Cosa potrebbe succedere se la cessione dell'Ilva ad ArcelorMittal non andasse in porto? La domanda resta senza risposta. Le ipotesi alternative - e le loro conseguenze - non sono state prese in considerazione dai commissari straordinari che ammettono "non siamo in grado di dare una risposta". Un'eventuale conclusione negativa del contratto può dipendere infatti da diverse ragioni e oggi "non possiamo sapere quale fattispecie potrebbe verificarsi". Una cosa però si sa: a metà settembre, quando l'amministrazione straordinaria sarà definitivamente scaduta, nelle casse dell'Ilva non ci saranno più soldi per pagare dipendenti e fornitori e quindi per continuare a produrre. Uno "zero" che a dicembre potrebbe trasformarsi in un rosso di 132 milioni di euro. Intanto, il costo dell'eventuale chiusura degli stabilimenti o di una nazionalizzazione non si conosce, visto che non sono ancora state effettuate analisi specifiche. Dai tre commissari dell'Ilva, in audizione davanti ai senatori della commissione Industria, non arriva poi una risposta nemmeno sul parere dell'Anac. Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba si riservano, infatti, di formulare le delucidazioni del caso prima al ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, e preferiscono non anticiparle per rispetto istituzionale. Nell'audizione di oggi, oltre a mettere in allerta sulla situazione contabile, si è fatto soprattutto il punto delle attività svolte negli ultimi 3 anni. Un primo dato riguarda i dipendenti. Dal 2015 al primo semestre 2018, sono diminuiti di quasi 600 unità, passando da 14.104 a 13.522. Anche quelli in Cigs sono scesi, passando dai 300.8 di tre anni fa agli attuali 2.367. Ad oggi, l'amministrazione straordinaria ha speso 500 milioni di euro per investimenti ambientali urgenti e ha così traguardato l'obiettivo dell' 80% delle prescrizioni previste (il calcolo si riferisce al numero delle misure non alla pesatura delle stesse, chiarisce Laghi). Fra queste misure, una delle più importanti è l'avviamento dei lavori di copertura dei parchi minerali di Taranto che i commissari definiscono "una best practice unica al mondo" e che come previsto dall'addendum presentato da ArcelorMittal lunedì scorso al Mise potrà essere completato, in anticipo rispetto al termine iniziale, entro gennaio 2020. Dal canto suo, ArcelorMittal "resta ottimista" sull'acquisizione, continuando a considerarla "un'eccellente opportunità". L'intenzione del potenziale acquirente è infatti quella di far tornare l'Ilva "il fornitore italiano leader dell'acciaio" ribadendo - in occasione della presentazione dei risultati trimestrali del gruppo (utile netto a 1,9 miliardi di dollari, in crescita del 56% rispetto allo stesso periodo di un anno fa) - i suoi impegni "migliorativi" dal punto di vista ambientale, dei costi e delle sinergie.
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