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17 Maggio 2017 - 16:58
Bruno Caccia
Fu ucciso per il "suo estremo rigore" il procuratore di Torino Bruno Caccia, che prima di essere ammazzato nel 1983, si stava interessando alle "attività finanziarie" del clan calabrese guidato da Domenico Belfiore. Lo ha detto questa mattina nella sua requisitoria, davanti alla prima sezione della Corte d'Assise di Milano, il pm Marcello Tatangelo nel processo a carico di Rocco Schirripa, finito in carcere nel dicembre del 2015 e ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio del magistrato, per il quale il mandante Belfiore è stato già condannato in via definitiva all'ergastolo.
Secondo Tatangelo, Caccia fu assassinato in quanto, nonostante la compiacenza di alcuni magistrati legati alle cosche, avrebbe impedito alla organizzazione mafiosa di "fare affari". "In un dialogo con un altro esponente del clan - ha aggiunto il pm - Belfiore disse che 'con Caccia come procuratore, pur avendo amici in magistratura, per noi non c'è niente da fare'".
Intanto, Francesco D'Onofrio - ex militante di Prima Linea ritenuto vicino alla 'ndrangheta e da qualche mese indagato a piede libero come altro esecutore materiale dell'omicidio di Caccia - stamani si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Era stato chiamato a testimoniare dalla Corte che aveva accolto la richiesta del legale Fabio Repici, che rappresenta i familiari di Caccia, parti civili. La requisitoria, con la richiesta di condanna, terminerà nella prossima udienza.
Il pm Tatangelo ha ricostruito anche che Belfiore avrebbe confidato ad altri uomini del clan che "con un mandato di cattura dopo l'altro, Caccia non li faceva vivere".
Sempre il boss, secondo il pm, avrebbe iniziato a pedinare il procuratore già nella primavera del 1982, anche se in quel momento il suo progetto di ucciderlo non era ancora "concreto".
Secondo Tatangelo, poi, "la goccia che fece traboccare il vaso", spingendo così Belfiore a dare mandato di uccidere Caccia, fu la vicenda giudiziaria del cognato Placido Barresi, finito in carcere "per alcune perizie ritenute false".
All'inizio della requisitoria, il pm ha detto che il percorso di questo processo (un primo procedimento è stato azzerato mesi fa a causa di un errore procedurale) "è stato complesso, ma siamo caduti e ci siamo rialzati", perché a disposizione della Corte "c'è una pluralità di elementi di prova che vanno valutati in modo congiunto".
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