La vicenda delle dimissioni di Giancarlo Caselli divide Magistratura democratica e comunque le toghe che si riconoscono nell'area progressista. Lo provano le tante attestazioni di solidarietà nei confronti del procuratore di Torino sulla mailing list di Area, il cartello sotto il quale si ritrovano Md e il Movimento per la Giustizia. E le critiche diffuse su quella stessa lista al documento con il quale ieri i vertici della corrente di sinistra delle toghe hanno difeso la loro scelta di pubblicare il brano di Erri De Luca, che ha spinto Caselli a sbattere la porta; un testo in cui lo scrittore rivendicava l'appartenenza a una generazione innamorata della giustizia "al punto da imbracciare le armi per ottenerla" e parlava di "condanne sommarie costruite sopra reati associativi che non avevano bisogno di accertare responsabilità individuali" di cui furono destinatari i protagonisti di quelle vicende. Quel testo non doveva essere pubblicato "perché rappresenta in modo distorto e fazioso la realtà tragica, per le vittime e per la nostra democrazia, del terrorismo; terrorismo contro il quale i magistrati di Md, con gli altri, hanno operato sia professionalmente che politicamente, contribuendo tra l'altro a mantenere la doverosa repressione nei limiti della legalità costituzionale", scrive un esponente storico della corrente, il consigliere del Csm Vittorio Borraccetti, che dice di comprendere perciò "l'amarezza di Caselli" e valuta come un fatto "particolarmente grave" che il testo di De Luca sia contenuto in una pubblicazione destinata in particolare ai giovani e alle scuole. Suggerisce a Caselli di ripensare alle sue dimissioni e di chiedere piuttosto a Md la convocazione di un'assemblea "per permettere a chi ha deciso quella pubblicazione di scusarsi di fronte a tutti", il pm di Milano Armando Spataro, "allibito" dal brano di De Luca: "chiunque ha vissuto o ricorda quegli anni e le 'teorizzazioni' che li accompagnarono non può che vivere con dolore la lettura di quello scritto che non considero un'opera letteraria, nè artistica". "A dimettersi non dovrebbe essere Giancarlo Caselli", afferma un altro consigliere del Csm Nello Nappi, che sottolinea: "negli anni Settanta a cercare la giustizia furono coloro che rischiarono la vita nei tribunali e nelle corti d'assise. Non sono disposto a tollerare l'affermazione, non ambigua bensì falsa, che si trattò di tribunali speciali, dispensatori di condanne sommarie".
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