Cerca

Attualità

'Ndrangheta: Torino ricorda il grande magistrato Bruno Caccia

Fu ucciso dalla criminalità organizzata il 26 giugno 1983

Bruno Caccia

Bruno Caccia

Ricordare Bruno Caccia facendo memoria e, soprattutto, educazione alla legalità, in particolare fra i giovani. Così Torino celebra il magistrato piemontese a 40 anni dalla sua uccisione, il 26 giugno 1983, per mano della 'ndrangheta. Ad aprire le iniziative, il 5 aprile, l'intitolazione a Caccia di una scuola, la prima in Italia, l'istituto comprensivo D'Azeglio-Nievo, lo stesso in cui sua moglie ha insegnato per molti anni.

In calendario, durante tutto l'anno, una mostra itinerante, un concerto al Conservatorio, il 'Festival Armonia: l'arte libera il bene' a Cascina Caccia ma anche le Giornate della Legalità nel mese di ottobre e la Giornata della Trasparenza rivolta a dipendenti, amministratori pubblici e parti sociali.

Giornate in cui si alterneranno numerose iniziative nei luoghi della legalità, come la prefettura, il tribunale e i beni confiscati alla criminalità organizzata. Sarà inoltre assegnato il Premio Bruno Caccia ai giovani che si siano distinti per il loro impegno nella promozione della legalità e verranno presentate le attività realizzate nell'ambito del bando promosso dalla Città, che mette a disposizione 85mila euro per le iniziative di educazione alla legalità democratica e alla cittadinanza attiva per bambini e ragazzi dagli 8 ai 25 anni.

"Quarant'anni fa non era così chiaro ed evidente come le organizzazioni criminali del sud si fossero infiltrate al nord, ora siamo molto più consapevoli. Chi lo ha ucciso diceva 'peggio di Caccia per noi non c'è nessuno', ora vorrei che dopo 40 anni si possa dire che peggio di Torino per la 'ndrangheta non c'è nessuno".

A dirlo la vicesindaca e assessora alla Legalità, Michela Favaro, presentando le iniziative per i 40 anni dall'assassinio di Bruno Caccia. "Noi istituzioni dobbiamo fare la nostra parte - sottolinea -, promuovere la legalità come tema trasversale a tutte le nostre politiche. Abbiamo fatto un bando per finanziare progetti sulla legalità rivolti ai giovani per il quale abbiamo ricevuto tantissime proposte, e questo è molto positivo".

"Per noi è fondamentale il legame fra le scuole - aggiunge l'assessora ai Servizi Educativi, Carlotta Salerno - e questo che vogliamo sia un anniversario non solo di memoria ma di impegno. Vogliamo ascoltare il punto di vista dei giovani su questo tema, sperando che ci diano nuove chiavi di lettura e nuove prospettive". Fra gli organizzatori delle iniziative per il quarantennale anche Libera.

Maria Josè Fava parla al microfono durante un incontro a Rivarolo

"La storia di Libera in Piemonte nasce con Caccia - ricorda la referente regionale, Maria Jose Fava - e abbiamo subito sentito la responsabilità della sua memoria, cercando il più possibile di raccontare questa storia. Sentiamo fortemente anche la responsabilità della ricerca della verità che non è una questione che riguarda solo i familiari delle vittime delle mafie, ma riguarda tutti, riguarda la democrazia del nostro Paese. E in questo 40ennale dobbiamo continuare a dirci che ci manca un pezzo di verità importante".

"Tenere insieme memoria e impegno", è l'imperativo anche per il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà. "Speriamo che tutte queste iniziative servano a rinforzare le difese della società, soprattutto delle nuove generazioni, ma anche ad approfondire e far crescere una conoscenza critica del fatto storico. Perché a capire il valore di mio padre si fa in fretta, capire cosa ha fatto e perché è stato ucciso è più difficile. E noi non siamo ancora soddisfatti, non ci basta quanto fatto fin qui, vorremmo sapere quello che ancora non è stato chiarito, quello a cui stava lavorando. E tutta l'attenzione che c'è quest'anno speriamo aiuti anche in questo".

Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico

Sono le parole di Paola Caccia, una delle figlie di Bruno Caccia, il magistrato ucciso dalla 'ndrangheta a cui quest'anno Torino dedica una serie di iniziative a 40 anni dal suo omicidio. "La famiglia è riconoscente per tutto questo impegno - dice -. Non è da tanto che abbiamo questa sensazione di essere supportati. I primi anni - ricorda - abbiamo avuto solo il nostro dolore chiuso dentro, si era quasi dimenticata la sua figura. Piano piano, grazie a Libera, è stata ripescata la sua memoria e il suo nome ma ci è voluta tanta fatica a farlo conoscere. Cosa abbastanza inspiegabile essendo l'unico magistrato ucciso dalla criminalità organizzata al nord. Adesso ci sembra che sia cambiato molto - aggiunge Paola Caccia - e ci piace che le iniziative siano rivolte ai ragazzi per presentare nostro padre come un esempio, che speriamo serva a rinforzare le difese delle nuove generazioni contro la mafia e a dare coraggio per un comportamento giusto, onesto, non solo legale, per tenere alta la guardia contro illegalità, corruzione, indifferenza". 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori