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Il caso

Anziana aveva diritto alla Rsa gratis, Comune condannato

Dovrà risarcire i figli della donna per 25mila euro

Alzheimer e altre demenze: se ne parla alla RSA

Il Tribunale di Torino ha condannato il Comune a rimborsare 25mila euro ai parenti di una anziana malata cronica non autosufficiente ricoverata in Rsa (residenza sanitaria assistenziale), negli anni 2017-2020, alla quale era stata negata l'integrazione della retta perché possedeva un alloggio.

Il Tribunale ha accolto la richiesta dei figli della ricoverata, che erano stati costretti a versare 1.000 euro al mese per coprire la retta, contestando la mancata applicazione dell'Isee da parte del Comune, che conteggiava la proprietà dal valore di 73mila euro. La donna percepiva l'indennità di accompagnamento di 515,43 euro, ma non percepiva la pensione essendo totalmente a carico del marito, a sua volta ricoverato. Il valore Isee presentato dai figli della signora agli assistenti sociali del Comune, per chiedere l'integrazione della retta nel 2017 era di 6.869,18 euro a fronte di una richiesta di 18mila euro all'anno. Nonostante l'anziana avesse diritto all'integrazione in base all'Isee nazionale il Comune l'aveva negato, visto che il regolamento torinese prevede che i proprietari di un immobile di valore catastale oltre i 51.645,69 euro non possano ricevere alcun contributo.

Il Tribunale ha valutato illegittimo il conteggio comunale del valore dell'immobile. "L'auspicio - dice Andrea Ciattaglia, presidente dell'Unione per la promozione sociale, l'organizzazione di volontariato che ha fornito consulenza ai famigliari della malata e ha pagato tutte le spese della causa - è che il Comune di Torino, che entro giugno è obbligato dalla recente delibera regionale in materia ad adottare un nuovo regolamento, si attenga ora alla norma nazionale e non discrimini ulteriormente i malati e le persone con disabilità non autosufficienti".

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