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01 Febbraio 2016 - 18:21
vino
Anche il Barolo tra le possibili vittime illustri della proposta di legge 3420 che prevede al primo articolo che 'un comune non può avere una popolazione inferiore a 5.000 abitanti'. A lanciare l'allarme sul futuro dei gioielli enologici del Vigneto italia è l'Associazione Nazionale Città del Vino che riunisce oltre 450 Comuni a vocazione vinicola, oggi al convegno di Scandiano (Reggio Emilia) dove si è parlato di Lambrusco e difesa dei vitigni italiani.
"Un nuovo pericolo incombe sui territori delle Dop, Doc e Docg: l'obbligo d'accorpamento sotto i 5mila abitanti'' ha detto Floriano Zambon, presidente delle Città del vino nonché sindaco di Conegliano Veneto (Treviso). ''La proposta di legge - ha sottolineato - crea scompiglio nelle denominazioni d'origine. Va bene aggregare servizi e funzioni, ma solo per rafforzare il terroir". Un Barolo di Barolo (739 abitanti) o della "frazione" di Barolo? Un Morellino di Scansano (4.500 persone) o della "località" Scansano? E il Barbaresco (670 abitanti), il Greco di Tufo (934), l'Aleatico di Gradoli (1.479), i vini della Costa d'Amalfi con le sottozone - meglio sottofrazioni o circoscrizioni? - di Furore, Ravello e Tramonti? Nell'ordine: 837, 2.500 e 4.147 abitanti. "E' salva per ora Montalcino, che con 5.139 anime potrà conservare il titolo di Comune; finché la demografia lo consente'' ha precisato Zambon. Dalla Val d'Aosta alla Sicilia, passando per Aymavilles e Morgex (Aosta) fino a Montevago (Agrigento) e in decine di altri paesi del vino, la proposta di legge per obbligare i Comuni sotto i 5mila abitanti a fondersi, presentata alla Commissione Affari istituzionali della Camera da 20 parlamentari Pd, "rischia - per l'Associazione Città del vino - di creare molta confusione ed effetti collaterali sul sistema delle denominazioni d'origine italiana, già ricca di vini conosciuti per il nome del Comune in cui sono prodotti, e con riflessi negativi anche sull'enoturismo e sulla produzione, per aspetti d'etichettatura e promozione".
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