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Rivara
13 Aprile 2023 - 19:05
Il fondo del teatro realizzato dai pittori rivaresi
Il teatrino di Rivara tornerà ad essere un luogo di cultura e di passione a partire da settembre. Quattro anni e 300mila euro dopo. I lavori di efficientamento energetico dello stabile, infatti, tanto sono durati e tanto sono costati. "Il progetto, pensi, risale a prima del mio mandato - ci spiega il primo cittadino rivarese Roberto Andriollo -. Era anche stato appaltato, ma poi con la pandemia e il caro materiali i lavori sono durati fino ad oggi".
Ora, finalmente, i rivaresi potranno tornare a teatro senza allontanarsi da casa. Torneranno ad assistere agli spettacoli della storica Filodrammatica rivarese. "Il nostro teatrino è piccolo, ha novanta posti, ma molto bello - prosegue Andriollo -. La particolarità è che il palco è grande come la platea, e la sua ampiezza permette di ospitare spettacoli di prestigio".
Roberto Andriollo, sindaco di Rivara
L'amministrazione precedente, dicevamo, aveva ottenuto un contributo di 240mila euro per efficientarlo energeticamente. Poi tra progettazione e varianti in corso d'opera i lavori hanno toccato i 300mila euro. "È stato realizzato un cappotto interno per migliorare l'isolamento - dice Andriollo - usando un prodotto particolare e ricercato che con poco spessore permette di isolare molto".
L'aggiunta di pannelli per il riscaldamento a pavimento ha completato l'opera. "Il nuovo impianto permetterà anche di rinfrescare l'atmosfera in estate - spiega il sindaco rivarese - e sarà così possibile anche organizzare rassegne e spettacoli in estate". Ora Andriollo guarda all'inaugurazione.
Nel 2003, dopo altri lavori di restauro, fu addirittura invitata Luciana Littizzetto. Chissà che anche questa volta, vent'anni dopo, non verrà invitata un'altra personalità del mondo dello spettacolo. A proposito: anche se il teatro non era attivo, è stato utilizzato come una delle scenografie nel film di Roberto Gasparro "Stessi battiti".
Il teatrino presente nel centro di Rivara inizia a ospitare i primi spettacoli a inizio XIX secolo. Ma è settant'anni dopo che la struttura inizia a legarsi a una scuola di pittori che nel paese altocanavesano ha trovato la sua fortuna. Parliamo della scuola di Rivara.
"Ai pittori rivaresi - ci spiega Massimo Chiapusso, preciso conoscitore della storia del paese che assieme al suo gruppo organizza delle visite guidate nella storia del Comune - piaceva tantissimo recitare, e furono proprio loro a dare al teatro la forma che ha oggi. Era il 1875".
Prima di quella data il teatro era "fisionomicamente" molto diverso. Non aveva un palco così grande e veniva addirittura usato come sede comunale. Intanto, un gruppo di giovani rivaresi fondò la Filodrammatica del paese, acquistò i muri del teatro e realizzò una tettoia.
Il teatro rivarese
Dopo il 1875, quando Carlo Pittara e i suoi compagni di viaggio iniziarono a recitare nel teatro, quella platea grande quanto il palco era stata realizzata perché a quegli artisti interessava, ancor più che un folto gruppo di spettatori, la recitazione. L'art pour l'art. "Per di più, il teatro conserva ad oggi l'unico ricordo che abbiamo a Rivara della scuola di pittori rivaresi, e cioè il sipario".
Il sipario che raffigura la torre del castello di Rivara attorniata dalla vegetazione. Una vegetazione colorata di un verde particolare, il cosiddetto "verde Rivara". Ben altro destino fu riservato a quel locali nel '900. Durante la seconda guerra mondiale, ad esempio, il teatro si trasformò in cinematografo.
Un cinematografo che sfruttava un innovativo sistema di retroproiezione. Poi il cinematografo lasciò quei locali, che ospitarono per lungo tempo un deposito comunale. Fino a quando negli anni '80 un gruppo di giovani rivaresi iniziarono a chiedere all'amministrazione di recuperare il teatro.
Le richieste andarono a buon fine: il teatro fu ristrutturato e nel 2003 riaprì i battenti. Tra qualche mese, vent'anni dopo, questo teatro dalla storia così discontinua risorgerà nuovamente. E sarà come se Pittara e gli altri artisti della "Scuola" tornassero a recitare come un tempo.
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