Nei giorni di mercato si aggirano tra i banchi. All’apparenza normalissimi clienti, e forse (chi lo può sapere) fino a non molti anni fa lo erano. Guardano i prodotti esposti sulle bancarelle: frutta, verdura, pesce e carne. Sembra che valutino la merce esposta. Poi all’improvviso, ma con molta discrezione, si avvicinano alle buste gialle degli scarti. Un’occhiata veloce, senza dare troppo nell’occhio (e non è un ossimoro), per individuare il residuo “quello buono”, prima di infilare rapidamente la mano e via tra la folla. Questo nelle migliori delle ipotesi, non foss’altro che il più delle volte la ricerca del salvabile la si fa direttamente nel cassonetto dell’immondizia. Cerca di qua, sposta di là. Una prugna. Toh guarda un cavolfiore. La loro “spesa”, quando va bene, è una banana tutta marrone, una mela o un pomodoro andato a male, in alternativa qualche foglia di lattuga rinsecchita o il gambo di un carciofo. Uomini e donne ai margini della società. In America li chiamano “invisibili” e con questa parola ci han già girato un mucchio di film. Si piange. Ci si commuove e poi finisce tutto lì, in una visione che dura due ore o poco più. Qui da noi sono i “sensatetto”, ribattezzati elengantemente “clochard”, come se grazie ad un semplice francesismo potessimo rendere meno cupa la vista e la loro stessa esistenza. Bisognerebbe invece chiamarli Barboni. Agli ultimi posti di una scala sociale che non ha pietà. Barboni. Una parola dura. Spigolosa. Da far gelare il sangue nelle vene. Sono tanti. Si moltiplicano giorno dopo giorno sempre di più, anche a Ivrea, ironia della storia, città divenuta patrimonio dell’Unesco, più per quello spirito olivettiano del buon vivere che non per gli immobili di via Jervis, peraltro chiusi al grande pubblico. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=caTRa3fXGlM[/embed] E si poteva continuare a fare finta di niente. A considerare il problema un “non problema” o un problema di altri. Poi il 9 settembre, su Facebook, è arrivata quella foto postata da Angelo Cappai. Una dida semplice semplice: “Piazza primo maggio Bellavista (Ivrea) Perche ???????”. Già! Perchè?” Forse perchè un’immagine vale più di mille discussioni sul senso della povertà. Più dei tanti sforzi contorsionistici passati ad applaudire il nuovo governo della città e le tante cose che farà. Contro i migranti, per il turismo e per i giovani. Dei “barboni” però, santo quel Dio, non c’era traccia nei programmi elettorali, men che meno in quello del sindaco Stefano Sertoli. Sganciati tutti, candidati e neo eletti compresi, dalla vita reale e da un fotogramma strappato alla strada e abbandonato come un messaggio in bottiglia nell’oceano della rete. Un signore qualunque (forse) a occhio e croce un pensionato come tanti altri, curvo a scrutare dentro ad un bidone dell’immondizia.Perchè quello è il suo banco del supermercato, il suo menù. Lì dentro, tra i nostri scarti, c’è la sua cena, la colazione e il pranzo.
Ivrea, piazza 1° maggio
Insomma, anche questa è Ivrea ex capitale dell’informatica e terra di pensionati d’oro, appiccicati ormai sui social come sanguisuge sulla pelle. Da qui in avanti i commenti si sono sprecati, per la stragrande maggioranza “politici”, pro e contro Salvini, pro e contro il Pd, pro e contro tutti. E di nuovo qualche insulto E di nuovo il dito puntato sui migranti. E di nuovo la guerra degli uni contro gli altri, con qualche intercalare di chi invece, sentitamente commosso, se solo potesse, una mano a quel “barbone” gliela darebbe pure... magari con una colletta, magari parlandogli o facendogli la spesa... E’ vero c’è la mensa della fraternità della Caritas. Lì offrono il pranzo dal lunedì al sabato, dalle 13 alle 14, ma non tutti i barboni hanno il coraggio di frequentarla. E manco a dirlo, il finale di una discussione che di più lunghe non se ne vedevano da un pezzo, è tutto da piangere ma anche da ridere. C’è chi parla di egoismo e di solidarietà, parole antiche. E chi la ributta in caciara, con il dito puntato sulle coop, sui parroci e di nuovo contro gli extracomunitai... Insomma non se ne esce vivi... Intanto domani, anche su Facebook, è un altro giorno con tanti altri argomenti su cui dibattere. Per passare il tempo. Attaccati al pc o al cassonetto. Fin che ce n’è...
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