uccelli rapaci e un’accurata conoscenza tecnica. I nostri falconieri lavorano duramente ogni giorno, prendendosi cura del benessere dei falchi sotto ogni aspetto».
Nel 2010 la falconeria è stata riconosciuta dall’Unesco come un’attività patrimonio dell’umanità e, dal dicembre 2016, la falconeria italiana è diventa patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Questi riconoscimenti hanno contribuito alla conservazione culturale di questa antica arte. Ma non ci si improvvisa falconiere, «noi di “Mondorapaci” - sottolinea Paone - sconsigliamo l’acquisto di un rapace senza avere le basi tecniche necessarie per la corretta gestione del volatile. Per questo effettuiamo con una periodicità mensile dei corsi di avvicinamento a questa magnifica arte. E durante i corsi di falconeria si ha la possibilità di entrare in contatto con i rapaci nel pieno rispetto delle varie specie e dell’antica tradizione falconiera».
Ora, dopo l’incidente che ha mietuto una piccola vittima, Sagat provvederà a intensificare i voli dei “guardiani delle piste”, servono uomini esperti e rapaci addestrati, ma bisogna anche tenere presente che, conclude Paone, «quello dell’aria aperta è l’habitat naturale degli uccelli, e siamo noi ad essere gli intrusi».
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