La crisi greca, e insieme europea, viene confinata in un breve bilaterale con il segretario al Tesoro Usa Jack Lew. Sulle riforme la determinazione resta quella di "lavorare ancora più decisi sulle riforme". Una determinazione che non vuol dire, per forza, produrre nuovi strappi nel Pd. "Faremo di tutto perché possa esserci il consenso di tutto il Pd e della maggioranza del Parlamento", spiega Renzi ribadendo l'importanza della deadline del giugno 2016, quando il referendum, al di là di correnti e componenti Dem, accerterà se "gli italiani dicono sì o no" alle riforme. Ma per Matteo Renzi la missione-lampo in Africa, oggi in Etiopia e domani in Kenia, non è meno importante: il messaggio è che l'Italia cambia strategia nella cooperazione internazionale con più soldi pubblici e più investimenti privati anche attraverso il coinvolgimento della nuova banca dello sviluppo targata Cdp. Un messaggio che Renzi rilancia anche su Facebook, dove scrive: "Inutile dire "Aiutiamoli a casa loro" se poi si tagliano i fondi e non si considera la politica estera una priorità. Dopo anni di immobilismo, finalmente si riparte. L'Italia c'è". Una via per aiutare le imprese italiane all'estero e al tempo stesso, secondo Renzi, è sostenere i paesi in via di sviluppo per "affrontare alla radice" sia l'emergenza immigrazione sia quella terrorismo. Accettando l'invito di Ban Ki Moon che, sulla nave della Marina, venne a vedere il dramma degli sbarchi in Italia, il presidente del consiglio, intervenendo alla Terza assemblea Onu per il finanziamento allo Sviluppo, ha chiarito il suo approccio con il problema dell'immigrazione. "Sento dire tante volte - dice il premier - in Italia che "bisogna aiutarli a casa loro". E' un concetto detto male, in modo superficiale e da bar ma è giusto, bisogna creare le condizioni perché chi fugge dal terrore trovi lavoro qui". Tra Salvini e l'assistenzialismo Renzi prova ad imboccare una strada mediana: il governo ha già raddoppiato, spiega, i fondi per la cooperazione e punta a migliorare. "Al G7 - si lamenta Renzi - ero settimo su 7. E' una cosa inaccettabile, dobbiamo fare meglio per arrivare al quarto posto nel 2017". Ma il maggiore sforzo del governo sugli aiuti ai paesi in via di sviluppo non ha solo un valore umanitario. "E' un modo anche per sostenere le imprese italiane impegnate in questi paesi", è convinto Renzi che insieme a Pietro Salini, visita, nel sud ovest dell'Etiopia, il cantiere della diga Gibe III, un'opera alta 246 metri e capace di produrre, quando entrerà in funzione, 1870 Mw , pari, esemplifica il premier, "a due centrali nucleari". Ma il presidente del Consiglio non pensa solo a colossi come Salini-Impregilo, che si vantano di battere i cinesi in tutti i record di costruzione, quando vede nella cooperazione internazione anche un'occasione di crescita per tutte le imprese italiane. "Servono strumenti finanziari diversi: la Cdp con la Banca per lo Sviluppo, il supporto del Mef e del governo puntano a sostenere le imprese e l'export italiano". Perché, è il refrain di Renzi anche in Africa, "l'Italia ha passato troppo tempo a piangersi addosso, c'erano problemi ma noi facciamo le riforme e dobbiamo essere consapevoli che nel mondo c'è tanto bisogno di Italia". Basta "piangersi addosso" chiede ricordando dall'Etiopia la leadership mondiale nelle Infrastrutture. L'altra faccia della medaglia è il cambio di rotta in Europa che ha senso "se rivede il senso della comunità". "L'Ue non è solo numeri, regole e parametri, deve essere una strategia per la crescita per essere più credibili anche negli scenari internazionali", è il consiglio del premier italiano soddisfatto per l'"ottimo lavoro" di Federica Mogherini nella trattativa sul nucleare. Ma, sebbene solo sfiorata ad Addis Abeba, la crisi greca è al centro di un'intervista che il premier ha concesso venerdì scorso a '47-35 Parallelo Italia', in onda questa sera. "Salvarla è giusto ma la vera questione è come si fa a rilanciare l'Europa", è il concetto di Renzi, che sulle riforme, lancia un messaggio a Tsipras: le devono fare tutti, Atene "non può far finta di non vedere che ci sono delle cose da fare".
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