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Satira
30 Luglio 2023 - 16:38
Gabriele D'Annunzio
"Il rimpianto è il vano pascolo d'uno spirito disoccupato. Bisogna sopra tutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove imaginazioni". Così scriveva nel suo capolavoro "Il piacere" il poeta e scrittore Gabriele D'Annunzio, il Vate.
Chissà se sarà stato il rimpianto quello che ha colpito Fabrizio Bertot e Aldo Raimondo, consiglieri comunali di Riparolium, gruppo di centrodestra nel consiglio comunale di Rivarolo, quando hanno ritirato la mozione con cui avevano appena chiesto l'intitolazione di una via a D'Annunzio.
Una scena abbastanza dadaista, come da Riparolium pensiero. Raimondo e Bertot ci hanno effettivamente abituati alle supercazzole, ma questa è assolutamente degna di nota. Il palcoscenico è il consiglio comunale di giovedì 27 luglio. A leggere la mozione il presidente del consiglio Fernando Ricciardi.
Fabrizio Bertot
"Dato che ricorrono i 160 anni dalla nascita del vate Gabriele D'Annunzio, simbolo ed orgoglio della nostra patria, protagonista dell'800 e del '900, e dato che non gli sono ancora state intitolate delle vie o delle piazze nella nostra Città, impegniamo sindaco e Giunta a dedicare una strada o una piazza di nuova realizzazione a D'Annunzio".
Tutto normale: da sempre D'Annunzio è diventata un'icona del patrimonio culturale della destra italiana. Molto probabilmente nessuno ha mai aperto un suo libro, eppure il Vate viene citato e ricitato come esponente della cultura di destra (assieme a Dante, per delucidazioni chiedere al ministro Sangiuliano).
Dopo l'impresa di Fiume nel 1919, con cui il povero letterato cercò di italianizzare la Città, e l'adesione ai Fasci di combattimento, D'Annunzio fu tra i primi firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925 assieme a Filippo Tommaso Marinetti. Fu sempre vicino al fascismo, e la destra italiana, che col fascismo non ci ha ancora fatto i conti, continua a farne il suo eroe essenzialmente per questo.
Il cponsiglio comunale di Rivarolo
Non Riparolium, sia chiaro... anche perché se Bertot e Raimondo avessero voluto portare fino in fondo la proposta, avrebbero discusso la mozione in consiglio. E invece no: "Ritiro la mozione - ha detto Fabrizio Bertot - perché non riguarda la vostra amministrazione. La ritiro perché si parla di piazze di nuova realizzazione e la vostra amministrazione non ha fatto né piazze né strade..."
Tutta la maggioranza era incredula, ma è perché nessuno aveva capito nulla. Quella presentazione della mozione era un gesto estetico, l'interpretazione di quella volontà di potenza che D'Annunzio aveva cercato di reinterpretare da Nietzsche. Insomma, un gesto che ha a che fare con l'art pour l'art, cioè il fatto di fare qualcosa tanto per farla. D'Annunzio ne sarebbe fiero.
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