Tra corsie preferenziali, scorciatoie e strade poco ortodosse, sta cambiando la sperimentazione dei farmaci per combattere il coronavirus. Si decide in corsa e anche l'Italia si prepara a sperimentare l'antivirale Avigan, messo a punto in Giappone nel 1999 e approvato nel 2014 come arma contro le pandemie di influenza, mentre in Francia l'ospedale universitario di Marsiglia ha deciso di somministrare la combinazione di un antimalarico e un antibiotico dopo i risultati positivi su soli 20 pazienti. Nel frattempo si lavora a un nuovo test per la diagnosi che cerca gli anticorpi nel sangue. A proposito dell'Avigan (o favipiravir), il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) "sta sviluppando un programma di sperimentazione e ricerca per valutare l'impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia". In prima linea il Veneto, dove il governatore Luca Zaia si è detto pronto alla sperimentazione, naturalmente con l'autorizzazione dell'Aifa. Ad attirare l'attenzione sul farmaco è stata la ricerca condotta in Cina su 80 pazienti con Covid-19, in 35 dei quali il decorso della malattia è stato ridotto. In Italia "ci sono molte proposte di sperimentazioni, tutte riportate pubblicamente dall'Aifa", ha detto il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro. Ha invece deciso di saltare del tutto la sperimentazione l'Istituto Mediterraneo per le infezioni dell'Università di Marsiglia (Ihu), che ha deciso di somministrare direttamente ai pazienti un farmaco anti-malaria, l'idroclorochina (analogo della clorochina), combinato con l'antibiotico azitromicina, quindi un farmaco capace di uccidere batteri e non virus. Una strada poco ortodossa è anche quella che ha portato Olanda, Grecia, Australia e Germania a sperimentare contro la Covid-19 un vaccino contro la tubercolosi: ancora un farmaco antibatterico utilizzato come antivirale. Il vaccino si chiama Bacillus Calmette-Guérin (Bcg), dai nomi dei microbiologi francesi Albert Calmette e Camille Guérin che l'avevano ottenuto, e si basa sul Mycobacterium bovis attenuato, un parente stretto del batterio responsabile della tubercolosi, il Mycobacterium tuberculosis. In molti Paesi viene somministrato ai bambini entro il primo anno di vita e ha dimostrato di prevenire in media il 60% dei casi. La decisione di utilizzarlo contro il coronavirus deriva dagli effetti osservati sul sistema immunitario. In attesa che la scoperta di trovare farmaci mirati contro il SarsCoV2, punta su vecchi farmaci anche il programma Solidarity lanciato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per la sperimentazione di due farmaci anti-Hiv (lopinavir e ritonavir), un antimalarico (idrossiclorochina) e un anti-Ebola (remdesivir). Nel frattempo si lavora a nuovi test: mentre il tampone è un test diretto, che riconosce la sequenza genetica del virus e individua così il soggetto contagioso, ci si prepara a un test indiretto, che cerca nel sangue gli anticorpi specifici contro il SarsCoV2.
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