La conferma da parte di un imprenditore del presunto finanziamento illecito versato al deputato di FI Diego Sozzani, per il quale la Camera meno di un mese fa ha negato l'arresto, i riscontri sempre a verbale sui soldi che avrebbero intascato l'ex vicecoordinatore lombardo forzista Pietro Tatarella e due consiglieri regionali 'azzurri' e sugli appalti truccati di Amsa, l'azienda milanese dei rifiuti. In più, il lungo e centrale racconto del "sistema" di tangenti, nomine pilotate e "retrocessioni" messo nero su bianco dal presunto "burattinaio" Nino Caianiello, ex responsabile a Varese per il partito di Silvio Berlusconi. Sono gli elementi principali che vengono a galla dalle migliaia di pagine di atti depositati della maxi inchiesta della Dda di Milano che il 7 maggio ha portato a 43 misure cautelari e la cui prima tranche è stata chiusa per 71 persone. E che resta aperta, invece, per altri filoni, tra cui quelli che vedono indagati l'ex europarlamentare Lara Comi e Sozzani accusato anche di corruzione. Caianiello, tra l'altro, sta continuando a farsi interrogare ("è mia ferma volontà quella di cambiare vita", ha detto ai pm). Nel frattempo, l'imprenditore Daniele D'Alfonso, che era finito in carcere e che come diversi indagati (una dozzina vogliono patteggiare) ha deciso di collaborare, ha 'blindato' con le sue ammissioni l'ipotesi d'accusa di finanziamento illecito per Sozzani, che per Montecitorio, invece, non è bastata a giustificare i domiciliari. Quei 10mila euro sarebbero stati girati al parlamentare, ha spiegato D'Alfonso ai pm Silvia Bonardi e Luigi Furno, attraverso una "falsa fattura" e le "modalità di pagamento mi vennero indicate prima" da Caianiello e "poi da Sozzani che mi mise in contatto con Mauro Tolbar", presunto collettore delle 'stecche'. L'imprenditore ha confermato, quindi, anche l'accordo illecito per quel versamento col "manovratore". Il deputato, ha chiarito, "mi venne presentato da Caianiello prima delle politiche del 2018, me lo presentò come referente di Forza Italia a Novara. Mi disse - ha aggiunto - che Sozzani aveva già lavorato con altre aziende che come la mia operavano nel settore delle bonifiche". E ancora: "Caianiello mi disse però che dovevo dare 'una mano a Diego' che in quel momento era impegnato nella campagna elettorale, e fu sempre Caianiello a quantificare in 10mila euro la somma del finanziamento poi erogato". Sempre D'Alfonso ha messo a verbale che Tatarella, ormai ex consigliere comunale milanese, "sapeva dell'ottenimento degli appalti" in Amsa grazie all'opera di Mauro De Cillis, ex responsabile operativo dell'azienda. E l'imprenditore pagava il politico anche perché "mi avrebbe procurato ulteriori occasioni di lavoro". Da D'Alfonso, poi, anche la 'certificazione' dei presunti finanziamenti illeciti ai consiglieri lombardi Fabio Altitonante e Angelo Palumbo. Infine, tra i tanti spunti negli atti anche le parole dell'avvocato Stefano Besani, indagato. Ha raccontato che in un incontro a Lugano un imprenditore "mi disse che in Svizzera" c'era tale "Rosiello" che "deteneva il 'nero' di Caianiello".
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