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23 Maggio 2016 - 19:50
"La sola illustrazione delle cariche attualmente ricoperte" da Luca Majocchi - ex ad di Seat Pagine Gialle, principale imputato insieme all'ex presidente Enrico Giliberto nel processo per la bancarotta del 2004 a seguito di un maxidividendo da 3,578 miliardi - "nulla dice di specifico in ordine alla concretezza del pericolo che egli le possa sfruttare per commettere reati ai danni dei propri creditori od azionisti, sicchè si presenta di particolare interesse conoscere in quali ambiti tali società operino e se la loro gestione sia stata o meno, negli anni, esente da censure". Con questa motivazione la Cassazione, nella sentenza 21418 depositata oggi e relativa all'udienza dello scorso 22 aprile, ha accolto con rinvio il ricorso di Majocchi contro il divieto temporaneo della durata di un anno di ricoprire incarichi societari o di management, emessa in via cautelare dal Tribunale di Torino, nell'ambito del processo in corso per default fraudolento, e convalidata dal riesame lo scorso dieci dicembre.
Ora il Tribunale della libertà dovrà valutare più approfonditamente "se le esigenze legate al pericolo di recidiva siano attuali", soprattutto - spiega la Cassazione - "con riferimento alla qualifica di amministratore unico della 'Finconsult srl' che, a detta del Tribunale, rappresenterebbe il 'grimaldello' attraverso il quale Majocchi potrebbe esportare in altre aziende delle modalità illecite di gestione societaria del tipo di quelle attuate in Seat".
Majocchi, ricorda inoltre la Suprema Corte evidenziando l'enormità del crac, "ricopriva la posizione apicale all'interno della Seat nel momento in cui venne studiata ed attuata l'operazione di fusione oggetto dell'imputazione provvisoria ed ha mantenuto tale incarico fino al 2009, sicchè presentano interesse, al fine di valutare l'attualità del pericolo di reiterazione dei reati, le successive modalità di gestione della società, anche con riferimento all'enorme debito accumulato".
Dopo aver richiesto queste precisazioni, la Cassazione concorda con il Tribunale sulla "particolare pervicacia" dell'azione svolta da Majocchi dato che "la complessità dell'operazione posta in essere aveva richiesto una particolare preparazione, specifiche competenze, consolidati legami e un congruo lasso di tempo", e tenuto conto non solo del suo "ruolo preminente" in Seat Pg ma anche di quello di "intestatario di partecipazioni nell'impresa che aveva il controllo su Seat, nonchè legami con i fondi di private equity, principali beneficiari dell'operazione". Lo scorso 27 gennaio, l'assemblea degli azionisti di Seat ha deciso di ritirare l'azione di responsabilita' contro gli ex amministratori e ha accettato la loro proposta di metterci una pietra sopra: 30 milioni di euro per chiudere il passato con un accordo 'tombale'. Una cifra molto distante dai 2,4 miliardi ipotizzati dalla delibera per l'azione risarcitoria decisa, invece, dall'assemblea nel marzo 2014.
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