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30 Marzo 2023 - 18:27
La carbonara day è una giornata interamente dedicata alla celebrazione di un piatto dalle origini antiche: l’obiettivo è quello di preservare la tradizione e diffondere una ricetta che si tramanda da generazioni.
La pasta alla carbonara, a base di spaghetti o di rigatoni, ha almeno tre peculiarità e accende discussioni senza fine su quali siano le sue origini. Intanto questo piatto, oramai considerato parte della tradizione culinaria laziale e, soprattutto, romana, tanto tradizionale non è.
Nella versione attuale, con pecorino, uova e guanciale, non è presente in alcun ricettario fino alla seconda metà del Novecento.
Viene da chiedersi allora se non ci sia un fondo di verità nella storia che vede scaturire il nostro amato piatto dalle razioni in dotazione ai soldati americani durante la Seconda guerra mondiale. Secondo alcuni studiosi di gastronomia la carbonara fece la sua comparsa a Roma dopo la liberazione da parte delle truppe statunitensi nel 1944.
La ricetta sarebbe quindi il frutto dell’incontro tra quanto a disposizione nelle razioni di sopravvivenza dei militari a stelle e strisce, cioè uova liofilizzate e bacon, e quanto potevano fornire i mercati della capitale: un po’ di pecorino e pasta. Esiste anche una variante all’origine americana della carbonara, che coinvolge il bolognese Renato Gualandi, nel 1944 giovane cuoco al seguito delle armate alleate.
In occasione di una cena tra i comandanti della Quinta Armata americana e della Ottava Armata britannica avrebbe preparato una pasta condita con quello che forniva la dispensa militare: bacon, crema di latte, formaggio e polvere di tuorlo d’uovo. Il debutto sarebbe avvenuto a Riccione, ma poi Gualandi seguì le truppe americane rimanendo a lungo a Roma e diffondendo il nuovo mix di sapori.
Comunque, la prima attestazione della carbonara la troviamo in un volume a stelle e strisce, una guida dei ristoranti di Chicago, Vittles and Vice del 1952. La ricetta fa però parte della recensione di un ristorante rigorosamente italiano, Armando’s.
E il carbone?
C’entra, se hanno ragione i sostenitori delle origini autoctone. In questo caso il piatto sarebbe stato inventato da carbonai, in romanesco “carbonari”.
I produttori di carbone di legna dovevano stare per lungo tempo lontani da casa e mangiavano cibi che si conservano a lungo, come il guanciale e il formaggio, o facili da reperire, come le uova.
La carbonara sarebbe quindi una evoluzione del “cacio e uova”, un piatto abruzzese a cui qualcuno aggiunse il guanciale, che veniva usato al posto dell’olio come grasso da cottura. Sempre in tema di carbone, secondo un’altra versione la nostra ricetta sarebbe stata inventata in un’osteria di Roma, negli anni Quaranta del Novecento, da un oste che l’avrebbe chiamata così in onore del suo precedente lavoro nelle miniere di carbone. Infine, c’è chi tira in ballo la carboneria, quella antiaustriaca.
Una nobildonna del Polesine avrebbe inventato la ricetta e l’avrebbe chiamata così in onore di alcuni patrioti carbonari ospitati nella sua villa.
Nel trattato Cucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti è presente già nel 1837 la ricetta per un preparato simile a quello usato come condimento nella carbonara: uno sbattuto d’uova, formaggio e pepe. Si tratta però di una preparazione tipica della cucina partenopea e presente anche in ricettari precedenti a quello del Cavalcanti. Insomma, conoscere la carbonara non è semplice, anche perché questa è la più falsificata all’estero tra tutte le ricette del Belpaese.
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