La sua buonuscita, 3,6 milioni di euro, maturata a settembre del 2012 dopo poco più di un anno di lavoro come direttore generale in Fonsai, ha fatto scalpore, anche perché pagata da una società che aveva chiuso il bilancio precedente con 1 miliardo di perdite e di lì a qualche mese avrebbe bissato con un rosso di 800 milioni. Ma l'ingresso di Piergiorgio Peluso è costato ai Ligresti molto più di una buonuscita che, secondo quanto riferito da Giulia Maria Ligresti davanti ai pm torinesi, ''non ha precedenti in Fondiaria'': società che pure, in quanto a strapagare manager, consiglieri, politici, 'figli di', non aveva eguali. Da sottolineare poi che sono stati proprio i Ligresti a portarsi in casa il manager, figlio del ministro Anna Maria Cancellieri, che, contrariamente alle attese, accelererà il crollo dell'impero di Don Salvatore. Peluso, 45 anni, si laurea alla Bocconi, inizia in Arthur Andersen, poi salta da Mediobanca a Credit Suisse, per finire nella Capitalia di Cesare Geronzi, e poi, dopo la fusione con Unicredit, a capo dell'investment banking di Piazza Cordusio. Qui tratta con i Ligresti - amici di famiglia del ministro, come emergerà dalle intercettazioni - la ristrutturazione del debito delle holding (poi fallite) Sinergia e Imco e l'ingresso di Unicredit in Fonsai, attraverso il primo aumento di capitale del 2011. Piazza Cordusio ci mette 170 milioni per una quota del 6,6% (su cui perderà 120 milioni) ma in cambio chiede di incidere sulla governance con la nomina di tre consiglieri. Unicredit, che non è soddisfatta della nomina di Emanuele Erbetta ad amministratore delegato, considerato troppo vicino ai Ligresti, chiede 'fuori sacco' anche un rafforzamento del management. E dopo il rifiuto di Claudio De Conto, ex Pirelli, nel maggio 20111 la scelta cade su Peluso, gradito sia ai Ligresti che a Unicredit. Senonché, entrato in azienda, il manager si rende conto che la ricapitalizzazione appena conclusa non basta. La corsa dello spread morde il portafoglio dei Btp di Fonsai, mentre l'Isvap chiede di aumentare le riserve. Occorre un altro aumento, ma la famiglia siciliana, che da un lato non vuole mollare la presa su Fonsai e dall'altro non vuole aprire il portafogli, non ci sente. I rapporti si logorano e Peluso, sostenuto da Unicredit e Mediobanca, grandi creditori dei Ligresti, contribuisce al maxi aumento da 1,1 miliardi che traghetterà Fonsai nelle mani di Unipol. Chiusa l'operazione, con i Ligresti spodestati e alle prese con le prime grane giudiziarie, Peluso se ne va, con una clausola che gli permette di incassare tre annualità se cambia l'azionista di controllo. In 9 mesi, nel 2011, incassa 5 milioni tra 'scivolo' e retribuzione. E non impiega molto tempo a trovare lavoro, come direttore finanziario in Telecom.
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