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Al 41 bis ci sono solo 4 terroristi: il punto sul caso Cospito

La vicenda dell'anarchico ha sollevato l'attenzione sul tem: ma che cos'è il 41bis?

Alfredo Cospito

Alfredo Cospito

"Continuo lo sciopero della fame". Lo ha ribadito Alfredo Cospito al medico che lunedì lo ha visitato subito dopo il suo ingresso nel carcere milanese di Opera. Cospito che da oltre 100 giorni rifiuta il cibo per protestare contro il regime del 41 bis al quale è sottoposto, da quanto si apprende, in seguito ai primi accertamenti, avrebbe i parametri vitali in ordine e contrariamente alle voci che si sono diffuse stamani, non necessita di un trasferimento in un ospedale esterno.

L'unica cosa che avrebbe chiesto è dello zucchero probabilmente da usare in caso avesse dei mancamenti. "Come qualsiasi altra persona gli vengono riconosciuti tutti i suoi diritti e il primo è il diritto alla cura. Qui siamo molto attenti alla tutela della sua salute". E' quanto fanno sapere dal carcere milanese di Opera in merito all'anarchico che si trova in regime di 41 bis, lunedì trasferito per motivi medici dal carcere di massima sicurezza di Sassari all'ex centro clinico del penitenziario alle porte di Milano.

"Cospito non è stato condannato all'ergastolo"

"In questi giorni, scorrendo le rassegne stampa, ho letto, su varie testate on line ed anche nel testo cdi articoli apparsi su numerosi quotidiani notizie e resoconti estremamente inesatti in relazione alla vicenda che riguarda il sig. Alfredo Cospito. Ritengo necessario fornire alcune precisazioni, poiché l'opinione pubblica ha il diritto di essere informata correttamente ed il sig. Cospito ha diritto a che la sua posizione processuale, da un lato, e di condannato in via definitiva, dall'altro, sia riportata nei termini esatti. Anche se mi rendo conto che la vicenda giudiziaria è molto complessa e non sempre facile da ricostruire e narrare".

Questa la premessa del procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, a un comunicato diffuso a proposito della vicenda giudiziaria di Alfredo Cospito. "Va corretta, in particolare - afferma Saluzzo - l'affermazione secondo la quale il sig. Compito sarebbe stato condannato alla pena dell'ergastolo e che esso sarebbe caratterizzato dalla c.d. "ostatività" (cioè ergastolo ostativo)".

Francesco Saluzzo

E invece "il sig. Cospito è stato processato e condannato per una serie di reati (taluni assai gravi) e la Corte suprema di Cassazione, decidendo sui ricorsi, proposti dagli imputati e da questa Procura generale, ha respinto il ricorso dell'imputato Cospito ed ha accolto il ricorso di questo Pg nei confronti proprio del Cospito e di altri. La Corte di cassazione ha annullato, con rinvio alla Corte di Torino, la condanna per Cospito con riferimento all'episodio relativo all'attentato, realizzato con esplosivi "temporizzati", alla Scuola allievi carabinieri di Fossano e lo ha riqualificato come "strage" con connotazioni e finalità politica, un reato più grave di quello originariamente ritenuto dei giuntici di merito. Di conseguenza, la sentenza di condanna per tutti gli altri reati contestati a Cospito è divenuta definitiva".

"Per questi reati - spiega il procuratore generale - il mio Ufficio ha emesso ordine di esecuzione della pena (anni venti) ed ha "cumulato" anche le condanne definitive emesse da altre autorità giudiziarie, per complessivi anni trenta di reclusione. Per effetto di ciò, il sig. Cospito sta ora scontando, come condannato in via definitiva quella pena. Quanto alla restante parte del processo, esso si è svolto dinanzi alla Corte di assise di appello di Torino, e la procura generale, da me rappresentata, ha chiesto la condanna dell'imputato Cospito alla pena dell'ergastolo. La Corte ha, però, deciso di sollevare questione di legittimità costituzionale in ordine ad un profilo squisitamente tecnico relativo alla applicabilità - e con quale estensione - di una attenuante speciale. Il giudizio (di rinvio) nei confronti del sig. Cospito è, perciò, sospeso sino alla pronuncia della Corte costituzionale, all'esito della quale riprenderà il suo corso. Il sig. Cospito, con riferimento a quella imputazione, non e stato, dunque, condannato né sta espiando alcuna pena dell'ergastolo".

"Preciso ancora - conclude Saluzzo - che la posizione processuale (condanna e attesa di residuo giudizio) non ha nulla a che vedere con quella che viene chiamata (impropriamente) misura del 41 bis ordinamento penitenziario, poiché quel regime differenziato di detenzione viene applicato a soggetti dei quali si riconosca la particolare pericolosità, imputati o condannati per taluni gravi reati previsti dalla legge, e la possibilità e capacità di mantenere, pur se detenuti, collegamenti con le associazioni, mafiose terroristiche od eversive".

Al momento, al 41bis sono reclusi 728 detenuti

La vicenda di Alfredo Cospito ha acceso i riflettori sul regime del 41bis, il cosiddetto carcere duro, introdotto come risposta alle stragi mafiose che hanno causato la morte dei giudici Falcone e Borsellino e degli agenti delle loro scorte. Il regime non nasce per isolare i detenuti e aggravarne la pena ma per evitare che i capimafia continuino a impartire direttive dal carcere.

Al 41bis ci vanno capiclan, da Leoluca Bagarella, cognato di Salvatore Riina, ai fratelli Graviano ai Casalesi, ma non solo. Sono 728, tra cui 12 donne e 7 internati. Il dato è riferito dal ministero nella Relazione sull'amministrazione della giustizia per l'anno 2022 da poco pubblicata ed è aggiornato a fine ottobre scorso.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Quindi non tiene conto del superlatitante Matteo Messina Denaro, per il quale è stato disposto il 41bis nel carcere dell'Aquila all'indomani dell'arresto. Sono al 41bis 242 appartenenti alla Camorra, 232 a Cosa nostra, 195 alla 'ndrangheta, 20 alla Sacra corona unita, 3 alla Stidda, 32 sono i detenuti appartenenti alla altre mafie.

Mentre 4 sono detenuti per terrorismo interno e internazionale. Nato come strumento per prevenire altri reati e in via emergenziale, nel 2002 e poi ancora nel 2009 il regime speciale è stato normato per diventare un cardine nel sistema della lotta alle mafie.

Matteo Messina Denaro è ancora recluso al 41bis

Secondo alcune interpretazioni costituisce una deroga al principio di riabilitazione della pena, in nome della prevenzione. E' applicato con decreto motivato del ministro della Giustizia per "gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica" su richiesta del ministero dell'Interno, sentito il parere del pubblico ministero ed acquisite ulteriori notizie presso la Direzione Nazionale Antimafia e gli organi di Polizia.

Può riguardare sia i detenuti già condannati che quelli in attesa di giudizio. Sono reclusi in 12 diversi istituti penitenziari. Quello dell'Aquila è il carcere d'Italia con il più alto numero di detenuti al 41 bis e l'unico con la sezione femminile. Infatti qui è detenuta la brigatista Nadia Lioce all'ergastolo per gli omicidi di Biagi e D'Antona, ed è stata trasferita la boss Maria Licciardi, 'lady Camorra'. Sezioni di 41bis sono a Milano Opera, Parma, Cuneo, Sassari, Spoleto, Novara, Nuoro, Roma Rebibbia, Viterbo, Terni, Tolmezzo.

I detenuti vivono in cella singola, di norma hanno due ore al giorno di socialità, in piccoli gruppi, composti al massimo da quattro persone, e un'ora di colloquio al mese con i familiari, con vetro divisorio e videocontrollato. Possono partecipare alle udienze in tribunale solo in videcollegamento.

Il Gom, un reparto specializzato della polizia penitenziaria, provvede all'osservazione di questi detenuti. Nel 2022 sono state 16 le nuove applicazioni, per 84 il regime speciale è stato prorogato. Il numero totale è in calo, al 31 ottobre 2021 erano 750. L'età media è di 58 anni, i detenuti di età pari o superiore a 60 anni sono 340. Cinque sono morti lo scorso anno mentre erano al 41bis.

41bis: di cosa si tratta?

E' conosciuto come "carcere duro", ma nell'ordinamento penitenziario prende il nome di articolo 41 bis e da oltre trent'anni è uno degli strumenti più utilizzati per contrastare la criminalità organizzata. Due ore d'aria al giorno, un colloquio al mese con i familiari (o il/la convivente), isolamento. Introdotto 37 anni fa, nel 1986, con la "Legge Gozzini", in via temporanea.

Inizialmente riportava soltanto il primo comma, il ministro della Giustizia poteva sospendere le "normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati", "in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza".

Il fine era quello di evitare e prevenire, quindi, le rivolte in carcere. Nel 1992, dopo la strage di Capaci e la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, con il "Decreto antimafia Martelli - Scotti", il 41bis viene modificato e ampliato ai detenuti reclusi per mafia.

E' quella l'occasione in cui viene aggiunto un secondo comma il cui testo viene modificato più volte. Nel 2002, la norma del "carcere duro" diventa definitiva e viene estesa anche ai condannati per terrorismo e altri reati. Il 41bis ha lo scopo di interrompere i legami dei detenuti con il mondo esterno e interno al carcere, quindi con l'associazione "criminale, terroristica o eversiva".

Ha una durata di quattro anni, ma può essere prorogata per altri periodi, nei casi in cui i collegamenti con le associazioni criminali o terroristiche dovessero continuare. Chi è detenuto al 41bis in cella è solo. I colloqui, che possono esserci una volta al mese, si tengono attraverso un divisorio di vetro, a eccezione di quelli con i minori di 12 anni.

Massimo un'ora e sotto il controllo di un agente di polizia penitenziaria. Gli incontri sono "video-registrati". La socialità in carcere, in quelle due ore d'aria al giorno, è limitata a un gruppo di massimo quattro persone. Ma se gran parte dei condannati al "carcere duro" ha commesso un reato di tipo mafioso, quattro detenuti su oltre settecento totali sono al 41bis per terrorismo interno e internazionale.

Alfredo Cospito

E tra questi c'è Alfredo Cospito oltre ai Br condannati per gli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi: Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ha ricordato che l'applicazione del 41bis nei confronti di Cospito è stata valutata dopo un'indagine effettuata con il trojan e decisa poiché "noi contestavamo specificatamente l'ipotesi di istigazione a delinquere fatta mentre era in carcere".

Su uno striscione comparso a Milano, i sostenitori dell'anarchico hanno scritto "41bis uguale tortura". Le stesse parole sono comparse su un muretto a Napoli, a pochi metri dal Tribunale. Azioni di solidarietà che si aggiungono alle tante messe in atto nelle ultime settimane e che proseguiranno anche nei prossimi giorni. Il prossimo 7 marzo i giudici della Cassazione dovranno decidere sul ricorso presentato dal legale dell'anarchico, Flavio Rossi Albertini, contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il 41 bis.

Il ruolo degli anarchici nell'eversione 

L'offensiva in Italia e all'estero legata al caso Cospito ha confermato il ruolo di primo piano degli anarchici nell'ambito dell'eversione interna, come sottolineato costantemente dalle analisi di intelligence e Antiterrorismo. C'è tuttavia un attento monitoraggio sul variegato mondo dell'antagonismo per le possibili convergenze con i militanti della A cerchiata.

E l'escalation di azioni eclatanti di queste settimane potrebbe costituire un fattore di attrazione per i tanti gruppi accomunati da pulsioni anti-sistema. Non a caso nelle manifestazioni e cortei per Cospito in diverse città si sono visti anche giovani legati a collettivi universitari e centri sociali.

Con il centrodestra tornato al Governo, gli apparati di sicurezza hanno riscontrato tentativi di rilancio delle istanze antifasciste. A cominciare dagli scontri alla Sapienza di Roma nell'ottobre scorso, quando i collettivi studenteschi hanno impedito lo svolgimento di un convegno organizzato da Azione Universitaria, sigla di destra.

La conflittualità sociale si manifesta frequentemente negli scontri di piazza, con tentativi di far salire il tono della protesta e spingere allo scontro con le forze dell'ordine. Accanto all'antifascismo, c'è il tema della lotta alla repressione ed alle carceri ad accomunare antagonisti ed anarchici, così come l'ambientalismo radicale e l'opposizione ad opere pubbliche come il Tav ed il Muos in Sicilia. New entry, poi, la protesta ad alto impatto mediatico, ma non violenta, messa in scena da Extinction Rebellion.

I centri sociali, con in prima fila Askatasuna a Torino, che fa riferimento all'area dell'autonomia, attivo in particolare nelle proteste No Tav, continuano le loro lotte storiche. Il 26 gennaio scorso il centro sociale torinese è stato perquisito dallla Digos e 36 attivisti sono stati denunciati.

Le occupazioni studentesche sono riprese con un certo vigore, i movimenti per la casa non hanno perso vigore. Si tratta di aree - complessivamente alcune migliaia di persone attive principalmente nelle aree metropolitane - potenzialmente sensibili al richiamo anarchico che ha però una sua vocazione ed una tradizione legata allo spontaneismo di singoli e gruppi di affinità, difficilmente inquadrabili in movimenti organizzati e con gerarchie come quelli studenteschi e della tradizione marxista-leninista. Soprattutto le cellule della Federazione anarchica informale sono rigidamente compartimentate e poco permeabili dall'esterno.

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