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NUORO. Schiave del sesso da Nigeria a Italia,banda sgominata

NUORO. Schiave del sesso da Nigeria a Italia,banda sgominata

polizia

Riti Voodoo per schiavizzare le ragazze, tutte giovani donne reclutate in Nigeria con la falsa promessa di un lavoro 'pulito', segregate - e spesso stuprate - nei campi libici prima di essere deportate in Italia, dove venivano costrette a prostituirsi. Alcune di loro non ce l'hanno fatta: sono morte sui barconi nel Mediterraneo. Almeno una trentina, dai 20 ai 30 anni, quelle finite nelle mani di un'organizzazione di aguzzini nigeriani, smantellata oggi in una vasta operazione della Polizia di Stato, ribattezzata "Benin City" e coordinata dalla Dda di Cagliari, tra la Sardegna (Ogliastra), il Piemonte (Torino) e la Toscana (Arezzo). Nove le persone arrestate, di cui due italiani: Antonello Esposito, torinese di 45 anni, e Carlo Olivieri, di 49, di Monfalcone. Gli altri provvedimenti hanno colpito Osobhawo Halley, 27 anni, Mike Agymase, di 29, e Antony Osas, di 26, tutti e tre bloccati nel centro di accoglienza di Ilbono; Uwabor Ifeoma, di 27, Tongo Desmond e Valentina Ugiagbe, entrambi di 45 anni, e Ojo Lugard, di 31. Sono accusati di tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, immigrazione clandestina e riciclaggio. Le indagini sono partite un anno fa dalla Squadra Mobile di Nuoro, coordinate dalla Procura di Lanusei: gli inquirenti avevano puntato i riflettori sul centro di accoglienza di Ilbono per un giro di droga. Ma i reati scoperti sono stati di tutt'altro tenore. L'inchiesta è quindi passata alla pm della Dda, Rossana Allieri, che ha lavorato fianco a fianco con il procuratore di Lanusei Biagio Mazzeo. E' stato così accertato - hanno spiegato in conferenza stampa il dirigente della Mobile di Nuoro Paolo Guiso e il procuratore Mazzeo - che il centro dell'attività illecita era a Torino nelle mani di Uwabor Ifeoma detta "Precious". La donna teneva le fila della tratta. Le ragazze schiavizzate - nove quelle identificate - venivano reclutate in Nigeria con la falsa promessa di un lavoro nel Belpaese, quindi trasferite sulle coste libiche e rinchiuse in campi profughi nella città di Sebha. Qui subivano ripetute violenze e sottoposte al rito Voodoo: un modo, per gli aguzzini, per vincolare le giovani donne al pagamento del debito - circa 30mila euro le spese per raggiungere l'Italia - con la minaccia di morte. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati a due corrieri, pronti per volare in Nigeria, circa 80mila euro, provento dell'attività di prostituzione in varie città italiane che veniva poi reinvestito anche in attività immobiliari.
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