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L'inchiesta della Procura di Torino
30 Novembre 2022 - 15:22
Andrea Agnelli
Le notizie sulle dimissioni dell'intero consiglio d'amministrazione della Juventus stanno rimbalzando da giorni sulle bacheche dei social network e sulle prime pagine dei giornali. Capirci qualcosa è difficile. Analizziamo, quindi, nel dettaglio, le accuse mosse al club bianconero, la storia del presidente Andrea Agnelli, i commenti della gente e delle ex stelle del club e tanto altro ancora.
Le accuse
Bilanci raddrizzati con plusvalenze gonfiate e con l'apparente riduzione degli stipendi delle prima squadra, in realtà solo differiti grazie a successivi bonus e integrazioni salariali. Attorno a queste operazioni di maquillage contabile ruotano l'inchiesta della Procura di Torino e la contestazione dei bilanci bianconeri da parte della Consob che hanno spinto alle dimissioni il cda della Juventus, provocando un terremoto nella Torino bianconera.
Secondo i calcoli dell'authority di Borsa il patrimonio netto della Juventus avrebbe subito alterazioni tra il 2020 e 2022 per complessivi 177,3 milioni di euro, mentre gli artifici contabili avrebbero prodotto utili cumulati per circa 27 milioni. Per la Procura, che prende di mira i bilanci 2019, 2020 e 2021 - in parziale sovrapposizione con quelli contestati da Consob - la Vecchia Signora non avrebbe appostato perdite complessive per 204 milioni e avrebbe movimentato per quasi 450 milioni il patrimonio netto nell'arco del triennio.
Alterazioni da cui conseguirebbero, afferma Consob, la non "corretta rappresentazione della situazione aziendale" e la possibile "non conformità" dei bilanci "ai requisiti di attendibilità, prudenza e completezza". Nonché "importanti differenze" nei risultati d'esercizio, rincara la Procura, che ha indagato per falso in bilancio, manipolazione di mercato, ostacolo all'attività di vigilanza, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti 16 tra consiglieri, manager, sindaci e revisori bianconeri.
Due sono i filoni critici: in primo luogo le cessioni incrociate di calciatori, che la Juventus ha contabilizzato come operazioni distinte e non come permute. La Consob contesta 10 'scambi', con rettifiche pro-forma complessive per poco meno di 20 milioni, la Procura censura 156 milioni in plusvalenze.
Il secondo filone riguarda le due manovre sugli stipendi che hanno puntellato i bilanci nel 2020 e 2021, sotto pressione per il Covid. Alla prima manovra, che a maggio 2020 ha tagliato di quattro mensilità gli stipendi di 23 calciatori, hanno fatto seguito "accordi di integrazione" che di fatto restituivano tre mensilità, come prova l'accordo di marzo 2020 tra Andrea Agnelli e il difensore Giorgio Chiellini che collega rinuncia e bonus.
Giorgio Chiellini
Meccanismo analogo per la manovra con cui 17 calciatori, nel 2021, hanno rinunciato a 60 milioni di cui 31 rientrati sotto forma di loyalty bonus, premi fedeltà la cui corresponsione era garantita da 'side letter' anche in caso di trasferimento. Sugli stipendi la Juve ha incassato anche i rilievi dei revisori di Deloitte, d'accordo nel ritenere i bonus un differimento degli stipendi.
Dopo aver ammesso che si tratta di "profili complessi" e aperti a "differenti interpretazioni", il cda ha annunciato "rettifiche" ai bilanci 2020, 2021 e 2022, anche se con effetti "nulli" sui flussi di cassa e sul debito e "non materiali" sul patrimonio, e si è impegnato a riscrivere il bilancio 2022 in vista dell'assemblea del 27 dicembre.
Duro anche l'attacco della consigliere indipendente, Daniela Marilungo che, dimettendosi, ha preso le distanze dal resto del cda lamentando di non poter "esercitare il proprio mandato con la dovuta serenità e indipendenza" e di non essere in condizione di "agire informata".
In Borsa, dopo una sbandata iniziale che ha spinto il titolo a cedere più del 10%, la Juve ha limitato i danni allo 0,93%, a 0,277 euro. Il titolo è ai minimi da marzo 2017, il patrimonio si è assottigliato a 169 milioni dopo una perdita di 254. Gli analisti non escludono il terzo aumento di capitale in quattro anni, dopo i 400 milioni del 2021 e i 300 del 2020.
Un conto che rischia di ricadere ancora una volta su Exor, la holding degli Agnelli guidata da John Elkann, per cui la Juve è un piccolo asset (vale il 2% del patrimonio) che rischia di tramutarsi in un grande danno di immagine.
Il rischio della retrocessione
Nel futuro della Juventus c'è anche il rischio sanzioni sportive, con uno spettro che va da un'ammenda alle penalizzazioni in classifica o addirittura alla retrocessione qualora la falsificazione dei documenti contabili avesse consentito di ottenere l'iscrizione al campionato.
Al momento rimangono tutte ipotesi, ma e' lo scenario che emerta dalla notizia che la Procura della Federcalcio ha aperto oggi un procedimento sulle scritture private tra il club bianconero e i suoi calciatori. L'ufficio guidato da Giuseppe Chinè aveva ricevuto nei giorni scorsi le nuove carte degli atti dei pm torinesi che conducono l'inchiesta sulle plusvalenze e avevano indagato 14 persone, tra cui Agnelli e Nedved: l'intento era valutare se ci sono elementi per riaprire il processo sportivo gia' chiuso sul tema, ma quello dei contratti dei giocatori, con una parte non messa a bilancio secondo i sospetti dei magistrati, e' un filone diverso.
Pavel Nedved
Di qui, la nuova indagine sportiva e le nubi all'orizzonte. Le dimissioni del cda bianconero hanno provocato un terremoto anche sportivo. "Sono un atto di responsabilita', e dunque opportuno", la valutazione del ministro dello Sport, Andrea Abodi. Sono invece un'occasione per la Liga dei club spagnoli, schierata nei mesi scorsi contro la Juve per la vicenda SuperLega. L'associazione presieduta da Tebas ha messo nero su bianco la richiesta di sanzioni sportive: "Servono provvedimenti immediati, è stato violato il regolamento del fair play finanziario" l'entrata a gamba tesa.
I cancelli della Continassa riapriranno il prossimo 6 dicembre con la ripresa degli allenamenti, nel frattempo i bianconeri provano a fare quadrato. La posizione dell'allenatore non sembra in discussione nonostante il ribaltone societario che ha provocato le dimissioni di uno dei suoi principali estimatori, l'ormai ex presidente Agnelli.
Andrea Abodi, Ministro dello Sport
"Rimane il punto di riferimento dell'area sportiva", le parole di Elkann. Per il presente, dunque, tutto resta cosi'. E anche il ds Cherubini è destinato a rimanere al suo posto, pur con alcuni rumors che volevano anche il suo addio: d'altra parte, gli scenari più pessimistici avrebbero inevitabili risvolti anche sui contratti dei giocatori, soprattutto su quelli a breve termine, come Di Maria.
Dal punto di vista dei risultati immediati, l'operato di Allegri torna ad essere un tema di discussione all'interno degli uffici del club, con l'allenatore che alla ripresa del campionato dovrà necessariamente continuare sulla strada intrapresa nelle ultime settimane prima dello stop per il Mondiale, le 6 vittorie consecutive che hanno riportato i bianconeri nelle primissime piazze, anche se ancora molto lontano dal Napoli.
John Elkann
Durante il mercato di gennaio non sono previsti grandi acquisti, anzi l'obiettivo sarà recuperare chi è mancato del tutto o quasi nei quattro mesi di stagione: da Pogba, ancora fermo per un problema al ginocchio, a Chiesa, rientrato soltanto a minutaggio ridotto, fino a Di Maria e Paredes, bloccati da troppi fastidi fisici. Questi saranno i veri volti nuovi della Juve per l'inizio di 2023, da qui si prova a ripartire per provare ad isolarsi dalle vicende societarie. Per quanto possibile.
Agnelli, il presidente più vincente della storia del Club
Tra Eugenio Canfari e Andrea Agnelli sono trascorsi 125 anni di storia, mentre la Juventus è passata tra 23 presidenti e due comitati di gestione. E il 24esimo sarà Gianluca Ferrero, l'uomo indicato come nuovo numero uno bianconero da Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla il club.
Il commercialista, revisore, sindaco e amministratore di varie società, 59 anni, succederà ad Andrea Agnelli, il presidente più vincente nella storia della Juve: ha messo in bacheca 19 dei 71 trofei conquistati nei 125 anni dalla fondazione, con il record assoluto di nove scudetti di fila tra il 2012 e il 2021 ma anche con qualche delusione.
"Berlino e Cardiff sono i nostri grandi rimpianti" ha sottolineato Agnelli nella lettera d'addio, ricordando così le sconfitte nelle finali di Champions nel 2015 contro il Barcellona e nel 2017 contro il Real Madrid, entrambe con Massimiliano Allegri in panchina.
Sono le due ciliegine sulla torta mancate durante un regno di 12 anni, due imprese che nella storia bianconera sono state centrate soltanto da due presidenti: Giampiero Boniperti ha alzato il trofeo nel 1985 dopo la finalissima tragica all'Heysel contro il Liverpool, Vittorio Caissotti di Chiusano ci è riuscito undici anni dopo con Marcello Lippi alla guida della squadra che superò l'Ajax ai calci di rigore allo stadio Olimpico di Roma.
Giampiero Boniperti
Proprio questi due presidenti sono gli unici ad aver messo in bacheca altri trofei internazionali, con una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale a testa oltre all'Intertoto vinto da Chiusano e alla Coppa delle Coppe di Boniperti.
Prima di Andrea Agnelli, invece, c'è stato il secondo presidente straniero nella storia: il primo in assoluto tra il 1904 e il 1906 fu lo svizzero Alfred Dick, poi fondatore del Torino, mentre nel 2009-2010 c'è stato il francese Jean-Claud Blanc, oggi direttore generale del Paris Saint Germain.
Franzo Grande Stevens, storico avvocato della famiglia Agnelli, è rimasto in carica dal 2003 al 2006 e ha vissuto da vicino il processo 'Calciopoli' con conseguente retrocessione in serie B, mentre Giovanni Cobolli Gigli è stato l'unico a guidare la Juve tra i cadetti: la sua squadra, con in panchina Didier Deschamps, ottenne la promozione al primo colpo in vetta alla classifica.
L'ultima curiosità sui presidenti della Juve riguarda proprio gli Agnelli: prima di Andrea ce ne sono stati altri tre, con Edoardo alla guida dal 1924-1935, 'l'Avvocato' Gianni tra il 1947 e il 1954 e Umberto nel periodo che va dal 1955 al 1962.
Le reazioni sui social network
Il terremoto societario torna a scatenare le fazioni opposte all'interno della tifoseria della Juventus. Ed è soprattutto la rete, tribuna aperta e incontrollata, a raccogliere gli umori pro e contro Andrea Agnelli e la dirigenza dimissionaria. "Finalmente una buona notizia", "Finalmente tutti fuori, ora aspettiamo le dimissioni di Allegri. Torneremo", sono i messaggi postati sui social degli ultras Curva Sud Juventus, una delle frange più oltranziste della curva dell'Allianz Stadium con cui il club da tempo aveva tagliato i ponti, costituendosi anche parte civile nei processi contro i 'capi storici'.
Ieri sera, la sola pubblicazione della foto con il settore al completo e degli striscioni dei 'Drughi' e 'Tradizione' ha attirato commenti di gioia. Dall'altra parte c'è chi vede con preoccupazione ma anche con fiducia nella società questa nuova bufera sulla Juve.
E' il caso del club 'virtuale' Juventibus, che ieri sera ha allestito una diretta streaming sulla piattaforma Twitch, con 7.000 collegamenti a seguire notizie e dibattiti fino all'una di notte. Massimo Zampini, opinionista e avvocato romano animatore del gruppo, vuole "ricacciare indietro il pensiero del 2006, quando la dirigenza venne cancellata e vennero messi uomini vicini alla famiglia.
Adesso lo spauracchio non lo vedo, andranno individuati gli uomini giusti nei posti giusti, ma in questo momento la famiglia non abbandona la Juve. Il sentimento è di riconoscenza, cercando di capire quel che succede, e poi anche curiosità per futuro".
Orgoglio e riconoscenza sulla rete anche da parte di alcuni tifosi 'eccellenti', prima fra tutti Deniz Akalin, compagna di Andrea Agnelli che così si rivolge a lui: "Dopo 12 anni di lavoro giorno e notte, oggi chiudi un capitolo della tua vita da Presidente della Juventus. Solo io e te sapremo tutti i sacrifici che hai fatto, tutti gli sforzi che ci hai messo". Una menzione viene anche da un ex illustre, Miralem Pjanic, che non ha mai smesso di sostenere i bianconeri.
"Un grande presidente è vicino alla squadra quando si vince ma soprattutto si perde - scrive il bosniaco, in bianconero dal 2016 al 2020 - e un grande presidente è vicino ai giocatori ed è pronto a prendere decisioni sofferte per il bene della squadra".
Miralem Pjanic
Via social un piccolo ricordo e un ringraziamento infine per una piccola iniziativa di solidarietà per l'Ucraina, viene ricordata su Facebook da Alex Velykykh, allenatore e osservatore giovanile, che ringrazia Agnelli e Arrivabene per aver aiutato un gruppo di 80 ragazzini a giungere dal paese in guerra fino alla provincia di Cuneo.
Del Piero: "Oggi non è come il 2006"
Alessandro Del Piero
"Questa volta non e' come il 2006". Alessandro Del Piero, protagonista di tante vittorie Juve, nell'anno di Calciopoli scelse di scendere in B con la maglia bianconera, e oggi scaccia nuovi fantasmi. La vicenda delle dimissioni di Andrea Agnelli e tutto il Cda Juve, ha detto in diretta dagli studi di BeInSport dove commenta il Mondiale "non è come il 2006, non riguarda il team ma la gente, perché è un'accusa sulle persone, sul presidente e sui componenti del cda.
Il fatto che Andrea Agnelli si sia dimesso è grave, non capita spesso. la Juve storicamente ha passato momenti come questo, come la retrocessione nel 2006, e ancora prima".
"E' un circolo di alti e bassi. Per la Juve è sempre così, o la ami o la odi - ha aggiunto Del Piero -. E' il destino che quando succedono le cose alla Juve, succedono sempre in grande". Del Piero ha anche risposto a domande su un suo possibile ritorno in societa'.
"E' molto presto per dirlo, ma lo state chiedendo a chi ha passato 20 anni nel club. I miei rapporti con la squadra, il presidente e i tifosi sono molto profondi, siamo passati attraverso tutto, da in cima al mondo fino al fondo, e di nuovo su. E' stato un grande viaggio, e ogni notizia che riguarda la Juve è emozionante".
La galassia Exor: dallo sport alle auto, passando per la Stampa
La mobilità sostenibile con Stellantis e Ferrari, gli investimenti nel mondo del lusso con Christian Louboutin e nelle società innovative, in particolare del settore salute e tech, l'editoria con Gedi, lo sport con la Juventus e con la casa di Maranello: è la galassia Exor, la holding della famiglia Agnelli, da agosto quotata alla Borsa di Amsterdam. Alle società in cui è azionista di riferimento si aggiunge l'investimento in start up, pari a un miliardo di euro negli ultimi cinque anni.
Queste le principali partecipate:
- FERRARI. Il Cavallino, di cui Exor detiene il 22,9%, è un brand riconosciuto a livello mondiale, con la produzione di vetture di alta tecnologia e di lusso e le performance di auto sportive.
- STELLANTIS. Nata dalla fusione tra Fca e Psa, è tra i principali gruppi automobilistici al mondo. Exor è azionista di riferimento con il 14,3%.
- CNH INDUSTRIAL. Società di macchine agricole e movimento terra, ha cinque stabilimenti e tre centri di ricerca in Italia. La quota è del 27% circa.
- IVECO GROUP. Nata a gennaio 2022 dallo spin off di Cnh Industrial, opera nel settore dei veicoli commerciali. Exor ha il 22,9%.
- JUVENTUS. Exor è il principale azionista della società bianconera, tra le più conosciute al mondo, con il 63,8%.
- L'ECONOMIST. Exor detiene il 43,4% del settimanale britannico.
- GEDI. Exor ha l'89,6% del gruppo editoriale, che controlla Repubblica, la Stampa, una decina di giornali locali, il polo radiofonico che fa capo a Radio Deejay, portali come l'HuffPost e OnePodcast, factory che raccoglie intera produzione audio
- CHRISTIAN LOUBOUTIN. Exor ha il 24% della maison famosa per le scarpe da donna con la suola rossa, uno dei più importanti nomi del lusso mondiale.
- INSTITUT MERIEUX. Exor ha il 10% della società che fa capo alla famiglia Merieux, holding a a condizione familiare attiva nel campo della diagnostica in vitro e della ricerca medica.
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