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Il caso
06 Dicembre 2022 - 19:54
La scritta su via Diaz
C'è qualcuno che, con estrema resilienza, da qualche anno a questa parte si diverte a imbrattare due muri di via Armando Diaz, a Lanzo, con le scritte "Dux" e "Boia chi molla". La via è uno degli ingressi al bellissimo centro storico lanzese. Comincia come emissaria di via Umberto I e prosegue fino in piazza Gallenga.
Le due scritte campeggiano imponenti sul lato sinistro (venendo da via Umberto I), e non sono di certo un bel biglietto da visita per chi, da non lanzese, si avventura nel centro storico per la prima volta. In realtà, se questo ipotetico turista facesse qualche ricerca in più, scoprirebbe che nel passato lanzese la vicenda resistenziale è di primissima importanza.
Una delle due scritte
La Città è infatti decorata con la medaglia d'argento al valor militare, in quanto, si leggono nelle motivazioni dell'onorificenza, durante la Resistenza antifascista "resse un ruolo di grande rilievo grazie al particolare supporto, sia ideale e direttivo sia organizzativo ed operativo, offerto dalle popolazioni locali. Il capoluogo venne liberato dopo aspri combattimenti dalle formazioni partigiane ed anche quando cedendo alla schiacciante superiorità nemica venne rioccupato dagli oppressori rimase faro ideale per tutte le genti della zona che, mai dome, sopportando notevoli sacrifici di sangue e di distruzioni, continuarono l'incessante azione di guerriglia e di sabotaggio alle infrastrutture ed alle postazioni militari nemiche, apportando un valido contributo alla vittoria finale per la liberazione della Patria".
Lanzo è anche la città di nascita di un grande comandante partigiano come Natale Rolando, che guidò la diciannovesima brigata Garibaldi "Eusebio Giambone". È anche la patria ideale di Nicola Grosa, che nelle Valli di Lanzo svolse la sua attività di comandante partigiano combattente.
Nicola Grosa
Dopo la guerra si impegnò a recuperare le salme dei caduti disperse in montagna per poterle tumulare nel Campo della Gloria del cimitero di Torino. Fu durante una di queste missioni che contrasse un'infezione necrotica che lo portò alla morte nel 1978. A lui è dedicato il Centro di Documentazione sulla Resistenza che ad oggi, a Lanzo, ne porta avanti i valori.
Per questo, e per tanto altro, quelle scritte sono indegne. Lo sa bene il sindaco di Lanzo, Fabrizio Vottero: "Negli anni passati quelle scritte furono cancellate, ma vennero poi rifatte - racconta - a inizio anno ne erano comparse anche altre in Città e le avevo condannate fermamente".
Successe più o meno la stessa cosa nel maggio 2020: in quell'occasione, sui muri vicini ai cippi dedicati ai partigiani della cittadina Rolando Natale e Giuseppe Amato erano comparsi messaggi di elogio a Mussolini. Sull'episodio avevano aperto un'indagine anche i carabinieri.
Fabrizio Vottero, sindaco di Lanzo Torinese
Per quanto riguarda quella di via Diaz, "mi metterò in contatto col proprietario dell'abitazione per farla rimuovere" dice Vottero.
Ben inteso: non solo a Lanzo ci sono scritte inneggianti al duce. A manco cinque minuti di macchina, a Germagnano, la parola "duce" compare per ben sei volte, impressa a caratteri cubitali sulle pareti dell'ex cartiera.
La scritta risale ai tempi del fascismo. Fu poi cancellata nel corso degli anni, ma adesso, come la Fenice, sta riemergendo dalle sue ceneri. Anche in questo caso, come a Lanzo, l'amministrazione guidata da Mirella Mantini dovrebbe intervenire.
Le scritte sull'ex cartiera di Germagnano
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