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Giornata della memoria

Shoah, il bambino con le mani alzate.

Quel bambino resta fermo in un gesto che  è memoria, pietà, atto d’accusa.

Shoah, il bambino con le mani alzate.

Shoah, il bambino con le mani alzate.

Quando penso alla Shoah, mi viene in mente la foto di quel bambino che esce con le mani alzate da uno dei nascondigli dove si erano rifugiati gli ebrei durante l’insurrezione del Ghetto di Varsavia. Gli storici non sono mai riusciti a sapere chi era.

Ma la foto di questo bambino che nel maggio del 1943, viene fotografato dai nazisti che cosi documentano la loro vittoria è per conto mio la migliore foto per documentare questa tragedia.

Quel bambino resta fermo in un gesto che  è memoria, pietà, atto d’accusa.

Noi esseri umani siamo la nostra memoria, di fronte a questa tragedia se  comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.

Il ghetto ebraico di Varsavia (in tedesco Jüdischer Wohnbezirk in Warschau) fu istituito dal regime nazista il 16 ottobre 1940 nella città vecchia di Varsavia.

Con i suoi 450.000-500.000 abitanti fu il più grande tra i ghetti nazisti in Europa. Il quartiere Nalewki, pieno di condomini e privo di spazi verdi, era la zona tradizionalmente abitata dalla comunità ebraica di Varsavia, allora la più numerosa al mondo dopo quella di New York. Oltre al polacco, vi si parlavano l'yiddish, l'ebraico e il russo (dagli ebrei che erano fuggiti dalla Russia).

Prima dell’invasione tedesca della Polonia nel settembre 1939, nella zona abitavano anche non-ebrei e gli ebrei avevano piena libertà di spostarsi e stabilirsi anche negli altri quartieri della città. Sotto il Governatorato Generale Tedesco, l’istituzione del ghetto come luogo esclusivo di residenza coatta della popolazione ebraica locale fu il primo passo nel processo che avrebbe portato nel giro di pochi anni allo sterminio della quasi totalità dei suoi abitanti.

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