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ROMA. Ancora polemiche intorno a Bindi e al ruolo dell'Antimafia

ROMA. Ancora polemiche intorno a Bindi e al ruolo dell'Antimafia

Vincenzo De Luca

Le polemiche che hanno preceduto e soprattutto seguito la presentazione della lista degli impresentabili da parte della Commissione Antimafia e della sua presidente Rosy Bindi, hanno avuto ripercussioni sull'esito del voto per le regionali? Apparentemente no, se è vero che Vincenzo De Luca, il neo presidente della Regione Campania, primo per importanza nella black list dell'Antimafia, è stato regolarmente eletto senza sorprese, e lui stesso, ieri sera, andava dicendo che la Bindi "mi ha fatto guadagnare centomila voti". C'è tuttavia chi sottolinea che le spaccature e i veleni seguiti alla pubblicazione di quella lista abbiano contribuito a creare problemi al Pd in Liguria e in generale ad alimentare una forte disaffezione dell'elettorato al voto. Ma soprattutto, il giorno dopo la chiusura delle urne, il capogruppo del Pd in Antimafia, Franco Mirabelli, che con la presidente Bindi ha sempre avuto ottimi rapporti, dice senza mezzi termini che quanto accaduto con la lista degli impresentabili "mette in discussione il ruolo che ha la Commissione Antimafia: bisogna avviare una riflessione". "Le preoccupazioni che avevamo all'inizio di questo percorso - spiega Mirabelli - si sono materializzate. La Commissione antimafia non può avere un ruolo politico ma deve averlo istituzionale, altrimenti ne snaturiamo la funzione. Purtroppo è successo proprio questo". Mirabelli si dice convinto che "la Commissione è fatta per fare alcune cose, non le competeva una valutazione sulle candidature, si è fatto questo lavoro ed è evidente che è stata percepita come qualcosa di parte che ha esorbitato dai propri confini e dai propri limiti: su questo bisognerà discutere. Ci confronteremo, innanzitutto nel gruppo del Pd". Insomma, il regolamento dei conti sembra alle porte, anche perché c'è chi parla esplicitamente di estromettere la Bindi dalla presidenza della Commissione Antimafia. Per sfiduciarla servirebbe una maggioranza qualificata, ragiona Giulia Sarti, M5S: "è possibile, io ormai mi aspetto qualsiasi cosa. Un capo del Governo che mette la fiducia sulla legge elettorale o permette che vengano candidate persone come De Luca e altri impresentabili, potrebbe anche fare una sorta di pressione per farla dimettere". "Sarebbe gravissimo se si venisse messa in discussione l'autonomia dell' Antimafia", risponde il senatore Peppe De Cristofaro (Sel) a chi gli chiede se pressioni potrebbero far dimettere Bindi. Non la pensa così Nunziante Consiglio, senatore leghista in Antimafia: "forse qualcuno nel segreto delle stanze le chiederà, queste dimissioni, ma la presidente è una donna talmente navigata in politica che non ci pensa minimamente". A difendere l'operato della presidente Bindi è anche il capogruppo di FI, Ciro Falanga, il quale ripete che "l'iniziativa della Commissione sugli "impresentabili" non era finalizzata a modificare un risultato o a intervenire nel consenso degli elettori: voleva rappresentare quelle che erano le situazioni processuali dei candidati. Che poi questo avesse degli effetti nella determinazione del consenso dell'elettore non era nelle nostre finalità". Rosaria Capacchione (Pd), ritiene invece quel lavoro "del tutto inutile. Bisognava ascoltare i territori: una serie di personaggi che non dovevano essere candidati nelle liste collegate e che sono legati a clan, hanno preso una barca di voti". Della "necessità di una riflessione" e di "strumentalizzazione" dell'Antimafia ha parlato ieri sera anche il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani. E se è vero che una verifica delle presidenze delle Commissioni è possibile a metà legislatura, è anche vero che al Pd non è utile proseguire questa sanguinosa polemica interna: quindi Bindi potrebbe rimanere la presidente dell'Antimafia.
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