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06 Aprile 2023 - 22:29
Margherita Agnelli de Pahlen (foto archivio)
Torino, la Svizzera, entrambe.
E' arrivata ad un crocevia l'azione legale promossa intorno al patrimonio di famiglia da Margherita Agnelli de Pahlen, la figlia dell'imprenditore Gianni Agnelli.
Al tribunale del capoluogo piemontese sono state discusse le cosiddette 'questioni pregiudiziali' ed entro un paio di mesi i giudici dovranno decidere se la causa potrà essere celebrata in Italia e se, in caso affermativo, bisognerà attendere l'esito di altre vertenze in corso davanti all'autorità giudiziaria elvetica.
La 'parte resistente' del procedimento sono i tre figli di Margherita: John, Lapo e Ginevra Elkann.
Lapo Elkan
Sullo sfondo c'è Dicembre, la cassaforte della dinastia, che controlla una galassia che comprende Exor, Stellantis, Ferrari, Juventus, Gedi.
Fonti del gruppo affermano che l'assetto della holding non è in discussione: John Elkann ne detiene il 52% e la leadership "non è contestata neppure nella causa in corso".
Il 2 marzo 2004, un anno dopo la morte di Gianni Agnelli, Margherita stipulò a Ginevra con la madre, Marella Caracciolo, un accordo transattivo con il quale, in cambio della rinuncia alle partecipazioni nelle società di famiglia (Dicembre compresa, di cui cedette le quote a Marella), ottenne il conferimento di beni per l'equivalente di un miliardo e 275 milioni di euro.
John Elkann
Di quell'intesa, in seguito, non riconobbe la validità, perché ritenne di essere stata vittima di un "complotto" ordito ai suoi danni: tesi che, nonostante cause civili e denunce penali, non ha mai convinto la magistratura.
Donna Marella è morta nel 2019 indicando come eredi John, Lapo e Ginevra Elkann.
Margherita sostiene di essere stata esclusa ingiustamente dalla successione insieme agli altri figli (avuti con il secondo marito, Serge De Pahlen), ha impugnato i testamenti davanti all'autorità giudiziaria elvetica e ora vuole che si proceda anche nel capoluogo piemontese.
Uno degli argomenti è che la residenza abituale della madre non era in Svizzera e che, di conseguenza, il caso deve essere regolato dal diritto italiano.
Dal versante della 'parte resistente' hanno risposto che "non è possibile contestare il fatto che Marella avesse il centro dei suoi interessi nella Confederazione, dove andò a stabilirsi fin dai primi anni Settanta" e dove peraltro "nacque la stessa Margherita".
E' stato anche fatto notare che la questione non era mai stata sollevata in precedenza, neppure nel 2004, quando entrambe "accettarono il diritto svizzero".
Gli avvocati (Dario Trevisan per Margherita, Carlo Re ed Eugenio Barcellona per gli Elkann) hanno duellato con toni garbati su argomenti che riscaldano il cuore dei giuristi, destreggiandosi tra la Convenzione del 1868 fra l'Italia e la Svizzera, regolamenti europei, leggi, codici e pronunce delle magistrature di entrambi i Paesi.
Tanto che la presidente del collegio, a fine udienza, li ha ringraziati "per la bellezza della discussione".
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