Cerca

Università

"Stop al numero chiuso nelle facoltà di medicina". Il Pd: "E' una stronzata!". Gli studenti chi li forma?

Il Pd entra con due piedi nel dibattito

Test di ingresso

Test di ingresso alla facoltà di Medicina ai tempi del Covid

Superare il numero chiuso per entrare alla facoltà di Medicina ed anche per frequentare successivamente le scuole di specializzazione, vista la grande mancanza di medici in Italia, con oltre 50 mila camici bianchi che andranno in pensione nei prossimi cinque anni, secondo le stime.

Il ministro dell'Università e della Ricerca, Annamaria Bernini, ha istituito con decreto un gruppo di lavoro per definire il fabbisogno dei medici e adeguare le capacità e l'offerta potenziale del sistema universitario.

La commissione di esperti dovrà "esaminare ed approfondire le criticità afferenti alla carenza di medici e professionisti sanitari nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, misurare l'entità del fenomeno e individuare le cause e le possibili soluzioni, con particolare riferimento alla necessità di garantire un acceso sostenibile alle professioni sanitarie".

Il ministro Anna Maria Bernini

Il gruppo di lavoro - presieduto da Eugenio Gaudio, ordinario all'Università La Sapienza di Roma - vede il coinvolgimento anche del ministero della Salute e della Conferenza delle Regioni.

"Oggi, partendo dal nuovo fabbisogno effettivo di medici e sanitari, abbiamo la necessità di adeguare le capacità e l'offerta potenziale del sistema universitario. Con la collaborazione di tutti vogliamo, entro il primo trimestre di quest'anno, offrire una prima risposta per definire un programma di accesso alla facoltà di Medicina ragionato ed efficace. Siamo aperti al confronto, alla valutazione di ogni tipo di esperienza, comprese quelle estere, ad un dialogo costruttivo che ci faccia uscire dall'attuale immobilismo e ci proietti in un domani che abbia al centro la persona, la sua cura ma anche la sua autodeterminazione", spiega Bernini in una lettera aperta al Corriere della Sera.

Eugenio Gaudio ordinario all'Università La Sapienza di Roma

La Commissione dovrà fornire proposte al ministro entro la primavera. Soddisfazione per la notizia viene espressa da esponenti politici e associazioni.

"Non è da ieri ma da molti anni che continuo a denunciare i problemi causati dal numero chiuso per l'accesso alla facoltà di Medicina. Questo Governo, finalmente, dà un segnale concreto che interrompe il nulla di fatto", afferma il govrnatore del Veneto, Luca Zaia.

"Stiamo riaprendo scuole per infermieri in tutto il Piemonte, ma rimane la follia del numero chiuso a Medicina: questo è uno dei problemi della sanità di oggi", è il commento di Alberto Cirio, presidente del Piemonte.

Alberto Cirio governatore del Piemonte

Per il numero uno della Regione Basilicata, Vito Bardi, "L'istituzione di una apposita commissione che, entro la prossima primavera, valuterà la possibilità di modificare l'accesso programmato alla facoltà di Medicina, soddisfa una istanza che viene da più parti e che sosteniamo convintamente".

Anche il Codacons accoglie con soddisfazione l'insediamento della commissione.

Intanto, nelle scorse settimane, il ministero dell'Università ha pubblicato il decreto per il passaggio dal tradizionale test per l'accesso a Medicina al 'Tolc Med', secondo la riforma varata dall'ex ministro Cristina Messa e per quest'anno per la prima volta in vigore.

Le prove si svolgeranno ad aprile e luglio e si terranno in presenza. I test saranno erogati per ogni candidato tramite la piattaforma informatica Cisia in apposite postazioni predisposte dagli atenei; si possono sostenere i test due volte all'anno, già dalla quarta superiore e si può entrare in graduatoria con il punteggio più alto raggiunto nelle varie prove.

Qualche dubbio sull'abolizione del "numero chiuso" lo avanza il Pd piemontese... Più o meno dice: "E' una stronzata!"

 «Eliminare il numero chiuso a Medicina -  affermano Daniele ValleMauro Salizzoni - non è la soluzione al problema della carenza di medici come pensa il Presidente Cirio. In linea teorica siamo d’accordo sul fatto che sarebbe più equo aprire le porte dando a tutti gli aspiranti medici una possibilità, mentre oggi la selezione è troppo casuale e i test di selezione sono una lotteria. Però bisogna tenere conto della realtà. E la realtà ci dice che oggi al primo anno della Facoltà di Medicina di Torino sono iscritti 450 studenti ma a fare la domanda erano in 1500. Abolire il numero chiuso vorrebbe dire triplicare gli studenti, di conseguenza bisognerebbe avere più aule, e spazi didattici adeguati, più attrezzature informatiche, più docenti, diverse modalità di insegnamento (la medicina non si impara né con le lezioni magistrali né stando a casa davanti al computer, bisogna stare in corsia e fare pratica). Quindi investire in edilizia universitaria e nell’assunzione di personale. Se si vuole abolire il numero chiuso si creino prima le condizioni, altrimenti, oltre che non realistico, sarebbe controproducente a livello di qualità della formazione».

«Si rivedano pure le modalità di accesso - aggiungono Valle e Salizzoni - ma se il modello è la Francia, lo si copi nel modo corretto, perché il sistema transalpino prevede una dura selezione nei primi due anni. Di fronte al problema della carenza di medici non si ricorra alle ‘cortine fumogene’ del numero chiuso, come se la causa principale fosse quella. In Piemonte e in Italia ci sono pochi medici perché non li si assume. E ci sono pochi medici specialisti perché poche sono le borse di studio per specializzandi (il Piemonte di Cirio non ha mai finanziato borse di specialità, a differenza di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), pochi i luoghi di specializzazione, per cui molti preferiscono andare all’estero perché non trovano da noi la specialità che vorrebbero (le università tedesche contattano i nostri studenti già al quarto anno). Superare il ‘numero chiuso’ non solo non si può fare dall’oggi al domani, ma non ci renderebbe certo più competitivi rispetto ad altri Paesi. Pertanto, al Presidente Cirio e alla sottosegretaria Augusta Montaruli chiediamo: se si toglie il numero chiuso, gli studenti chi li forma e dove?».

Critiche arrivano anche da Anaao Assomed.  

"La carenza dei medici - afferma il segretario nazionale Pierino Di Silverio, commentando le recenti dichiarazioni del ministro dell'Università Anna Maria Bernini - non si risolve eliminando il numero chiuso a Medicina perché nel nostro Paese non mancano medici, bensì medici specialisti".

"In prospettiva il vero problema non saranno i numeri dei medici neolaureati: ne avremo circa 150 mila nei prossimi 10 anni, ma quelli dei medici specialisti mancanti, che sono 15 mila già oggi, in particolare alcune tipologie di specializzazioni come la medicina d'urgenza. Ma soprattutto - rimarca - manca attrattività per il lavoro ospedaliero al punto che il 18% dei posti nelle scuole di specializzazione non è coperto".

"Il gruppo di lavoro istituito dal ministro Bernini per definire il fabbisogno dei medici e adeguare le capacità e l'offerta potenziale del sistema universitario - aggiunge - non può non prevedere anche la presenza dei principali attori del sistema tra cui i sindacati di categoria. Abbiamo chiesto un incontro al ministro per illustrare le nostre proposte".

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori