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06 Giugno 2016 - 13:22
Farmacia
Tra le imprese sottoposte a studi di settore, "le farmacie sono tra le 'ligie' ai doveri verso il fisco". Ben nove su dieci, infatti, dichiarano ricavi uguali o superiori a quelli stimati dallo studio di settore corrispondente. A puntare l'attenzione su questo aspetto emerso dalle statistiche del Ministero delle Finanze sugli studi di settore 2015 pubblicate pochi giorni fa, è Federfarma, l'associazione sindacale che riunisce i titolari di farmacie.
Gli studi di settore sono un sistema di accertamento fiscale che, attraverso una serie di parametri economici e statistici, stima i ricavi o i compensi che possono essere attribuiti al contribuente e sulla base dei quali viene valutata la congruità di quanto inserito in dichiarazione dei redditi. Sulle oltre 200 attività libero-professionali o imprenditoriali di categoria monitorate dal Mef, rispetto alla dichiarazione dei redditi dell'anno 2014, le farmacie mostrano uno dei tassi più alti di congruità, scrive Federfarma sul portale web, ovvero il 91%. Un dato tra l'altro in crescita rispetto agli anni passati.
Soltanto altre due categorie, tra tutte le attività d'impresa sottoposte a studio di settore, hanno fatto meglio: quelle dei commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro (con un tasso di congruità del 93%) e gli studi professionali di geologia (con un tasso del 92%).
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