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ROMA. Antimafia: carcere duro è insostituibile per lotta a mafia

ROMA. Antimafia: carcere duro è insostituibile per lotta a mafia
Il regime detentivo speciale del 41 bis è "un insostituibile perno della legislazione antimafia". E tuttavia ad oggi circa 640 detenuti in regime speciale sono ospitati in strutture penitenziarie che, alcune più altre meno, non rispondono ai requisiti di legge. Lo rileva la commissione parlamentare antimafia, nella relazione conclusiva. Solo nel giugno del 2015 - si legge nel documento - "entrava in funzione il nuovo carcere di Sassari, mentre quello di Cagliari è ancora lungi dall'essere completato. Anzi, nel corso dei sopralluoghi svolti dalla Commissione si è potuto constatare che, mentre la struttura di Sassari risulta un istituto dedicato, idoneo ad ostacolare le comunicazioni interne tra detenuti appartenenti a diversi gruppi di socialità e ad assicurare un trattamento rispettoso della dignità umana, quella del capoluogo sardo, sebbene progettata allo stesso modo, si presenta pressoché abbandonata e in via di deterioramento". Il penitenziario di Sassari può ospitare circa 90 detenuti in regime speciale e che lo stesso vale per quello di Cagliari quando sarà completato, per un totale di circa 180 posti idonei ad attuare il 41bis. Oltre al tema dell'invecchiamento della popolazione carceraria sottoposta al regime speciale e ai problemi che questo comporta, la relazione affronta il problema del "continuo aumento del numero dei soggetti in regime speciale" e afferma che questo "desta una certa preoccupazione": se non ci sono "gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica", l'estensione considerevole del 41bis, può portare "l'implosione alla lunga, dell'istituto". Infine l'Antimafia si sofferma sulla nuova convenzione stipulata nel giugno 2010 tra Aise e Dap per regolamentare lo scambio di notizie e di dati inerenti l'ambito carcerario e afferma che genera "alcune serie preoccupazioni". "Si sono infatti riscontrati spazi interpretativi che, anche solo ipoteticamente, potrebbero consentire una prassi applicativa non del tutto aderente alle intenzioni del legislatore ed essere causa di possibili menomazioni delle funzioni giudiziarie". La Commissione auspica che la convenzione venga, comunque, tempestivamente riscritta "per non lasciare spazio a nessuna ombra"
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