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08 Luglio 2015 - 10:57
Continui tagli alla spesa sanitaria, strutture cadenti, dispositivi antiquati, personale sempre più anziano e stressato. Così si è consumato, negli ultimi anni, il "lento logoramento" della sanità pubblica che appare oggi in "crisi strutturale" e spinge sempre più italiani a rivolgersi al privato o a rinunciare alle cure. E' il quadro tracciato dalla Commissione Sanità del Senato nell'indagine sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, presentata a Palazzo Madama. Negli ultimi anni, "il rispetto dei vincoli di finanza pubblica e dei budget hanno messo in crisi il sistema, che è entrato in una fase di profonda sofferenza", si legge nel documento finale.
"Accessi complicati, tempi di attesa elevati, ticket superiori al prezzo della prestazione", prosegue la XII Commissione, presieduta da Emilia Grazia De Biasi, "hanno portato i cittadini a non avere più la stessa fiducia di un tempo nel Ssn". "Il logoramento è testimoniato, fra l'altro, dai dati della spesa sanitaria", si sottolinea. Nel periodo 2000-2012 il tasso medio annuo di crescita è stato in Italia dell'1,4%, di gran lunga inferiore a quello della media EU15(3%) e di quello dell'area Ocse(3,9%). Un vero e proprio allarme riguarda il personale dipendente, costituito da 715 mila unità, di cui 34 mila con rapporto di lavoro flessibile. "La conseguenza del blocco del turn over e dei contratti", si legge, "è un aumento dell'età media dei dipendenti (il 36% dei medici ha più di 55 anni, il 30% degli infermieri più di 50), un incremento dei carichi di lavoro e dei turni straordinari, nonché malessere diffuso". La dotazione di posti letto (3,4 ogni mille abitanti) è inferiore ai maggiori paesi europei (8,3 in Germania, 6,4 in Francia) e il nostro Paese è agli ultimi posti nella classifica OCSE per la spesa in prevenzione: destiniamo a questo scopo solo 80 euro pro-capite a fronte di Finlandia, Svezia, Paesi Bassi e Germania che spendono tra 157 e 115 euro. Nonostante ciò la nostra sanità funziona, si vive sempre più a lungo e in salute, tanto che nel 2012 l'Italia era quinta per speranza di vita alla nascita tra i paesi OCSE.
Iniziato a giugno 2013 e approvato all'unanimità due anni dopo, il documento presenta dieci punti con considerazioni e proposte per un Ssn sostenibile economicamente e, allo stesso tempo, in grado di soddisfare "le esigenze di salute dei cittadini".
L'auspicio della presidente De Biasi è che "incida concretamente sulle politiche del Governo". "Nel nostro lavoro di indagine non volevamo parlare solo di 'sostenibilità economica' perché vuol dire guardare solo ad aspetti di finanza pubblica, che sono importanti ma non sono tutto", ha spiegato Nerina Dirindin (PD), relatrice del documento insieme a Luigi d'Ambrosio Lettieri (CRI). Bisogna "parlare senza reticenza della crisi strutturale del nostro sistema sanitario", ha sottolineato d'Ambrosio Lettieri. "Una crisi dovuta, tra l'altro, alle grandi disuguaglianze nelle cure, perché in Italia ci sono ben 7 regioni al di sotto dell'inadempienza dei Livelli essenziali di assistenza, cosa che determina il drammatico fenomeno della mobilità extra regionale". "Non parlerei di logoramento", ha commentato il sottosegretario alla Salute Vito de Filippo, "ma di sistema che ha bisogno di essere riformato, soprattutto in un paese che invecchia e pretende un welfare in grado di intercettare nuovi bisogni di salute".
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