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04 Dicembre 2015 - 10:20
Per evitare gravi carenze nelle strutture sanitarie, mancano all'appello 18.000 infermieri: tanti sarebbero quelli necessari alla copertura dei turni dopo l'entrata in vigore della direttiva europea sul giusto orario di lavoro dei professionisti della Sanità. A fornire la stima è l'Ipasvi, la Federazione nazionale dei Collegi degli infermieri, che sottolinea come ne manchino quasi 2.300 nel Lazio, oltre 2.100 in Lombardia, 1.800 in Campania, 1.100 in Emilia Romagna. La carenza arriva a 30mila se si vuole realizzare anche il modello di assistenza integrata ospedale-territorio disegnato col Patto per la salute. E sarebbe ancora più alta, prendendo a confronto gli organici nazionali con quelli Ocse. La media per mille abitanti nei Paesi Ocse supera infatti di poco i 9 infermieri, mentre oggi l'Italia ne ha solo sei. A pesare, in particolare, sono le situazioni create dal blocco del turn over, soprattutto nelle Regioni in piano di rientro nelle quali si concentra il 53% delle carenze. Il risultato sono 16mila disoccupati e 11mila precari a vario titolo. "Sono cifre che nascono - sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente Ipasvi - da una stasi di aggiornamento degli organici di almeno cinque anni e da un'organizzazione che sconta ancora vecchi modelli" in cui non si tiene conto "dell'aumento dell'età e delle cronicità, che si possono affrontare al meglio se dopo l'acuzie c'è un'assistenza infermieristica h24". Per questo, conclude, "ogni deroga, non è solo a danno dei professionisti, ma dei cittadini e mette a rischio l'Italia di multe milionarie da parte dell'Ue per non aver rispettato i tempi della direttiva. Regioni e Governo devono trovare una soluzione senza aspettare".
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