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Valperga

Il sindaco caccia a pedate il suo predecessore dalla fondazione benefica

Succede a Valperga: Walter Sandretto ha notificato la revoca da presidente della fondazione Savio Savino a Gabriele Francisca

Il sindaco ha cacciato a pedate il suo predecessore

Il sindaco ha cacciato a pedate il suo predecessore

Il consiglio comunale di Valperga aveva votato il 17 ottobre per cacciare Gabriele Francisca dalla Fondazione benefica Savio Savino, che l’ex sindaco presiedeva. In seguito a quel voto, il sindaco del paese, Walter Sandretto, ha notificato oggi la revoca dell’incarico al suo predecessore.

Al centro della controversia, alcune frasi contenute nel libro di Francisca, “Lettere dal campanile” uscito per i tipi di Atene del Canavese quest’anno. Frasi ritenute da 8 consiglieri, sindaco compreso, offensive sia nei confronti di alcuni politici locali, sia nei confronti degli immigrati di origine calabrese e siciliana residenti a Valperga.

Quel voto espresso da quegli 8 consiglieri si riferiva a una mozione dei consiglieri di minoranza di Impegno Civico Per Valperga, Giuliano Arimondo e Federico Covassin. I due chiedevano che Francisca venisse cacciato dalla Savio Savino proprio per quanto aveva scritto nel suo libro.

Le descrizioni senza peli sulla lingua della politica locale contenute in quelle pagine, evidentemente, non sono andate giù a qualcuno, che non lo ritiene più idoneo a ricoprire un incarico istituzionale.

Ma quella votazione, che in consiglio ha fatto tanto discutere, era utile? E soprattutto: era legale? Alla prima domanda la risposta è politica più che giuridica: l’ha detto bene Davide Brunasso, consigliere di minoranza ed ex sindaco che si è opposto alla cacciata di Francisca fin dall’inizio.

In consiglio, Brunasso aveva detto chiaramente, e aveva ragione, che per buttare fuori Francisca dalla Savio Savino bastava un atto sindacale. Quindi perché passare per gli scranni del consiglio? Sandretto aveva replicato che la mozione mica l’aveva proposta lui: era stata un’iniziativa di Arimondo e di Covassin.

Qualcuno vocifera che in realtà dietro la mozione dei due consiglieri ci fosse la stessa Giunta. Arimondo, Covassin e Sandretto hanno ovviamente sempre smentito.

La questione più interessante resta però quella della legalità di quel voto: l’ha sollevata lo stesso Francisca, che, rispondendo all’avvio del procedimento di revoca della presidenza della Savio Savino, si è espresso con molta chiarezza. Quel voto espresso in consiglio la sera del 17 ottobre, secondo lui, “è viziato da un’irregolarità che sarà segnalata al Prefetto di Torino”.

Questo perché, ha citato Francisca, il regolamento del consiglio comunale prevede all’articolo 43 - Modalità generali - Punto 4: “le votazioni in forma segreta sono effettuate quando prescritte espressamente dalla legge o dallo Statuto o nei casi in cui il Consiglio deve esprimere, con il voto, l’apprezzamento e la valutazione delle qualità e dei componenti che riguardano persone”.

“Il voto nel consiglio comunale del 17 ottobre - commenta Francisca - è stato palese [...] ragion per cui l’interessato si riserva di prendere tutte le precauzioni legali possibili”.

C’è di più. Nello stesso documento di replica indirizzato dall’ex sindaco in Comune, Francisca scrive che “essere esposto al pubblico ludibrio con accuse fondate e capziose mi amareggia e mi preoccupa per le conseguenze che potrebbero crearsi con coloro che non hanno avuto modo di leggere integralmente il libro”.

Altro motivo per cui Francisca annuncia di passare per vie legali.

Gabriele Francisca

La vicenda: il consiglio si divide su Francisca
A memoria, pochi ricorderanno un consiglio comunale più partecipato di quello di lunedì 17 ottobre. Almeno negli ultimi anni. In tribuna non c’erano solo due o tre giornalisti intenti a prendere appunti. C’erano invece una quindicina di cittadini.

Tra loro, l’ex sindaco Gabriele Francisca. D’altronde, in quel consiglio, il punto principale dell’ordine del giorno riguardava lui. Si trattava proprio della mozione di Arimondo e Covassin per cacciarlo a pedate dalla Savio Savino. 

Come detto, lo vogliono cacciare per il libro che ha scritto, principalmente incentrato sulla storia valperghese, con ampie digressioni soprattutto sui trascorsi amministrativi del piccolo centro canavesano.

Nel testo, Francisca racconta di zuffe durante i consigli comunali, di “epurazioni”, di “mele marce”. Fa nomi e cognomi, come aveva dichiarato lui stesso in un’intervista rilasciata a questo giornale. 

Il libro gode di una scrittura asciutta e che talvolta fa trasparire il carattere tragicomico degli eventi che racconta. Francisca non si fa problemi a dire quello che pensa su chiunque, e a dirlo anche in maniera corrosiva. Il risultato è un testo divertente e arguto da leggere e che dà pane ai denti degli appassionati di storia locale e dei giornalisti.

Eppure, ad Arimondo, Covassin, Sandretto e a tutto il gruppo di maggioranza il libro ha fatto tutt’altro che ridere. Forse perché anche qualcuno di loro compare tra i protagonisti. Soprattutto Sandretto. Ma pure perché, sostengono loro, tra le righe del testo di Francisca si nasconderebbe, in un punto in particolare, una certa intolleranza anti-meridionale.

Ebbene sì. Francisca, orgoglioso erede della storia del PCI e oggi iscritto al PD, si sarebbe comportato come il peggior bossiano della prima ora. Farebbe ridere se non fosse esattamente questa l'accusa mossa all'ex sindaco. Qual è il passaggio incriminato?

E’ questo, che si trova a pagina 130 del libro, al capitolo “Mela marcia”. Parlando di due amministratori del passato, Corrado Marocco e Giuseppe Addamo, Francisca scrive infatti che “il paese però non è abituato all’intraprendenza siciliana, quasi tutti gli immigrati al sud, a partire dagli anni Sessanta, provengono dalla Calabria, in particolar modo dalle parti più interne, boschive e selvagge”.

E questo per quanto riguarda l'antimeridionalismo. Ma sotto accusa c’è tutto il capitolo “Mela marcia”. Locuzione che Francisca affibbia proprio a Marocco. Che, scrive l’ex primo cittadino chiudendo il capitolo, “in occasione delle amministrative di Cuorgnè, nella primavera del 2021 […] si è candidato nella lista della Lega, prendendo una manciata di preferenze. Fuori dalla campagna valperghese, la mela marcia è stata isolata e scartata”.

Tutto ciò, assieme a qualche frase sul consigliere regionale Mauro Fava, sarebbe bastato a renderne inopportuna la presidenza della Savio Savino. “La filantropia - dice Giuliano Arimondo a La Voce ripetendo quello che aveva già detto in consiglio - ha poco a che fare con l’esercizio denigratorio esercitato a tutti i costi nei confronti di questo o quell’altro”.

La mozione sua e di Covassin è passata in consiglio comunale con 8 voti favorevoli, due contrari (Davide Brunasso e Isabella Buffo) e un’astenuta (l’assessore Paola Vallero). Sull’astensione della Vallero ci sarebbe da aprire un capitolo intero. Perché l’ha fatto? 

Alcuni dicono che si sarebbe astenuta per ragioni meramente “procedurali” (forse non le è andato giù qualcosa che ha detto Arimondo) e che condividesse però la sostanza della proposta del consigliere di minoranza. C’è poi un altro punto: mancavano all’appello in quella seduta di consiglio gli assessori Alessandro Frasca e Katia Perri

Walter Sandretto, sindaco di Valperga


Per Brunasso si è trattato di “rappresaglia politica”

La posizione che più di tutte è spiccata in consiglio comunale era quella di Davide Brunasso. In sostanza, per Brunasso si è trattato di “rappresaglia politica” di Sandretto.

Davide Brunasso, ex sindaco oggi consigliere di minoranza

“Chiunque in quest’aula e fuori da questa aula è testimone della forte contrapposizione che ci divide con Gabriele Francisca: politica, ideologica, di metodo e azione” ha detto il consigliere di minoranza. Tant'è vero che nel libro di Francisca ce n'è anche per lui: Brunasso si è preso del "turbocattolico".

I due sono avversari politici da sempre, avversari in senso vero e proprio. La storia amministrativa valperghese è testimone di controversie accesissime tra i due. Leggendo il libro di Francisca, però, Brunasso ha reagito, anche alle cose che Francisca diceva su di lui, nella maniera più intelligente possibile: si è fatto una risata ed è passato oltre.

Con la mozione presentata dalla minoranza e avallata da Sandretto, per Brunasso si è compiuta “un’azione sinergica e concordata che esula dall’agire politico e di fatto si muove sul piano personale. Questo è un atto di rappresaglia e vendetta politica. Gabriele Francisca ha scritto un libro. Lui ha scritto le sue opinioni, le sue verità, le sue ricostruzioni, i suoi giudizi. Non lo si condivide? Non si ritengono consone le argomentazioni? Si può richiederne una smentita. Oppure lo si querela.Tutto il resto è vendetta politica”. 

Durissimo il giudizio sull’operato del sindaco: “Walter Sandretto utilizza sempre lo stesso metodo: ieri con le ragazze della biblioteca, oggi con l’ex Sindaco Francisca”. 

Brunasso ha poi sottolineato un altro aspetto. A mettere Francisca alla guida della Savio Savino è stato proprio il sindaco attuale. Un atto di pacificazione, spiegava in consiglio l’attuale primo cittadino, con cui mettere la parola fine alle tante voci con cui si gettava discredito sui politici valperghesi, descritti come litigiosi e astiosi.

Al di là delle motivazioni, resta che lì Francisca ce l’ha messo Sandretto. “Il Sindaco ci ha forse interpellato se fossimo d’accordo con la nomina di Francisca alla Fondazione Savio Savino? E oggi dovremmo noi soccorrerlo? Si assuma le sue responsabilità” ha detto per questo Brunasso in consiglio.

Sul piano puramente amministrativo, inoltre, per il consigliere di Primavera a Valperga l’atto sarebbe viziato da illegittimità: “L’atto di revoca è un atto autonomo sindacale. La norma dispone che ‘sulla base degli indirizzi stabiliti dal consiglio il sindaco e il presidente della provincia/Città metropolitana provvedono alla nomina, alla designazione e alla revoca dei rappresentanti del comune e della provincia presso enti, aziende ed istituzioni’”. 

In più, sostiene, “la revoca è un atto di alta amministrazione che non ha natura politica”. 

E invece nella revoca di Sandretto, secondo lui, di politica ce ne sarebbe fin troppa. “Se il Sindaco Sandretto vuole farsi giustizia - ha concluso Brunasso - affronti le questioni a viso aperto senza ergersi a giudice, utilizzando scorciatoie e sotterfugi inutili”.

La versione di Francisca

“Hanno manipolato quello che ho detto per gettare discredito su una persona che ha sempre scritto a favore degli immigrati”. Francisca, a telefono, è tranquillo, ma analizza quello che gli è successo senza risparmiare critiche. Non vuole neanche tirarla troppo per le lunghe sul tema della discriminazione. 

Per lui il problema principale è un altro: “Si tratta di una ritorsione bella e buona su un libro che descrive cose realmente accadute”. E questi episodi Francisca li elenca uno per uno nella sua “difesa” di fronte all’avvio del procedimento di revoca della presidenza della Savio Savino. Quello che scrive nei capitoli “Epurazione” e “Mela marcia”, per lui, è tutto vero.

“In più esiste la libertà di espressione, e la Savio Savino è un ente morale autonomo dal Comune” conclude lui.

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