Da romanzo d'appendice, la vicenda Ilva si sta trasformando in un film sperimentale, dove si perde il punto di vista, la camera balla, il tempo della narrazione si dilata, moltiplicandosi in déjà-vu. Il Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio ha deciso di avviare un'indagine sulla gara internazionale di cessione dell'Ilva, l'indagine durerà 30 giorni, al termine dei quali il Mise potrebbe avviare la procedura di annullamento della gara in "autotutela". Una cosa è certa: i tempi si allungano, ancora. Un déjà-vu per l'Ilva dove il risanamento ambientale è stato rimandato, di decreto in decreto, di 7 anni. Contemporaneamente Di Maio ha incontrato i vertici di ArcelorMittal che gli hanno illustrato la nuova offerta migliorativa che adempie tutte le ulteriori richieste fatte dai Commissari Straordinari. E qui il vicepremier concede che "dal punto di vista ambientale" si "fa un passo in avanti, ma sull'occupazione la situazione ancora non è soddisfacente e va ulteriormente approfondita". A questo punto ci si aspetterebbe che il Ministro convochi al più presto un tavolo con i sindacati per discutere la proposta ArcelorMittal e invece no, la proposta sarà illustrata prima a un "tavolo interistituzionale" al quale parteciperanno anche le organizzazioni dei consumatori e, solo dopo, ai sindacati. "Non è possibile tergiversare in questo modo" insorge la senatrice Teresa Bellonova. Convocando un "vago" tavolo interistituzionale "Di Maio confonde ancor di più il bandolo della matassa". Per il segretario generale della Uilm Rocco Palombella l'incontro Di Maio-Mittal "non aggiunge nulla di nuovo alla vicenda dell'Ilva, se non ulteriori incertezze che non fanno che aggravare la situazione". Il vicepremier tira dritto. Dopo l'incontro con la delegazione guidata da Aditya Mittal presidente e Cfo ArcelorMittal segue un punto con i giornalisti convocati per raccogliere le sue dichiarazioni. Qui si è rischiata la crisi di nervi. Di Maio, dopo aver scandito le sue dichiarazioni, non vuole rispondere a domande. Che sono domande alle quali tutti - dai sindacalisti, agli amministratori locali, agli stakeholder, alle organizzazioni datoriali - gli chiedono di rispondere al più presto perché non c'e' nulla più dell'incertezza che nuoce in economia. Incertezza prolungata ora fino a fine agosto. Quando si saprà se sarà avviata la procedura di autotutela. Procedura, peraltro pericolosa, dove l'Amministrazione Pubblica rischia di cadere nell'abuso di potere, e che quasi sempre è accompagnata da ricorsi. Non a caso, nei suoi comunicati (anche nell'ultimo diffuso dopo l'incontro), la società continua a ribadire la propria "buona fede" nel partecipare alla gara, e la propria "fiducia" di poter completare "presto la transazione". Di certo i sindacati oggi sono insorti senza mezzi termini contro il prolungarsi dell'incertezza. Anche la Fiom (finora, insieme alla Usb la sigla più ottimista del cambio di guardia a Via Veneto) ha tagliato corto: "Il Ministro ci dica quale soggetto rileverà l'Ilva" (leggi: ci dica con chi dobbiamo trattare) "chiarisca i tempi" del passaggio di proprietà e "solo dopo questo chiarimento ha senso l'apertura del tavolo negoziale".
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