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Immigrazione

Rapite e costrette a prostituirsi: la storia di quattro donne nigeriane

Le quattro sono state ridotte in schiavitù anche attraverso riti voodoo

foto di repertorio

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Sono state rapite dalla Libia o fatte scappare da strutture di accoglienza in Italia per poi essere ridotte in schiavitù anche con riti vodoo per farle prostituire su strada. Le vittime sono quattro donne nigeriane, dai 25 ai 35 anni. Per questo motivo sono stati arrestati, questa mattina dalla polizia di Lodi, cinque loro connazionali.

Tutto inizia quando due sorelle si imbarcano per un viaggio della speranza per arrivare in Europa, confidando in una vita migliore. Una delle due è stata portata a Melegnano,l'altra in un Cas, un Centro per l'accoglienza straordinaria, in Molise: sarà lei a denunciare, agli investigatori, quando sta accadendo alla parente.

Da qui partono le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e dalla Dda di Milano e eseguite dalla polizia di Lodi, affiancata dalle questure di Milano, Torino, Campobasso e Novara. Gli arrestati sono tre uomini e due donne. In base alla ricostruzione degli inquirenti, le vittime venivano tenute in un appartamento di Melegnano (Milano) da dove potevano uscire solo per andare a prostituirsi lungo la provinciale 40, la cosiddetta 'Binasca'.

Venivano sottoposte a continue violenze, fra le quali non sono esclusi stupri, e tenute bloccate ricordando loro il rito vodoo al quale erano state sottoposte nel loro Paese d'origine, prima di partire, e a cui dovevano sottostare. Erano controllate costantemente da una 'mamane' aiutata da una complice, residente a Torino, che accompagnava le ragazze sul luogo dove erano costrette a prostituirsi.

Entrambre sono finite in manette. Tutto quanto le vittime guadagnavano veniva confiscato loro dalla 'mamane'. Le accuse contestate ai cinque stranieri ora in cella tra le carceri di Torino, Milano, Lodi e Campobasso, sono di tratta di persone, riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione e ancora estorsione e il favoreggiamento della prostituzione.

Questa è una storia di immigrazione

Tutti sono risultati vicini - è stato spiegato - all'ambito delle confraternite nigeriane, cioè gruppi con struttura gerarchica e verticistica i cui appartenenti sono spesso dediti a traffici e violenze.

I cinque sarebbero stati favoriti, come spiega la polizia, dalla giovane età delle ragazze, segregate in quattro alla volta, dal basso livello di istruzione, dall'estrema povertà e dalla cultura animistica a cui erano, da sempre, esposte nei villaggi di origine. Hanno vissuto la loro liberazione come la fine di un incubo, ma con cicatrici che, si teme, si porteranno dietro per tutta la vita.

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