Una rete di finanziamento del terrorismo jihadista che agiva attraverso società attive nel settore dell'edilizia e della rivendita di tappeti: è quella su cui sta indagando la Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo dell'Aquila che oggi ha disposto decine di perquisizioni eseguite dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza. Nel mirino oltre 20 soggetti di origine tunisina, da anni stabilitisi in Italia, sospettati di vari reati con finalità di terrorismo. Le perquisizioni sono state compiute dai carabinieri del Ros e dai finanzieri del Gico dell'Aquila - che hanno anche svolto le indagini - in Abruzzo, a Torino, Milano e nella provincia di Ascoli Piceno, con il supporto dei rispettivi comandi provinciali e il coordinamento del Ros centrale e dello Scico. In questa fase, le ipotesi di reato riguardano una serie di illeciti di natura tributaria commessi per raccogliere "ingenti disponibilità di denaro" destinate anche al finanziamento del movimento radicale islamico "Al-Nusra". In particolare, sottolineano gli inquirenti, "tramite alcune società operanti nel settore della rifinitura edilizia e nel commercio di tappeti, formalmente intestate a persone di comodo ma di fatto gestite da un unico soggetto, capo indiscusso del gruppo, sono stati creati numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro dalle società". Le illecite disponibilità finanziarie sarebbero state successivamente riciclate in vari modi: con l'acquisto di immobili, investendo in altre attività imprenditoriali ed anche, appunto, nel finanziamento di gruppi radicali di ispirazione islamica all'estero. Sempre in tema di terrorismo internazionale, il Viminale, alla luce del Decreto Sicurezza, ha proposto la revoca della cittadinanza italiana al cosiddetto "pugile dell'Isis", definito così perché talentuoso atleta di kickboxing: è la prima volta che avviene. L'ultima parola spetta ora al Capo dello Stato. È il caso di Abderrahim Moutaharrik, nato in Marocco il 23 giugno 1988 e diventato cittadino italiano nell'aprile del 2015. Residente nel Lecchese, due figli, una moglie marocchina, è stato condannato per terrorismo. Nelle intercettazioni parlava anche di un possibile attentato in Vaticano. È stata condannata anche la moglie, che però si era vista respingere la domanda di cittadinanza. Il Viminale propone di revocare lo status dell'uomo, già cittadino marocchino. Il caso è stato analizzato da questura e prefettura di Lecco.
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