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Ivrea

Senzatetto appicca il fuoco qua e là in tutta la città: aiutiamola...

Piromane seriale. Ha problemi psichiatrici

Senza tetto appicca il fuoco qua e là in tutta la città: aiutiamola...

Gira in via Palestro e in via Arduino senza una vera e propria meta. Dorme sulle panchine oppure rannicchiata in qualche angolo della città. Come coperta i suoi vestiti e un cielo trapunto di stelle, quando ci sono...  Con i maglioni addosso d’estate e una canottiera d’inverno. Fa tutto un po' come gli pare ma comunica poco, quasi niente. Abbassa lo sguardo. Si gira dall’altra parte. 

“Invisibile” agli occhi del mondo e ad una società che sul disagio deve ancora costruire molto. Invisibili come solo possono essere gli ultimi in una società che degli “ultimi” non sa che farsene. Eppure a Ivrea la conoscono in tanti.

La conoscono anche alla Caritas. “Abbiamo fatto e facciamo per lei tutto quello che possiamo - ci racconta il direttore Emiliano Ricci -  Sappiamo che è una senza fissa dimora. Era sparita per un po’ e adesso è ritornata. Non abbiamo un dormitorio per sole donne. Ne abbiamo uno per gli uomini utilizzato da tre o quattro in regola con i documenti. Quel che possiamo offrirle al massimo è una doccia e degli indumenti puliti…. Lo dico con il cuore in mano: di questo caso se ne devono occupare le Istituzioni…”.

foto d'archivio

Morale?

L’atra sera, col calare del buio, intorno alle 23, Anna (nome di fantasia) ha dato fuoco ad un cassonetto in via Palma, poi ha proseguito a porta Aosta dove alcuni commercianti  hanno spento l'incendio, poi ancora al parcheggio di corso Garibaldi, infine all'angolo con via Aldisio: erano le 4.30.

Non era la prima volta e, probabilmente, non sarà l’ultima. Tra il 7 e l'8 agosto stessa scena con l’isola ecologica di vicolo Benvenuti propagatosi agli armadi dell’elettricità, delle linee telefoniche e della fibra ottica. Lo fa e poi rimane lì a guardare fino all’arrivo delle forze dell’ordine ammettendo candidamente di essere lei la colpevole.

Questa donna che sta mandando letteralmente in tilt la città ha 49 anni e ha seri problemi psichiatrici.

Nel gennaio del 2020 aveva incendiato il presepe della chiesa di San Maurizio e poi la statuina del bambinello nella chiesa di San Salvatore. Preoccupato per quel che stava succedendo e puntando diritto il dito su “Satana”, Monsignor Edoardo Cerrato si affrettò ad organizzare una processione riparatrice contro la «profanazione» con tanto di ostensione delle immagini sacre.

La domanda che ci dobbiamo porre, aldilà dei danni, aldilà della fibra ottica da ripristinare, è che cosa si deve e si può fare di fronte a persone in queste condizioni o se si preferisce che cosa dovrebbe fare una società sedicente “sana”.

Cercando informazioni sui piromani si scopre che per loro la visione del fuoco che distrugge è fonte di gratificazione psicologica che non ha eguali, tant’è che per riprovare questa soddisfazione sono costretti a riappiccare il fuoco e ciò li porta alla serialità. 

E ancora che l’appagamento psicologico non si esaurisce con l’innesco dell’incendio: spesso i piromani si assicurano la visione ravvicinata partecipando attivamente, con gli altri soccorritori, alle operazioni di spegnimento.  Capita di frequente che, in caso di incendio, sia proprio il piromane a chiamare i vigili del fuoco e a farsi coinvolgere nelle fasi di soccorso successive. Chiede di essere un volontario, perché in questo modo può sempre restare vicino al rogo.

In ogni caso nessun piromane ha mai chiesto aiuto spontaneamente: quel che vuole è solo appiccare il fuoco e godersi lo spettacolo. Le terapie iniziano generalmente quando si intraprende l’iter processuale il che significherebbe per Ivrea dover continuare ad assistere impotente.

C’è un’altra via ed è il “Trattamento Sanitario Obbligatorio” o TSO  previsto dalla. legge Basaglia.

Con il termine Trattamento sanitario obbligatorio si intendono una serie di interventi sanitari che possono essere applicati in caso di motivata necessità ed urgenza e qualora sussista il rifiuto al trattamento da parte del soggetto che deve ricevere assistenza.

Il TSO è disposto con provvedimento del Sindaco, in qualità di massima autorità sanitaria del Comune di residenza o del Comune dove la persona si trova momentaneamente, dietro proposta motivata di due medici (di cui almeno uno appartenente alla Asl di competenza territoriale).

Il trasporto del paziente in struttura ospedaliera, nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (Spdc), deve essere operato dal servizio di emergenza extra-ospedaliero in collaborazione con l’organo di polizia locale del comune di riferimento.

La procedura termina con la convalida del provvedimento del sindaco da parte del giudice tutelare di competenza che, attraverso il messo comunale, riceverà gli atti entro 48 ore dalla loro emanazione.

Tutto questo tanto per iniziare. Dopodichè attraverso il servizio psichiatrico dell’Asl e per provate necessità, come in questo caso, è possibile attivare il ricovero presso strutture sanitarie specializzate.

Insomma la responsabilità, nell’interesse della donna e dei cittadini, deve cominciare con un provvedimento del sindaco Matteo Chiantore. 

Aiutiamola!

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