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Cura genica per Sma: morti due bimbi. "Ma la sperimentazione resta valida"

I medici: "Positivo il rapporto rischi benefici"

Bollette alle stelle! Ora i medici visitano i pazienti a lume di candela

I bimbi deceduti avevano 4 e 28 mesi

Nel 2022 due bambini affetti da Atrofia muscolare spinale (Sma) trattati con la prima terapia genica contro la Sma, il farmaco Zolgensma, sono deceduti in Russia e Kazakistan per insufficienza epatica acuta.

La segnalazione dell'azienda farmaceutica produttrice Novartis, indirizzata all'Autorità regolatoria europea Ema che ha avviato una valutazione, è pubblicata sul sito dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

I due eventi avversi, sottolineano però medici e associazioni di pazienti, non cambiano il rapporto rischio-beneficio a favore della terapia, che resta "sicura ed efficace".

I bimbi deceduti avevano 4 e 28 mesi ed erano trattati con Zolgensma (onasemnogene abeparvovec).

Ad oggi, sono circa 3000 i pazienti pediatrici in trattamento con questa terapia a livello mondiale.

L'epatotossicità, ovvero la tossicità per il fegato, segnalata con Zolgensma, si spiega, si manifesta spesso come funzionalità epatica anomala o come aumento delle aminotransferasi.

Tuttavia, sono stati segnalati danno epatico acuto grave o insufficienza epatica acuta, anche con esito fatale ed il meccanismo sottostante è "probabilmente correlato a una risposta immunitaria innata e/o adattativa al vettore".

Il rapporto rischio-beneficio resta però positivo ma vanno attuate alcune importanti raccomandazioni: un regime profilattico con corticosteroidi, si legge sul sito Aifa, e il monitoraggio della funzionalità epatica per almeno 3 mesi dopo l'infusione del farmaco.

Inoltre, i pazienti che presentano segni indicativi di disfunzione epatica devono essere prontamente valutati e nel caso in cui i pazienti non rispondano adeguatamente ai corticosteroidi è necessario consultare un gastroenterologo o un epatologo pediatrici.

Attualmente, Zolgensma "è sottoposto a monitoraggio addizionale" e ciò "permetterà la rapida identificazione di nuove informazioni sulla sicurezza" mentre agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta. L'insufficienza epatica acuta, precisa Novartis, "è un effetto indesiderato noto, ed è evidenziato per Zolgensma nel riassunto delle caratteristiche del prodotto approvato dalle autorità sanitarie. Aggiorneremo le indicazioni per specificare che è stata segnalata insufficienza epatica acuta fatale. Sebbene questa sia un'informazione di sicurezza clinicamente importante, non rappresenta - afferma l'azienda - un nuovo segnale di sicurezza".

Dello stesso avviso Enrico Bertini, responsabile Malattie Neuromuscolari dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù: "La terapia genica mantiene i parametri di sicurezza ed efficacia, ed il rapporto rischio-beneficio rimane a favore del beneficio; va però ribadito che è necessario effettuare uno stretto monitoraggio epatico. Sappiamo che il momento più delicato riguarda i primi mesi successivi alla somministrazione del farmaco, che vanno ben trattati e monitorati. L'esperienza complessiva dell'utilizzo della terapia in oltre 3000 bambini è però senz'altro positiva nel rapporto rischi/benefici ed al Bambino Gesù non abbiamo registrato effetti collaterali gravi".

Nel 2022 un altro bambino di circa 3 anni affetto da Sma ed in trattamento con Zolgensma, italiano, è morto ma il decesso, precisa il medico, non era correlato al farmaco.

Anche secondo la presidente dell'Associazione Famiglie Sma, Anita Pallara, "non c'è alcun nuovo rischio rispetto agli effetti collaterali possibili di epatotossicità già noti ed indicati per questo farmaco. Purtroppo il decesso dei due bambini ci rattrista, ma questo non cambia l'importanza della terapia genica e la sua sicurezza".

Si è trattato "purtroppo - rileva - di due casi circoscritti di effetti avversi. Ci risulta inoltre che i due bambini non fossero sottoposti ai controlli di funzionalità epatica, come accade invece abitualmente in Italia".

La prima terapia genica contro questa grave malattia rara ha acceso il dibattito anche per i suoi alti costi, circa due milioni di euro sul mercato Usa.

In Europa tuttavia i costi sono inferiori e gli accordi tra azienda ed autorità regolatorie prevedono un meccanismo di pagamento sulla base dell'efficacia riscontrata sui singoli pazienti.

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