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ROMA. Zika: Ippolito, "malattia Barré associata a vari virus"

La sindrome neurologica di Guillain-Barré, che può portare nei casi più gravi alla paralisi totale ed un cui ''preoccupante'' aumento è stato segnalato dalle autorità in Brasile in relazione all'infezione da virus Zika, ''non rappresenta un allarme, perchè si tratta di un evento percentualmente raro che, va detto, è associato a molti virus e non solo a Zika''. A sottolinearlo è il direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito.

''Sono molte le infezioni virali - spiega Ippolito - che possono avere come complicanze delle manifestazioni neurologiche, fino alla sindrome di Guillain-Barré, ma in una limitata quantità di casi''. Anche l'influenza stagionale, sottolinea l'esperto, ''potrebbe portare a questa complicanza, ma si tratta, appunto, di eventi molto rari''.

Per queste ragioni, rileva Ippolito, ''non credo vi sia al momento una situazione di allarme considerando i numeri: in Brasile, infatti, i casi segnalati di infezione da virus Zika sarebbero oltre 1,5 milioni, mentre i casi di complicanza da sindrome di Guillain-Barré sarebbero tra 50 e 80. Si tratta, dunque, di una percentuale in un cero senso prevedibile''.

Inoltre, sottolinea il direttore scientifico dello Spallanzani, ''al momento non risultano casi di complicanze neurologiche da infezione da Zika in Europa''. Per ora, rileva, ''l'infezione causata dal virus Zika resta, in Occidente, una malattia di 'importazione', ovvero manifestatasi solo in soggetti che avevano viaggiato nelle aree a rischio dove è presente la zanzara del genere Aedes vettore del virus''.

Insomma, secondo Ippolito ad oggi non si può parlare di un ''rischio reale'' per l'Italia, ma ''è evidente che restano valide le indicazioni emanate dalle autorità sanitarie europee ed anche dal ministero della Salute, che sconsiglia ad esempio viaggi nei paesi colpiti alle donne incinte, per il sospetto legame tra il virus Zika e l'insorgenza della microcefalia fetale nei nati da donne infettate''. Quanto ai casi noti di infezione nel nostro Paese, restano fermi a nove: si tratta di persone rientrate da aree a rischio e sono tutte guarite. Anche l'ultimo caso relativo ad una persona italiana trattata allo Spallanzani a gennaio, ha rassicurato Ippolito, ''si è risolto e non sono emerse complicanze di tipo neurologico''.

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