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Ivrea

Parla del padre e dei figli. Alla commemorazione di Ferruccio Nazionale, il sindaco fa "piangere" tutti

Il 29 luglio del 1944 moriva barbaramente ucciso dalla X Mas

Parla del padre e dei figli. Alla commemorazione di Ferruccio Nazionale, il sindaco fa "piangere" tutti

Tutte le foto sono di Annamaria Pastore 

Può capitare (e meno male che capita) che nel ricordo del partigiano Ferruccio Nazionale detto "Carmela", barbaramente ucciso dalla X^ mas il 29 luglio del 1944, ci si commuova ancora. E' successo sabato scorso quando ha preso la parola il sindaco Matteo Chiantore. Ha paralto del padre, dei suoi figli, si è posto delle domande, si è presentato "nudo" di fronte alla storia e ai suoi ricordi. 

Il suo corpo, immortalato in una macabra foto, è divenuto uno dei simboli della ferocia cui si giunse durante la guerra civile.

E tutto ricomincia da qui, proprio da quella foto...

"Quando guardo

Mio padre non è più un ragazzino ma c’era in piazza quel giorno, aveva l’età di mio figlio Pietro, 9 anni... .

- ha raccontato Matteo Chiantore - quella che tutti noi abbiamo stagliata chiaramente nella memoria, io che ho sentito raccontare tante volte quella storia, penso che in fondo la piazza è sempre la stessa, cambia solo qualche insegna, c’era il negozio di cappelli, il Caffè Commercio, l’autonoleggio Pregliasco, il caffè Roma. Ma soprattutto non è così lontana nel tempo perchè c’è ancora qualcuno che quella scena l’ha vista dal vivo. Mio padre non è più un ragazzino ma c’era in piazza quel giorno, aveva l’età di mio figlio Pietro, 9 anni, era proprio in quell’angolo dove sbucava da dietro la gonna di nonna Enrichetta che provava senza successo a nascondere quella scena alla sua vista, cosa impossibile. Di quel racconto mi ha sempre colpito l’atrocità del gesto, perchè Ferruccio non è stato impiccato, lo hanno ucciso a calci e lo hanno impiccato da morto, per sfregio, per far capire a tutti di cosa erano capaci, e penso che sia quello che dobbiamo ricordare, oltre al valore dei nostri partigiani, dobbiamo ricordare sempre dove può arrivare l’atrocità dell’uomo..."

"Perchè guardate - ha proseguito - che poi è un attimo, se non ci ostiniamo a ricordare, che qualcuno da un giorno all’altro possa cambiare il volto della storia, parlando, anche vicino a noi, di gesta Gloriose della X Mas, oppure un altro giorno di nazisti delle SS possono improvvisamente diventare una semplice banda musicale di semi-pensionati, questo è l’errore che non ci possiamo permettere, l’oblio. Passando davanti al Municipio, e oggi mi capita di sovente, mi capita di fermarmi a guardare l’immagine di Ferruccio, impiccato a 22 anni. E ogni volta penso ai miei vent’anni, ai vent’anni dei mie genitori, di mia moglie e dei miei amici, fortunatamente molto diversi da quelli vissuti da Ferruccio la cui vita si è fermata qui....".

"E ogni volta non posso non pensare anche ai miei figli, ai miei nipoti e ai loro amici, al futuro, insomma, e mi domando cosa io possa dire o fare perchè loro amino la libertà come la amava Ferruccio e non permettano a nessuno di portargli via cic he le donne e gli uomini della Resistenza hanno conquistato con così tanto sacrificio. Mi rispondo che l’unico modo che ho, che

E ogni volta non posso non pensare anche ai miei figli, ai miei nipoti e ai loro amici, al futuro.

abbiamo, per portare nel futuro il ricordi Ferruccio sia quello di insegnare ai nostri ragazzi a vivere i valori della Resistenza ogni giorno, combattendo le ingiustizie piccole o grani che si trovano davanti, mettendosi sempre dalla parte della libertà, continuando a domandarsi se i diritti di tutti vengano rispettati anche quelli di coloro che non hanno voce. E’ un compito molto importante e molto grave e per iniziare, almeno una volta all’anno passerò di qui con i miei figlie e mi fermerò a raccontare loro la storia che mio padre mi ha raccontato, la storia di Ferruccio Nazionale, medaglia di bronzo al valore militare alla memoria…

Altrettanto vivo e sentito il discorso del presidente dell'Anpi Mario Beiletti.

"Ad Ivrea - ha sottolineato  -  il partigiano Nazionale decise di attentare alla vita del cappellano militare della Decima, don Augusto Bianco, noto delatore. Bloccato con una bomba a mano in pugno, proprio un istante prima che potesse scagliarla, fu sommariamente giustiziato il 29 luglio tramite impiccagione nella piazza del municipio.
Il corpo, lasciato appeso con cartello al collo divenuto tristemente famoso per una foto scattata da un marò, sarebbe dovuto rimanere appeso quale monito per la popolazione, che venne raggruppata e fatta sfilare davanti al suo cadavere. Secondo le testimonianze di alcuni partigiani, al momento dell'impiccagione Nazionale era praticamente già morto a causa delle torture subìte da parte dei marò della compagnia "O", generalmente ritenuta la più violenta della Decima, e, sempre secondo queste testimonianze, nell'ambito delle torture gli sarebbe anche stata mozzata la lingua e strappati gli occhi...".
Ecco come la staffetta Carla Valè descrive l’impiccagione:
“… Scendo per via Arduino, per portarmi in piazza Botta dove passa la corriera per Donato. Ma arrivata in piazza di città, mi attende un altro difficile momento. Squadristi della San Marco mi prendono, con un’altra cinquantina di persone, facendomi addossare al muro della chiesa di S. Ulderico, mi spianano il mitra sul petto e mi ordinano di non muovermi. Ci guardiamo tutti terrorizzati, non sappiamo cosa ci aspetta, temiamo una decimazione. Agli altri tre lati della piazza ci sono tre file di militi fascisti per ogni lato, tutti in assetto di guerra. Dopo alcuni minuti sentiamo cantare Giovinezza. Gli schiamazzi arrivano da via Arduino, sembra che vadano o tornino da una festa. … sono una decina di squadristi su un furgoncino, e su di esso una forca di legno grezzo. […] A metà piazza, spostato un po’ verso sinistra, fermano il furgoncino, scendono la forca la preparano e se ne vanno sempre cantando. Dopo qualche momento, arriva, sempre da via Arduino, un secondo furgoncino. Dietro, sul bordo del ribaltabile, c’è un ragazzo: ci passa ad un metro di distanza. Il suo viso è tutto tumefatto. Non ha più sembianze d’uomo. Ha le mani legate dietro. Tiene la testa abbassata sul petto. […] Quando arriva in mezzo alla piazza, fermano il mezzo nel luogo in cui pende il cappio, fanno scendere il povero ragazzo, gli infilano il cappio al collo e lo stringono. Io in quel momento chiudo gli occhi per non vedere quel tragico gesto … il canto di Giovinezza a squarciagola copre il rumore del furgoncino che riparte. Quando li riapro, il poveretto è là appeso che dondola con mano e piedi legati con filo di ferro. Solo allora ci lasciano andare. […] erano le 17.00 circa”.
(da “Quei miei ragazzi” di Carla Valè)
La Repubblica italiana ha concesso al nostro Ferruccio la Medaglia di Bronzo alla memoria, con la seguente motivazione:
“Nazionale Ferruccio di Giovanni, classe 1922, da Biella. Volontario in formazioni partigiane, dava costante prova di coraggio e di fermezza di carattere, prendendo parte attiva a diverse rischiose azioni. Catturato durante un’operazione di rastrellamento, veniva condannato a morte mediante impiccagione. Generoso esempio di serenità d’animo e di dedizione alla causa della libertà. Ivrea, 29 luglio1944”
"Ferruccio e gli altri Martiri Partigiani, che cosa ci hanno lasciato? - s'è domandato Mario Beiletti -  Un modello di vita, un riferimento ideale. Nei momenti oscuri della Storia essi sono i nostri maestri. Ci hanno lasciato il concetto di moralità della Resistenza, perché la Resistenza fu anzitutto una scelta morale. Ci hanno lasciato il sogno di giustizia e libertà... Ed infine, la Costituzione. L'articolo 3: Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. L'articolo 2: La Repubblica… richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. L'articolo 11: ripudio della guerra. Bastano questi a qualificare la Costituzione come “antifascista”, checché ne dica la seconda carica dello Stato, che sostiene che Essa non è antifascista (....). Tutta la Costituzione reca i segni di antifascismo. Calamandrei però ci avvisa che la costituzione è come un foglio di carta… se lo lasci cadere finisce a terra, non c’è più. Occorre quindi difenderla sempre, applicarla completamente, combattendo contro tutti i tentativi di riscriverla. Occorre difenderla anche a nome e nel ricordo dei nostri Martiri che ne posero le premesse affinché venisse scritta...".
I Caduti partigiani eporediesi. 
Nazionale Ferruccio
Riberi Santina
Fillak Walter
Ottinetti Piero
Macchieraldo Ugo
Balla Aldo
Gallo Luigi
Pistoni Gino
Orla Riccio
Jervis Guglielmo
Rugge Vito
Guarneri Alfonso
De Luca Remo
Argentero Giuseppe
Buò Pietro
Colla Francesco
Melano Giuseppe
Navone Oreste
Rinetti Alberto
Roncaglia Giulio
Saraiba Francesco
Sicheri Dionisio
Cavallera Giuseppe
Gianotti Aldo
Gianotti Alfredo
Nicoletti Lucio
Antolini Pietro
Franchino Pietro
Colmia Franchino
Mucciarelli Romeo
Frassati Primino
Guarnotta Felice
Sabolo Ernesto
Lapris Giulio Zani Gino
Murisengo Luigi
De Conto Gino
Riberi Giovanni
Giacomazzi Angelo
Ricca Angelo
Pavan Sergio
Allamanno Alberto
Antolini Pietro
Bertoldo Giorgetto
Bonino Luciano
Bordetto Augusto
Broglio Giovanni
Casale Arduino
Ganio Vecchiolino Secondo
Giordano Felice
Guarnotta Elio
Guerrischi Mario
Manfredi Germano
Martinis Ferruccio
Migliore Enzo
Perico Wlter
Pignocco Giovanni
Scavarda Giovanni
Vesco Giovanni
Zanetto Alberto
Zoppo Giovanni
Bonino Luciano
Selis Vincenzo
Giatti Mirko
Velasco Luigi
Gaietto Lorenzo
Cossavella Giovanni
Locatto Luigi

Cadigia Perini

Tra gli interventi istituzionali, quello di Cadigia Perini. Ha rimarcato che quello che si teme possa accadere, "la riscrittura della Storia e l’avvento di un fascismo feroce" sta già accadendo. Ha ricordato episodi di pestaggio da parte di gruppi neofascisti e gli interventi di Sindaci contrari a cerimonie antifasciste…

La pastasciutta antifascista

E non era ancora finita qui. Dopo l'omaggio al partigiano Ferruccio Nazionale, nel suo ricordo, un nutrito gruppo di persone si è recato recati al Castello di Albiano per la seconda parte della giornata: la Pastasciutta antifascista.
Prima di iniziare la cena, il presidente dell’Anpi Mario Beiletti, nel salutare e ringraziare tutti i presenti, ha detto di voler dare subito tre notizie buone e una cattiva. “La prima – ha esordito – è che oggi è caduto il fascismo e Mussolini è stato arrestato… anche se è successo ottant’anni fa, è indubitabilmente una notizia buona. La seconda notizia è che a Ivrea, dopo le recenti elezioni amministrative, è cambiata l’aria. Salutiamo qui l’assessore Gabriella Colosso e le consigliere Annalisa Bolzanello e Vanessa Vidano, che si sono dedicate oggi alla cucina. La terza buona notizia riguarda il buon esito del crowdfunding lanciato da Fabrizio Zsnotti e Vanessa Vidano per la realizzazione di un podcast dedicato alla figura di Amos Messori, il nostro D’Artagnan. La somma è stata raggiunta e superata. Quanto alla cattiva notizia – ha concluso Beiletti – è che abbiamo i fascisti al Governo.” 
Ha poi preso brevemente la parola Pierangelo Monti, ricordando che nel castello ha dimorato a lungo Monsignor Bettazzi. "La sua figura profetica aleggia ancora in queste stanze e sono sicuro – ha concluso – che se fosse vivo sarebbe anche Lui qui con noi a festeggiare la pastasciutta antifascista.”
In tavola: Salame, tomini “ciaruiati”, fette di grana, pasta in bianco e al ragù, anguria, torta, vino, caffè, grappa e “amaro del Partigiano” proveniente direttamente da Casa Cervi, come ha spiegato a tutti Rachele Chillemi, mentre lo versava.
In chiusura musiche di Fabrizio Zanotti. Ha preso la chitarra e tutti han cantato "Bella ciao". E poi "Poco di buono", "Fischia il vento", "Comandante Che Guevara" e altre belle canzoni del suo repertorio.
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