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11 Agosto 2015 - 20:16
conferenza regioni
Le Regioni propongono al Governo una sorta "di patto istituzionale sugli obblighi per il pareggio di bilancio a tutela del 'Sistema Paese', con l'obiettivo di snellire le procedure, rendere gestibili i bilanci, potenziare lo sviluppo e rilanciare gli investimenti": è quanto si legge in una nota della Conferenza delle Regioni, che ribadisce la propria preoccupazione per le conseguenze della legge di stabilità che ha coinvolto 15 regioni 'ordinarie' e la Sardegna nella normativa sul pareggio di bilancio.
Le Regioni, osserva la Conferenza dei governatori, "vogliono essere sottoposte al giudizio sul pareggio di bilancio sulla base degli stessi criteri che tale giudizio prevede per lo Stato, ovvero semplicemente il rapporto deficit/Pil". In caso contrario, viene sottolineato, "dal prossimo anno nessun Comune e nessuna Regione sarà in grado di fare un euro di spese di investimento con le conseguenti ripercussioni sul Pil e sullo sviluppo".
La nota della Conferenza delle Regioni parla di "un vero e proprio allarme sulla possibile paralisi delle politiche di investimento nel nostro Paese e sull'inevitabile ingessamento dei bilanci", lanciato dall'ufficio di presidenza composto dal presidente Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte), dal vicepresidente Giovanni Toti (Liguria), da Vincenzo De Luca (Campania), Marcello Pittella (Basilicata), Enrico Rossi (Toscana), e di cui fanno parte come invitati permanenti il Presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru (in rappresentanza delle Regioni a statuto speciale) e l'assessore Massimo Garavaglia (della Regione Lombardia), in qualità di coordinatore della Commissione Affari Finanziari della Conferenza.
Le Regioni, fa sapere ancora il Cinsedo, "stanno sperimentando la logica stringente, ma soprattutto la farraginosità e la complessità della normativa sul pareggio di bilancio. Basti considerare che sono ben 4, ma diventano 8 se consideriamo anche la sanità, gli obiettivi imposti alle Regioni. E' infatti previsto un saldo non negativo tra le entrate e le spese (sia quelle finali che quelle correnti) sia sulla competenza che sulla cassa. E tali obiettivi devono essere calcolati sia nel bilancio preventivo che in quello consuntivo dal prossimo anno anche per tutti gli Enti locali. Per questo è opportuno andare ad unificare, peraltro in coerenza con quanto riportato nella legge di stabilità, il pareggio in sanità e extra-sanità. C'è poi un discorso di equità istituzionale che andrebbe considerato". Inoltre, "le ripercussioni negative sulla crescita sarebbero ancora più gravi per le regioni del Sud, per le quali l'andamento del Pil in questi anni è stato davvero disastroso". Occorrerebbe quindi, conclude la Conferenza delle Regioni, "sterilizzare il cofinanziamento nazionale (quota Stato e Regioni) per la programmazione comunitaria ai fini del calcolo del pareggio, così come la sterilizzazione, almeno entro un certo importo, delle spese di investimento in altri assi strategici per il Paese come, ad esempio, difesa del suolo e l'edilizia scolastica".
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