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03 Marzo 2023 - 17:42
Gira su internet e su parecchi siti di informazione questa favoletta che non si capisce chi l’abbia tirata fuori. In poche parole “le arance tirate al Carnevale di Ivrea non sarebbero buone da mangiare e non sarebbero mai state destinate al consumo alimentare e sarebbero agrumi di seconda o terza scelta destinati al macero, con costi di smaltimento a carico dei produttori!”. Lo scrive il “Corriere della Sera” e la notizia viene ripresa da laqualunque.
Se non altro, fino a qualche anno fa, ci si limitava a raccontare della filiera e dell’accordo con Libera. Ci si aggiungeva (ma in verità lo si fa anche oggi) il grande sforzo che si faceva per trasformare il rifiuto organico in compost.
Quella delle arance inutili, infatti, è una balla colossale. Racconta “il Post” che, “quelle di Ivrea”, c’è chi le vende con fierezza. E’ un negozio di alimentari ad Acri (provincia di Cosenza) di proprietà di Damiano Turano, che è anche titolare di un’azienda agricola E’ lui il principale fornitore degli 8 mila aranceri a piedi e dei duemila sui carri.
Per Damiano coltivare arance per il carnevale di Ivrea è un motivo di vanto. Lo fa da 20 anni. Un affare da quasi 200 mila euro alla volta.
All’inizio la vendita avveniva attraverso un mediatore di Domodossola, da qualche anno a questa parte fa tutto lui in prima persona e gestisce anche il trasporto.
Le altre arance arrivano dall’azienda Stroppiano di Chieri (To), che a sua volta le acquista dalla Good Frutta di Corigliano Calabro, un altro comune in provincia di Cosenza, e dalla Frutta Doc, un’azienda di Palermo.
Se non venissero vendute agli eporediesi quelle arance finirebbero diritte nei silos della Coca-Cola Company, che le utilizzerebbe per produrre l’aranciata Fanta. Morale?
Gli eporediesi (almeno così si dice e dicono) pare le abbiano pagate 60 centesimi al chilo. Fosse così (e non è detto che lo sia) sarebbe più del doppio di quanto non avrebbe offerto la multinazionale americana e da 30 a 60 centesimi c’è una bella differenza.
Stupisce solo che si parli di arance “non buone” considerando che per quelle buone sul mercato dell’ortofrutta (verificabile su www.ismeamercati.it) si va da un minimo di 0,30 ad un massimo di 0,70 centesimi al chilogrammo.
Insomma si sente puzza lontano un miglio...
Perchè non si fa una gara? Boh!
L’azienda Turano ha spedito sotto le rosse torri più della metà delle mille tonnellate di arance utilizzate nei tre giorni di battaglia. Tutte di piccole dimensioni perché non facciano troppo male. I dipendenti le hanno messe in cassette di legno da otto chili ciascuna, le hanno caricate su una ventina di autoarticolati e spedite.
Si tratta di una filiera consolidata da anni e certificata.
“Sono arance - scrive la Fondazione sul proprio sito online - provenienti perlopiù da aziende calabresi e siciliane che operano nel circuito di Libera, vale a dire attive nella lotta contro le mafie. Nel 2015, infatti, la Fondazione Benvenuti in Italia, con Libera Piemonte, Comune di Ivrea, Associazione degli aranceri e Fondazione del Carnevale hanno sottoscritto in Prefettura il protocollo “Arance Frigie” per escludere mafia e caporalato dalla filiera del Carnevale. Il 2016 è stato il primo anno di applicazione del protocollo. Inoltre si tratta di agrumi destinati al macero che non potrebbero mai arrivare sulle tavole...”.
Tutti i fornitori hanno assicurato agli organizzatori di non essere collusi con la criminalità organizzata, di non servirsi dei caporali per reclutare i lavoratori e di non sfruttare la manodopera.
In sostanza, i produttori di arance hanno presentato un certificato antimafia, i bilanci degli ultimi tre anni, e hanno dovuto dimostrare di essere in regola con il Durc.
Dopo ogni Battaglia le arance sono stoccate a San Bernardo (un quartiere a Sud di Ivrea), in una vasca del centro di conferimento rifiuti ingombranti. In seguito gli agrumi da smaltire vengono trasportati mediante l’utilizzo di bilici nei due impianti “Territorio e risorse, di Santhià e “Gaia spa” di Asti. Serviranno a creare compost di qualità per l’agricoltura, frutticoltura e floricoltura ma anche energie rinnovabili e biometano che diventa una soluzione sostenibile per l’autotrazione mentre il compost potrà contribuire a donare fertilità ai terreni, anche agli stessi agrumeti....
Quest’anno alla battaglia delle arance hanno partecipato molte più persone rispetto al passato. Domenica 19 febbraio sono stati venduti 19.800 biglietti e nei tre giorni del Carnevale sono state registrate in totale 100 mila presenze. Per la cronaca, hanno vinto gli Aranceri della Morte, che hanno preceduto i Tuchini del Borghetto e gli Scacchi.
L’ingresso a pagamento, previsto solo per la prima giornata e per i non residenti, è stato portato a 15 euro per consentire alla Fondazione dello Storico Carnevale di non chiudere in perdita e non pesare troppo sui bilanci del Comune che già ha a suo carico i costi per coprire le case del centro con le reti e per ripulire le strade. Alla Fondazione, quest’anno, tutti gli aranceri iscritti e tutte le associazioni presenti al Corteo Storico hanno pagato una “tassa” per un totale di 60 mila euro.
Altri 50 mila euro sono arrivati in forma di contributo dalla Regione Piemonte e altri 50 mila dal Comune. Stando ad un budget preparato dalla stessa Fondazione le spese a suo carico ammonterebbero a circa 448 mila euro.
A queste bisogna aggiungere i costi sostenuti direttamente dal Comune per la protezione dei fabbricati del centro storico… (circa 80 mila euro), il lavoro straordinario dei dipendenti (altri 20 mila), la raccolta e smaltimento delle arance (circa 80 mila), il lavaggio, la sanificazione e lo spazzamento delle strade (circa 150 mila). Malcontati (considerando altre picccole spesucce) quasi 400 mila euro.
Infine arrivano le arance per altri 400 mila euro a totale carico degli aranceri e i fuochi d’artificio e anche qui c’è una balla. Si racconta siano pagati dalla Mugnaia, in verità li paga la Fondazione e la previsione in bilancio è di 15 mila euro.
Secondo uno studio della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), il Carnevale di Ivrea avrebbe prodotto un giro d’affari di tre milioni e mezzo di euro tra pernottamenti, pranzi e cene in ristoranti della zona. Cifre che ne fanno il terzo carnevale in Italia dopo quelli di Venezia e Viareggio.
Una curiosità: l’uso delle arance si fa risalire all’Ottocento, quando questo frutto, allora considerato esotico e non comune (purtugai) veniva usato come segno di omaggio e lanciato, garbatamente prima e con più accanimento poi dalle fanciulle affacciate ai balconi ai ragazzi di cui volevano attirare l’attenzione. Erano queste le prime modalità dell’antica battaglia che si svolgeva soprattutto tra quanti erano sui balconi e i passanti e come proiettili accanto ai fiori, ai confetti e ai baccelli spiccavano comunque le arance.
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