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ROMA. Trivelle: Pellegrino (SI), "voto 'sì', 73% delle piattaforme sono da eliminare"

ROMA. Trivelle: Pellegrino (SI), "voto 'sì', 73% delle piattaforme sono da eliminare"

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"Domenica, gli italiani sono chiamati a decidere la fine dell'"era petrolitica": un balzo che accelera la lenta conversione del sistema energetico e produttivo nazionale alle rinnovabili e che ci fa compiere scelte coerenti con gli impegni presi a Parigi durante la COP 21". Lo dichiara la vicepresidente della commissione Ambiente della Camera, Serena Pellegrino (SI).

"Nessun argomento a favore del no è sostenibile, la serie di disastri ambientali che si susseguono ne è la prova. Se non sono sufficienti le cronache e le previsioni sul climate change ci sono le cifre. Il più subdolo dei ragionamenti è quello della contrazione dei posti di lavoro: 1 miliardo di euro investito in fossili genera 500 posti di lavoro, lo stesso miliardo investito in rinnovabili ne genera 17.000". "Unico problema: la ricchezza generata con le rinnovabili si distribuisce anziché concentrarsi in poche mani".

E poi, prosegue, "il 73% delle piattaforme entro le 12 miglia sono già da eliminare. Sono non operative, non eroganti o erogano così poco da non versare neppure un centesimo di royalties nelle casse pubbliche. Queste strutture sono obsolete, hanno esaurito il ciclo di produzione e devono essere rimosse prima che il mare e la ruggine provochino cedimenti nella struttura, con il rischio di causare ulteriori disastri. Delle 88 strutture entro le 12 miglia, che fanno capo a 31 concessioni di coltivazione degli idrocarburi, 42 hanno più di 30 anni. Ben 35 non sono di fatto in funzione: 6 risultano "non operative", 28 "non eroganti", mentre un'altra risulta essere di supporto a piattaforme "non eroganti". Dunque, il 40% di queste piattaforme resta inoperante in mezzo al mare. Ce ne sono poi altre 29 che sono considerate "eroganti", ma da anni hanno una produzione tale da rimanere costantemente sotto la franchigia, cioè sotto la soglia di produzione pattuita". "In                 sintesi, quasi un terzo delle piattaforme entro le 12 miglia non versa le royalties".

"Solo 24 piattaforme - osserva - operano a regime estraendo idrocarburi al di sopra della franchigia. E tutte impiegano pochissimo personale perché automatizzate. E nessuna di queste, anche se dovessero vincere i SI, cesserebbe l'attività poiché le autorizzazioni hanno durata trentennale e per tutte è previsto che restino efficaci fino alla naturale scadenza".

"Tutto cambierebbe - conclude Pellegrino - se le compagnie petrolifere, a fine concessione, ripristinassero a loro spese lo stato di fatto, come prevede la normativa Ue, e come vogliamo ottenere con l'abrogazione della norma oggetto di referendum.

Eviteremmo l'ennesima infrazione comunitaria" e "si genererebbe uno strepitoso volano occupazionale, utilizzando manodopera locale. Ma temiamo che questa concessione ad libitum sia un ennesimo regalo alle compagnie petrolifere per non obbligarle a riconsegnarci la bellezza dei nostri mari".

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