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Ciriè
29 Dicembre 2022 - 18:46
"La guerra non è solo in Ucraina. Ci sono famiglie che scappano anche da altri conflitti. E i bambini nelle scuole andrebbero aiutati tutti".
Questa la posizione sostenuta in Consiglio Comunale dalla consigliera del Partito Democratico Marta Vittone.
La discussione è nata da un'interpellanza presentata dai Dem.
"Visto che - si legge nel documento - nel 2022 le crisi umanitarie sono esplose anche sui confini dell’Unione Europea e il nostro Paese, insieme a tanti altri, si è mosso sin dal primo momento per portare soccorso, viveri, indumenti, assistenza e finanche aiuto militare. Soprattutto, ha aperto le porte alle donne e ai bambini che scappavano dalla guerra in Ucraina così come da altri conflitti extra Europei, si interpella L’Assessore competente per conoscere le azioni e le risorse messe in campo da parte del Comune, all’interno delle scuole, per sostenere gli insegnanti e le classi nell’accoglienza dei rifugiati e nella necessaria mediazione culturale".
In consiglio si è parlato di cosa sia possibile fare per tutti quei bambini stranieri che arrivano da altre parti del mondo scappando dalla guerra.
"Purtroppo, la triste realtà è che non si sta facendo niente - spiega la Vittone - questi bambini non dispongono di mediatori culturali che li aiutino nel processo di integrazione scolastica. Le cooperative che gestiscono i fondi non hanno risorse da mettere in campo. Ed è per questo che abbiamo chiesto all'assessore di farsi carico di questa situazione. Ma il comune risponde dicendo che dovrebbero essere le cooperative ad occuparsene. E in questo rimpallo di responsabilità abbiamo dei bambini smarriti, che non sono neppure in grado di comprendere la lingua parlata dall'insegnante in classe. Bambini che scappano dalla guerra. Bambini traumatizzati che avrebbero bisogno di tutto e ai quali non stiamo dando nulla. Nemmeno un mediatore culturale quando invece avrebbero bisogno anche di psicologi che li aiutino a ricostruirsi dopo la fuga dai loro Paesi".
La richiesta era partita dalle scuole.
"Chiedevano - spiega la Vittone - un mediatore per 20 ore alla settimana. Non la luna. Lo hanno chiesto prima alle cooperative che si occupano degli immigrati, ma hanno risposto picche. Poi si sono rivolti all'assessore che ha rimandato alle cooperative. E nel frattempo la situazione è rimasta ferma. Per questo motivo, ora, chiediamo che il Comune impieghi delle risorse da destinare a questo progetto. Ci hanno risposto che non era mai successo prima. Beh, c'è sempre una prima volta. Si spendono tanti soldi. Sarebbe giusto aiutare questi bambini che hanno già sofferto abbastanza".
Milioni di bambini sono in fuga. Molti sono costretti ad abbandonare la propria casa a causa di guerre o calamità provocate dai cambiamenti climatici. Altri hanno lasciato la propria terra e i loro cari a causa di povertà e mancanza di opportunità, nella speranza di trovare una vita migliore. Troppi, affrontano pericoli, privazioni e discriminazioni lungo il loro viaggio, o restano vittime di detenzione solo perché migranti.
A dirlo è il rapporto Unicef 2022 sui bambini in fuga dalle guerre.
Questo dramma, oggi, è sotto gli occhi di tutti per l’emergenza in Ucraina, causata da una guerra sconvolgente che in Europa ha generato la crisi dei rifugiati in più rapida crescita dalla Seconda Guerra Mondiale, di cui vittime sono al 90% donne e bambini.
I bambini rifugiati e migranti, o sfollati nei loro paesi, affrontano numerosi pericoli sia durante il viaggio sia quando giunti a destinazione, avendo poche possibilità, o nessuna, di muoversi lungo percorsi sicuri e regolari insieme alle proprie famiglie, e sempre più spesso in solitudine.
Violenza, abusi, sfruttamento e discriminazioni sono solo alcuni di questi pericoli. Restano senza un’educazione appropriata e cure mediche idonee e spesso non si sentono accettati nelle comunità di arrivo: può essere molto difficile imparare una nuova lingua e integrarsi in una nuova cultura. Queste difficoltà hanno effetti fisici e psicologici a lungo termine e impediscono ai bambini in movimento di sfruttare il loro pieno potenziale.
Oltre 36,5 milioni di bambini sotto i 18 anni sono in fuga da guerre e atrocità, il numero più alto mai registrato, e che ancora non tiene conto delle crisi del 2022, tra cui il dramma degli sfollati in Ucraina e dei rifugiati nei paesi di arrivo. Nel 2021, 12,5 milioni di bambini risultavano rifugiati e 1,2 milioni richiedenti asilo in paesi stranieri, 22,8 milioni sfollati nel proprio paese. Oltre 7,3 milioni i nuovi casi di sfollamento di minori a causa di disastri naturali nel 2021, quasi 10 milioni nel 2020, con i cambiamenti climatici che sempre di più influenzano i movimenti di popolazioni.
Insieme ai bambini in fuga da violenze e disastri naturali, molti altri milioni sono costretti a vivere da migranti internazionali, a causa della povertà: 36 milioni quelli con meno di 18 anni, su 281 milioni di migranti internazionali nel 2020.
Il COVID-19 rappresenta una nuova ed ulteriore minaccia per i bambini in fuga da guerre, calamità e povertà. Le condizioni spesso fatiscenti in cui vivono, con accesso limitato all'acqua pulita, ai servizi igienico-sanitari e all'igiene, in luoghi spesso sovraffollati senza il minimo distanziamento di sicurezza, li rendono particolarmente vulnerabili mentre la disinformazione sulla diffusione del COVID-19 esacerba xenofobia e discriminazione di cui molti già soffrivano.
I lavoratori migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo, le persone sfollate e le loro famiglie vivono spesso nelle aree urbane più svantaggiate, o in campi d’accoglienza e siti abitativi di fortuna, dove l'accesso ai servizi essenziali era già limitato prima del Covid-19. Bambini migranti e rifugiati possono ritrovarsi anche confinati in centri di detenzione, separati dalle loro famiglie o vulnerabili per disabilità e più difficili da raggiungere con informazioni accurate nella lingua che comprendono.
L'esclusione dai sevizi essenziali, incluse le vaccinazioni contro il COVID-19 avrà conseguenze a lungo termine sulla coesione sociale e sulla stabilità socioeconomica: non solo un rischio immediato per la salute delle comunità ma anche di xenofobia e discriminazione.
La crisi dei rifugiati siriani resta tra le più gravi crisi al mondo in termini di popolazioni costrette ad abbandonare il loro paese, con più di 5,7 milioni di persone registrate come rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto, tra cui 2,7 milioni di bambini. Se con i rifugiati si considerano le comunità che li ospitano nei vari paesi, sono più di 19,8 milioni le persone bisognose di assistenza: 6 milioni sono bambini e minori di 18 anni.
Senza alcuna conclusione in vista, le popolazioni rifugiate vivono tuttora in campi d’accoglienza, insediamenti di fortuna e tra le comunità ospitanti, con loro vittime della crisi in atto. Se con i rifugiati si considerano le comunità che li ospitano nei vari paesi, oltre 20,6 milioni di persone hanno bisogno assistenza: 5,8 milioni sono bambini e minori di 18 anni.
Ad acuire la vulnerabilità di bambini e famiglie, la pandemia di COVID-19, che compromette ulteriormente le possibilità di sostentamento, la salute e l'accesso ai servizi delle famiglie rifugiate e di quelle delle comunità ospitanti, aggravando insicurezza alimentare e povertà infantile, e pregiudicando coesione sociale e le generali condizioni dell’infanzia nei paesi colpiti.
L’UNICEF opera sia interventi d’emergenza in Siria sia per i rifugiati siriani nei paesi limitrofi; per alleviare le sofferenze di un conflitto che dura ormai da 11 anni. Per l’assistenza all’ondata di rifugiati giunti in Europa sin dal 2015 lungo la rotta del Mediterraneo orientale, operiamo attraverso programmi d’emergenza nei paesi europei ad alto e medio reddito.
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