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ROMA. Grana Raggi per Di Maio, via se condannata. La Lega sta alla finestra

Nessuna deroga al codice etico M5s Nel caso in cui la sindaca di Roma dovesse essere condannata la sua sorte è segnata: sarà fuori dal Movimento. Come prevede il regolamento del M5s che detta l'incompatibilità tra una carica e una condanna anche solo in primo grado e per qualsiasi reato commesso con dolo. A confermare la linea dura è lo stesso capo politico dei 5 Stelle, Luigi Di Maio intenzionato così a chiudere definitivamente il collegamento tra l'esperienza di governo della Capitale e il Movimento. Resta tuttavia il rebus sul ruolo che giocheranno in questa partita i consiglieri targati M5s. In caso di condanna la sindaca potrebbe infatti teoricamente restare in carica senza il simbolo del M5s e i consiglieri, ora M5s, sostenere una giunta non più targata 5s. Lo faranno? Per loro continuare significherebbe una parallela espulsione visto che per 'contratto' si sono impegnati "a sostenere all'interno delle rispettive assemblee i Sindaci ed i Presidenti di Regione eletti sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle". E anche a "non conferire nomine o incarichi a soggetti che abbiano riportato una condanna penale". Ma nulla gli vieta di continuare a sostenere una giunta non M5s se dovessero passare ad un gruppo Misto. Sarebbero fuori dal Movimento ma continuerebbero nel mandato. L'ipotesi non viene scartata da fonti del M5s che lo mettono in conto. "Poi bisogna vedere cosa faranno i consiglieri..." si ragiona nei piani alti del Movimento. E se da un lato questo eviterebbe il ritorno alle urne e il rischio di consegnare la capitale nelle mani del centrodestra e della Lega, dall'altro per il M5s questo esito rappresenterebbe una condizione molto difficile da sostenere politicamente. Il centrodestra ora non si muove ed attende alla finestra in attesa della sentenza: ma in caso di caduta della Raggi è consapevole che si aprirà una fase radicalmente nuova, in cui la coalizione si ritroverebbe attorno a un tavolo per elaborare una proposta unitaria per il Campidoglio. Oggi nessuno fa nomi di possibili candidati sindaci. Tuttavia, già da settimane Matteo Salvini, punzecchiando Virginia Raggi, guarda con attenzione alla possibilità di conquistare la Capitale. Forza Italia vede questo passaggio come un'opportunità per insinuarsi come un cuneo nella maggioranza di governo, staccando la Lega dai 5S. Il Carroccio non avrebbe problemi nel rilanciare l'alleanza delle politiche, forte del fatto che il centrodestra esiste solo se a trazione leghista. Per la Lega la preoccupazione vera allo stato è che questa partita possa far implodere il M5s sempre più pressato su troppi fronti. A partire dalla Tav. Oggi Di Maio ha rimarcato quanto stabilito dal contratto di governo che prevede l'impegno a "ridiscuterne integralmente il progetto". Smentendo indirettamente anche il lavoro che sta facendo sull'analisi costi-benefici il ministro delle Infrastutture del M5s. Il tutto mentre non si placa la polemica sulla prescrizione. Su cui Di Maio cerca di tenere a freno i dubbi dei parlamentari, scettici sul rinvio, mandando avanti il ministro della Giustizia. "Non è così, la prescrizione non è legata alla riforma del processo penale" precisa Alfonso Bonafede che si affretta tuttavia ad anticipare: "Presto on line ci sarà la proposta di riforma del processo civile del ministro della Giustizia". A gennaio, ripete, "avremo la legge Anticorruzione, entro un anno avremo la riforma del processo penale e immediatamente dopo avremo una prescrizione che si interrompe dopo il primo grado di giudizio". Ma Salvini incalza: "Se entra in vigore la 'riformona' uno o due mesi prima allora entra in vigore la prescrizione. Se non c'è la 'riformona', la prescrizione non c'è".
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