Comunque vada a finire, il senatore (ed ex vicesindaco sanmaurese) del Psi Enrico Buemi sta dando spettacolo. Lui, uno dei 23 membri della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, si è messo in mostra come solo un socialista doc sa fare. È stato chiamato in causa per prendere una delle decisioni più importanti della Seconda Repubblica: la decadenza di Silvio Berlusconi. E indubbiamente è riuscito a farsi notare per la sua posizione originale. “Diversa”, come la definisce lui. Mentre tutti intorno, infatti, si schierano in modo chiaro e netto, lui predica calma e sangue freddo. Quattordici senatori (8 del Pd, 4 del Movimento 5 Stelle, uno di Sel e uno di Scelta Civica) favorevoli alla decadenza. Otto contrari: sei pidiellini più due Gal (Grandi autonomie e Libertà). Ventidue in tutto. E poi, poi c'è lui. Lui, Enrico Buemi, un Pd che di Pd ha davvero poco, decide di non schierarsi né da una parte né dall'altra. “Sarebbe ragionevole attendere, per fare tutti gli approfondimenti necessari” dichiarava. Nulla di che stupirsi, in effetti. Chiunque si metta a cercare nel vademecum del buon socialista della prima ora, non ci troverà nemmeno un grammo di prezzemolo (che pure di solito è ovunque), ma piuttosto chili di garantismo e quintali di compromesso. Non a caso il motto di Buemi è “andare oltre le fratture, privilegiare il compromesso per fare da collante tra le forze riformiste”. E così, il senatore Psi se la prende prima con il Movimento 5 Stelle, “il cui capogruppo (Giarrusso, ndr) in giunta e' abituato a girare con la pelle di leopardo e la clava in mano” (testuali parole). Sta clava, a Buemi, piace proprio. Tant'è che la tira fuori una seconda volta, in una metafora da far impallidire anche il maestro Pierluigi Bersani: “Una sentenza non può essere usata come una clava. La legge Severino è stata fatta male, e poi la sentenza non è completa. E poi c'è il nodo dell'applicazione retroattiva” dice. Una clava non tanto solida, quindi, secondo il parere di Buemi. Poi, lo scatenato senatore piemontese se la prende pure con i suoi colleghi del Pd. “Non capisco tutta questa frenesia anche di alcuni colleghi, come il senatore Casson, che gia' stabiliscono date e scadenze per la conclusione degli approfondimenti e successivi adempimenti della Giunta, stabilendone tra l'altro l'esito. Non mi sembra un buon contributo alla serenita' dei nostri lavori” dice rivolgendosi al democratico Felice Casson. Calma, calma, calma e sangue freddo. D'altronde, che fretta c'è? Sono solo vent'anni che la sinistra aspetta questo momento. Ma lui, Buemi, non vuole decidere “per partito preso”. “Voglio sentire entrambe le parti, rispettando punti di vista e principi di ognuna – dichiara il senatore al nostro giornale, poche ore prima della seconda riunione di Giunta –. La mia decisione non può essere frutto di un pregiudizio, per questo aspetto di ascoltare anche la seconda parte della relazione del senatore del Pdl Augello, com'è mio compito fare”. E a chi lo ha accostato a Berlusconi, Buemi cosa dice? “Ho trovato molto spiacevole questo fatto. Non ho mai dichiarato di voler votare contro la decadenza di Berlusconi, ma semplicemente di voler valutare con molta attenzione la situazione”.
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