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Cintano

ACQUA, QUANTO CI COSTI! "Smat vuol desertificare le nostre montagne?"

Il regolamento per la fornitura dell’acqua mette i cittadini dei centri montani di fronte a costi esorbitanti

ACQUA, QUANTO CI COSTI! "Smat vuol desertificare le nostre montagne?"

Acqua

Si fa un gran parlare, negli ultimi anni, dell’importanza di offrire sostegno ai piccoli centri montani, di aiutarli a mantenere i pochi residenti che hanno – soprattutto quelli giovani - e via di questo passo. C’è chi lo fa in buona fede e chi meno ma indubbiamente si avverte una certa attenzione da parte sia degli enti sovracomunali che del Parlamento. 

Peccato che questi bei discorsi vengano spesso clamorosamente smentiti da altri provvedimenti legislativi o da semplici Regolamenti che, modellati sui grandi centri urbani ma destinati ad essere applicati ovunque, rischiano di mettere in crisi i paesetti più di quanto non facessero l’indifferenza e la trascuratezza. 

La sede torinese di Smat

Di cosa stiamo parlando? Della SMAT e dell’acqua potabile ovvero del primo ed indispensabile elemento per poter vivere in qualunque luogo. Molte abitazioni rischiano in futuro di non potervi più accedere: mica per problemi tecnici – macché – quanto piuttosto per i costi esorbitanti dell’allacciamento e delle eventuali riparazioni e per le complicazioni burocratiche connesse.

La questione – potenzialmente esplosiva - è stata portata all’attenzione dell’Unione Montana Valle Sacra dal consigliere ed ex-sindaco di Cintano Giacomo Giovando al termine dell’ultima seduta di consiglio. Non era un tema inserito nel peraltro breve ordine del giorno; Giovando ha approfittato dell’occasione per far conoscere ai suoi colleghi un problema emerso di recente. “Il Regolamento – ha spiegato – risale al 2017 ed è stato modificato nel 2018 ma sono situazioni di cui non ci si accorge finché non accade qualcosa. Doveva essere sostituito un pezzo di tubazione  con 5 0 6 contatori e si aspettava inutilmente che venisse effettuato il collegamento. Cosa si sono sentiti rispondere i residenti e l’amministrazione comunale? Che non sarebbe stato fatto perché erano i privati a doversene occupare, la società se ne fa carico solo fino al <punto di consegna> ovvero al pozzetto in cui un edificio o un  gruppo di edifici si allacciano alla tubazione pubblica”. 

C’è qualcosa di scandaloso in questa regola? No, è normale che sia così là dove il reticolo urbano è fitto e le abitazioni distano pochi metri dalla strada pubblica. Non è invece proponibile nei piccoli comuni costituiti da tanti nuclei sparsi, da case isolate, da edifici rurali utilizzati solo per brevi periodi di vacanza e per i quali non avrebbe senso spendere grosse cifre in riparazioni. 

Nei piccoli centri non possono utilizzare gli stessi criteri di Torino!”– ha esclamato l’ex-sindaco – Gli edifici distano a volte centinaia di metri  dalla strada pubblica  e le tubazioni passano sotto stradine bianche o nei prati di terzi. Se hai una casa a 2 chilometri dalla strada devi pagare tu. Non solo: chi ti dice che i proprietari dei terreni ti concedano il passaggio tanto più che si creerebbe una servitù? Un conto è l’intervento effettuato da un ente pubblico, altra cosa che sia un privato a chiederlo”. E poi ci sono casi in cui i terreni appartengono a tanti proprietari differenti, qualcuno nemmeno reperibile. Il rischio è di scoraggiarsi e di andarsene ad abitare in  pianura oppure – quando si tratta di casette per le vacanze – di abbandonarle a sé stesse.  

Il regolamento messo a punto dalla SMAT - i consiglieri dell’Unione ne sono consapevoli - non è stato deciso  autonomamente dalla società di gestione, che segue le direttive dell’ATO e questo  a sua volta quelle dell’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente).

Sarebbe inutile chiedere di cambiare il Regolamento – ha spiegato Giovando - quello che dobbiamo chiedere sono delle deroghe per situazioni come le nostre”. 

L’allarme è serio. Il sindaco di Chiesanuova Piervanni Trucano, delegato dell’Unione ai rapporti con la SMAT,  ha affermato: “Pare che  a breve ci sarà un incontro in ATO e porrò la questione. Dobbiamo muoverci  insieme, non solo i comuni della nostra unione, ma le varie unioni montane insieme perché il problema riguarda tutti”.

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