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06 Febbraio 2023 - 20:00
Per Davide Arminio, referente dell’Osservatorio sulla Torino Ceres, questa linea ferroviaria è una opportunità su più fronti.
L’ha sostenuto in tutte le sedi ed anche con l’Amodo, Alleanza Mobilità Dolce, una rete di oltre 40 associazioni unite per promuovere la mobilità dolce e il rilancio dei territori in Italia.
DAVIDE ARMINIO referente dell'Osservatorio sulla Torino-Ceres
Arminio, per promuovere la tratta anche in questo contesto, ne ha delineato le tappe maggiormente significative dal punto di vista storico nonché le caratteristiche peculiari dei paesaggi e dei monumenti che ne ospitano l’itinerario, tracciando un itinerario ricco di suggestioni.
“La Torino-Ceres - racconta - è una ferrovia dalle molte vite. Quando venne originariamente immaginata, alla metà dell’Ottocento, avrebbe potuto essere parte di una Ferrovia Centrale del Canavese capace di collegare Torino e Ivrea senza passare per Chivasso. Quel progetto non si realizzò e nel 1869, quando la linea fu inaugurata fino a Cirié partendo dall’antico quartiere di Borgo Dora a Torino, era diventata il mezzo per aprire nuove opportunità a una parte di provincia che si andava rapidamente industrializzando”.
LA STAZIONE DI PESSINETTO
Poi continua con aneddoti meno conosciuti.
“La Torino-Ceres è stata anche la ferrovia di un santo: nel 1876, su impulso delle comunità locali, i
binari furono allungati da Cirié a Lanzo e all’inaugurazione, insieme al presidente del Consiglio Depretis, c’era don Giovanni Bosco, che ospitò il banchetto delle autorità nel suo istituto costruito sulla colle in cui nel medioevo sorgeva il castello”.
Un po’ di storia...
“Gli anni Dieci del Novecento furono il momento di gloria per questa piccola ferrovia, con il nuovo prolungamento fino a Ceres, lungo la valle dello Stura, per servire località che, proprio grazie al treno, sarebbero diventate mete frequentate per i soggiorni della borghesia torinese. Il protagonista di questa operazione fu l’ingegnere Alberto Scotti, che progettò le principali opere che sono diventate parte del paesaggio, come l’imponente viadotto di Cesale, quasi al capolinea, che scavalca la Stura di Val Grande con un arco di 50 metri. E fu sempre Scotti a disegnare le stazioni della tratta montana, con un peculiare stile “svizzero” che non trova eguali in nessuna altra parte del Piemonte e probabilmente d’Italia”.
IL PONTE DEL DIAVOLO A LANZO
Il declino e i nuovi progetti
“Nei decenni seguenti la linea è scivolata nel torpore (e nelle scelte al risparmio) di una linea di provincia scollegata dalla rete nazionale – salvo le brevissime parentesi dei Mondiali Italia 90 e delle Olimpiadi invernali del 2006. In questi mesi il completamento del collegamento con il Passante di Torino, atteso da decenni, prospetta invece di restituire alla Torino-Ceres un ruolo importante, al servizio non solo dell’aeroporto di Caselle, finalmente raggiungibile in modo diretto, ma anche di un nuovo modo di fruire e valorizzare le comunità attraversate e le loro potenzialità turistiche e naturalistiche”.
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