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Costume e società
29 Luglio 2023 - 15:47
Simona Ventura e la sua "Barbi-Simo"
“A proposito di Barbie… Il mio amore per lei parte da lontanissimo (ne avevo una quindicina), quando mia sorella @saraventura75 ( aveva 2 anni ) mi ha mangiato tutti i piedi che allora erano in gomma, ho pianto tutte le mie lacrime (oltre che altri pensieri forti ) questa Barbi-Simo invece è del 2008! Ne ho una anche del 2007: così… per dire!”
Con un post su instagram anche la chivassese Simona Ventura cede alla "Barbie mania" che dal 20 luglio scorso, data di uscita del film nelle sale cinematografiche, sta investendo l’America e l’Europa.
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La conduttrice e presentatrice tv ha reso omaggio a suo modo all’iconico giocattolo per generazioni di bambine postando una foto di una “Barbi-Simo” realizzata in suo onore nel 2008.
E raccontando di averne possedute 15 nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza, quando viveva a Chivasso con la famiglia e la sorella Sara.
La popolarità di Barbie e del suo mondo non è una novità: ovunque e da decenni è non solo una bambola, una fashion doll - quella creata nel 1959 da Ruth Handler - ma un fenomeno di costume che si è aggiornato ai tempi suggerendo role model, ispirazioni di professioni, persino quando si era lontani socialmente da tutto questo.
E' diventata sempre più inclusiva, multi forme (non più solo quelle bellissime irraggiungibili di bionda magra dalle gambe lunghissime per cui era famosa), multi etnie con 175 diversi look, 5 tipi di corporatura, 22 colori della pelle, 76 acconciature, 94 colori di capelli e 13 di occhi avvicinandosi alla rappresentazione del reale di chi ci gioca in tutto il mondo.
Ma adesso a dare nuova linfa alla californiana è il film più atteso della stagione, Barbie di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni del patinato Ken, con clamorosi risultati al botteghino, record in America e in Italia.
Il tam tam sul film Warner Bros Pictures creato in combine con Mattel, sin dalla prima immagine diffusa, un gigantesco hype , ha riportato sull'onda la bambola scatenando uno tsunami di marketing esploso fin oltre le aspettative: ci sono oltre 100 brand partner, tra moda, bellezza, accessori e altri, per la collezione a tema cinematografico.
C'è del genio intorno a questo marketing pazzesco attraverso campagne sui social media, marketing esperienziale e partnership con i marchi, che resterà storico (e già si pensa ai sequel con altri giocattoli iconici da portare al cinema. Mattel ha annunciato altri 13 film da Hot Wheels a Polly Pocket e 45 concept in fase di sviluppo.
E' Barbie mania anche tra i prodotti, un caso mai visto e curioso di brand cult che diventando oggetto di film alimenta una filiera enorme ricavandone un momento iconico incredibile in una storia lunga quasi 65 anni. Molto di questo trend vede al primo posto una estetica rosa, plasticoso e pop, il classico pink Barbie, irresistibile quest'estate secondo i dettami della tendenza Barbiecore.
ll pensiero di morte, i sintomi di ansia, la malinconia che diventa depressione, un invisibile accenno di cellulite e soprattutto l'insostenibile passeggiata sulle punte indossando decolletè con i tacchi a spillo: ce ne è a sufficienza per far scendere Barbie dal piedistallo, farla sentire insicura lei così perfetta, insomma metterla in crisi.
Cosa starà mai capitando alla fashion doll che tutte le ragazzine hanno amato (ma anche odiato) da 65 anni? Semplice: Barbie ha preso coscienza e sta diventando reale.
Il film racconta la storia della bambolina interpretata da Margot Robbie in una geniale operazione tra l'ultra marketing (oltre 100 brand stanno dedicando collezioni al film) combinato tra Mattel e la Warner Bros che ha prodotto il kolossal e la regista Greta Gerwig, acclamato talento 'femminista' del cinema americano post MeToo, una regista per dire che ha scritto il nuovo Biancaneve che non aspetta più il Principe Azzurro ed elimina i 7 nani.
E allora eccola Barbie nel suo mondo di plastica dove il rosa sta bene con tutto, il nero non si porta, tutto splende e ogni giorno è uguale all'altro ma comunque felice e in assenza di stress.
Una Barbie Land esteticamente pop con a dimensione reale tutto quello che siamo abituati ad associare alla bambola, dalla mitica Casa dei Sogni al camper, dalla Corvette rosa all'armadio con mille abiti vitaminici, un mondo dove la Barbie stereotipo ossia Margot Robbie, che ha rappresentato il modello di bellezza di giovane magra, alta, fisicamente perfetta, bionda, perennemente sui tacchi è una delle tante Barbie esistenti - sì proprio quelle che la Mattel negli anni ha sfornato con più o meno successo - dalla afro alla veterinaria, dalla pilota alla persona disabile sulla sedia a rotelle, perchè la narrazione del brand americano è di ispirare le bambine ad essere ciò che desiderano, a vivere un mondo dove tutto è alla portata a cominciare dal potere. E poi c'è Ken, anzi i Ken, i muscolosi bellocci maschili storicamente invisibili, figure che esistono in quanto 'Barbie e Ken' e non solo 'Ken' e di conseguenza sono accessori per passare il tempo non per costruire famiglie, dipendono insomma dalle Barbie, anche il Ken stererotipo - uno spassoso platinato Ryan Gosling. Un mondo praticamente all'incontrario e asessuato, dunque potenzialmente felice.
Peccato che scatti l'empatia con una persona reale (America Ferrera), la segretaria del ceo Mattel (Will Ferrell), che ci giocava da piccola e ha sognato con lei di affermarsi.
Barbie-Robbie e Ken-Gosling cominciano l'avventura nel mondo reale per scoprire che gli uomini hanno il potere, le donne non hanno affatto queste possibilità infinite di empowerment decantate dalla narrazione Mattel. Al ritorno Ken guida la rivolta: da Barbie Land a Ken Land, ma è chiaro che non può finire così, quindi tra scene d'azione nel plasticoso mondo capovolto e inseguimenti dei body guard della fabbrica ecco che le donne si prendono la rivincita, Barbie prenderà consapevolezza e affronterà la realtà provando a cambiarla con coraggio.
Il film si apre con una versione doll del monolite di 2001: Odissea nello spazio e si chiude con Robbie felice a Los Angeles nel 2023, in fondo per Barbie è un coming of age, una storia di crescita.
Incassi record per Barbie
Quella che sembrava solo una sfida al botteghino è diventata una festa di amore per il cinema in sala, fenomeno culturale e vera e propria esperienza, con persone che comprano il biglietto doppio, che postano sui social le foto vicino al cinema con i gadget.
C'è stato un momento mesi fa in cui Universal pensava di evitare lo scontro con Warner e posticipare Oppenheimer di Cristopher Nolan poi in America il film è uscito in contemporanea con Barbie di Greta Gerwig.
Gli incassi sono spaventosi, soprattutto per il divertente film con Margot Robbie e Ryan Gosling (162 milioni di dollari al 25 luglio, 356 milioni nel mondo, miglior botteghino di sempre per Warner Bros, 9.2 milioni di euro solo in Italia dove ad esempio negli Uci cinemas 400 spettacoli sono andati sold out nel primo giorno di programmazione).
La colossale opera di Nolan (da noi in sala dal 23 agosto) è arrivata in Usa a 82 milioni di dollari, 180 milioni worldwide) L'analisi del pubblico americano, elaborata da Parrot Analytics, fa capire meglio il fenomeno Barbienheimer. Il pubblico di Barbie è composto per il 66,2% da donne e significativamente più giovane, con il 74,6% di età inferiore ai 29 anni, mentre il pubblico di Oppenheimer è per il 70,7% di uomini e per il 52,9% di età superiore ai 30 anni.
I dati demografici quasi inversi sono un buon indicatore del fatto che Oppenheimer e Barbie non si sarebbero mai cannibalizzati l'uno dell'altro. Lungi dal mettere i due film in sfida, il loro insieme ha creato un evento culturale e spinto alcuni a vedere un film che normalmente non avrebbero visto.
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