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Torre Pellice
01 Settembre 2023 - 00:06
La visita di Sergio Mattarella oggi a Torre Pellice
L'8 settembre fu "l'ora del riscatto", che, pur nella tragedia di una guerra che si sarebbe trascinata ancora per oltre un anno, diede agli italiani quella scintilla per prendere "coscienza che un nuovo inizio era possibile".
Sergio Mattarella ha ripercorso la storia degli ultimi drammatici mesi del 1943 con i fascisti che, dopo l'armistizio, tentarono di "reincarnarsi" con il regime di Salò rimanendo "al servizio" del regime nazista che si stava prendendo il centro Italia. E lo ha detto da Torre Pellice, località piemontese molto famosa per aver ospitato nel '43 il primo discorso pubblico di Altiero Spinelli, un manifesto di fede europeista ancora oggi è un testo visionario per molti governi europei. Ed anche, ironia della sorte, famoso per essere stato il Paese dove si riunirono nel 1922 diversi gerarchi fascisti per l'organizzazione della marcia su Roma.
Mattarella a Torre Pellice con il sindaco e il presidente Alberto Cirio
Mattarella ha partecipato all'iniziativa promossa congiuntamente dall'amministrazione comunale di Torre Pellice e dalla Tavola valdese (organo esecutivo dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi) per ricordare l'Ottantesimo anniversario del primo discorso pubblico di Spinelli per l'Europa (1943- 2023), e per incontrare la Comunità Valdese.
Il capo dello stato ha legato con un doppio filo i drammatici eventi di allora al sogno spinelliano di un'Europa unita e federale. Ma non ha rinunciato in tempi di memorie addormentate a ricordare un po' di storia: "Spinelli qui a Torre Pellice pronuncia quello che viene ritenuto il suo primo discorso pubblico. Da quel giorno - ricorda il capo dello Stato - partirà il percorso che porterà queste contrade alla scelta della Resistenza all'invasore nazista e contro la reincarnazione del regime fascista che ne era al servizio".
Ma l'8 settembre fu tempo di "riscatto", riscatto "dei militari italiani che si batterono, a Porta San Paolo, a Roma, così come nelle isole del Mediterraneo, nei Balcani, pagando a caro prezzo la loro fedeltà alla Patria. Dei cittadini che avevano da tempo abbandonato ogni fiducia nei confronti degli stentorei e vacui proclami della dittatura di Mussolini".
Per questo Mattarella ha insistito sul concetto di Patria, una Patria laica e repubblicana, assai lontano dagli slogan del Ventennio.
"La lotta di Liberazione, poi la Repubblica e la Costituzione, corroborano la riconquistata unità nazionale, la libertà e la piena partecipazione democratica. Dopo la contraffazione operata dal fascismo, si comprese come il valore della Patria, non si esaurisce nella aspirazione a una storia comune ma come rilevi la capacità di costruire il futuro del nostro popolo, di una comunità responsabile, espressione autentica dei valori dei cittadini del nostro Paese".
Ecco quindi il valore della Patria mai contrapposto all'imprescindibile legame con l'Europa, quel legame che fa parlare di "cittadinanza europea", dei valori di libertà e democrazia che contraddistinguono i suoi membri.
Tutto il contrario, sottolinea amareggiato il presidente, della visione riduttiva che tutt'oggi hanno ancora alcuni Stati membri che vedono l'Unione come "una mera cornice di collaborazione economica". Ci vuole "pazienza", ha concluso il presidente. Perché, ha aggiunto citando Alcide De Gasperi, è "la principale virtù della democrazia. Bisogna attendere alle cose con tenacia e vigilanza, con la coscienza che le cose debbano sempre maturarsi". La pazienza "di fronte alle lentezze dell'uomo", riflette Mattarella prima di spostarsi alla comunità valdese con la quale ricorda quanto importante sia che le fedi, di ogni confessione, respirino "l'aria delle libertà”.
Tra gli intervenuti a Torre Pellice oggi anche il Presidente del MFE del Piemonte e membro del Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Libero Ciuffreda.
Il medico oncologo, ex sindaco di Chivasso, è intervenuto con una relazione dal titolo "Europa e Migranti: un'accoglienza reciproca è possibile".
L'intervento di Libero Ciuffreda
"Vivo a Chivasso, città gemellata con Ventotene, due comunità che hanno ospitato coloro che nel 1943, nella pienezza delle brutalità e delle barbarie nazifasciste della seconda Guerra Mondiale, immaginarono, anzi sognarono e consegnarono a tutti noi - ha esordito Ciuffreda -, due formidabili e ancora attuali documenti, il Manifesto di Ventotene e la Carta di Chivasso. I titoli originali erano il primo “Per un’Europa libera e unita” e il secondo “Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine”, pietre miliari, frutto di profonde riflessioni, che hanno contribuito a costruire, senza ulteriori guerre fratricide, la UE in una prospettiva federalista degli Stati Uniti d’Europa e l’Italia repubblicana. Con alterne fortune, sono passati 80 anni e molto ancora rimane da fare ma, come diceva Spinelli:“La forza di un’idea politica non consiste nel riuscire ad affermarsi di primo acchito, ma nel suo esser capace di risollevarsi sempre dalle proprie sconfitte”. Ebbene, proprio di sconfitte per l’Italia e per l’Europa vorrei parlarvi oggi".
"Si perché, considerando tutto ciò che è accaduto in questi 80 anni, a partire dalla nostra Costituzione, fino ad arrivare ai Trattati europei, l'Europa e l’Italia sembrano incapaci di trovare soluzioni ragionevoli per accogliere le persone migranti, impoverite spesso da guerre favorite dai paesi più ricchi, dai cambiamenti climatici o dal fondamentalismo religioso islamista - ha proseguito -. Incapaci di affrontare i fenomeni migratori, per quel che sono, così come ribadito dal Presidente Mattarella:“movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere”.
"Senza l’immigrazione - ha spiegato Ciuffreda -, nel 2019 la popolazione europea si sarebbe ridotta di mezzo milione, dato che quell’anno nell’UE sono nati 4,2 milioni di bambini e sono morte 4,7 milioni di persone e che nel 2021 la popolazione si è effettivamente ridotta a causa di una combinazione di calo delle nascite, aumento dei decessi (COVID-19) e diminuzione dell’immigrazione netta. Quindi di nuovo, facciamo nostro l’appello del Presidente Mattarella: “servono più ingressi regolari e diamo piena attuazione ai principi della nostra Costituzione, che nacque per espellere l’odio che la civiltà umana ci chiede di sconfiggere. Per rendere più unite e libere le nostre comunità che sono il frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni, di apporto di diversi idiomi”; tutto il contrario di quanto propagandano i sovranisti, anche nostrani. La UE e il Governo italiano non parlino più di emergenza migranti, servono risposte strutturali, revisione dei Trattati, lungimiranza e lucidità per affrontare un fenomeno globale che risponde anche all’inalienabile diritto di migrare di ciascun individuo".
"Proprio da una intuizione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), a partire dal 2015 sono nati i progetti Mediterranean Hope, Medical Hope e Balcan Hope, che in accordo con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno hanno avviato una buona pratica da estendere a tutta la UE: i Corridoi Umanitari - ha concluso Ciuffreda -. Veri e propri modelli di inclusione e integrazione delle persone migranti che arrivano in Italia con voli speciali e che potrebbero esser accolti a migliaia nei vari Paesi dell’UE. Anche la Comunità di Sant’Egidio, la Caritas, l’Arci hanno adottato lo stesso modello: funziona nella stragrande maggioranza dei casi. Guidare meglio i flussi delle persone migranti regolari, non soltanto considerandone il numero necessario (soltanto in Italia ne servirebbero 800 mila) per sopperire alla mancanza di quei cosiddetti “lavoratori essenziali” di cui abbiamo parlato, ma predisponendo come accade per i Corridoi Umanitari attività di accoglienza dando loro anche una abitazione e un’adeguata istruzione. Riformare i Trattati sul funzionamento della UE, prevedendo la possibilità che per questi temi il Consiglio europeo possa adottare provvedimenti a maggioranza qualificata, affrancandosi dal vincolo dell’unanimità, che di fatto blocca le politiche UE su posizioni non più accettabili. Sono più di 27 mila i morti nel Mar Mediterraneo, non possiamo più aspettare".
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