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ROMA. 'No mafia day', da 7 città grido degli studenti

ROMA. 'No mafia day', da 7 città grido degli studenti

NOMAFIADAY

Da Milano a Corleone, in sette città italiane oggi si è celebrato il 'Nomafiaday', che nel giorno dell'anniversario della strage di Capaci ha visto come protagonisti principali gli studenti. Non più a bordo di una                 nave, come negli anni scorsi, ma in piazza, per "Palermo chiama Italia", manifestazione organizzata dalla Fondazione Falcone e dal Ministero dell'Istruzione. PALERMO - 'Cuore' delle celebrazioni è stata, come negli anni passati, la città di Palermo, dove il 23 maggio 1992 si consumò l'eccidio del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca e degli agenti di scorta. Migliaia di studenti hanno animato piazza Politeama e piazza Verdi e due cortei si sono ricongiunti ai piedi dell'albero Falcone. I ragazzi hanno lanciato centinaia di palloncini tricolore. Nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone in mattinata si è svolta la commemorazione istituzionale con il capo dello Stato Sergio Mattarella, il presidente del Senato Pietro Grasso, i ministri della Giustizia Andrea Orlando e dell'Istruzione Stefania Giannini.   MILANO - Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha commemorato l'anniversario in una cerimonia ai Giardini Falcone e Borsellino. Dal teatro Parenti di Milano sono intervenuti Nando dalla Chiesa (figlio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso il 3 settembre 1982) e Franco La Torre (figlio di Pio La Torre, ucciso il 30 aprile 1982). Ma anche Expo ha celebrato il Nomafiaday, al cluster del Biomediterraneo dal Gal Metropoli Est, che raggruppa 14 Comuni siciliani: la piazza del cluster si è collegata con l'aula bunker di Palermo e il discorso di Mattarella è stato applaudito da centinaia di studenti di istituti superiori siciliani e lombardi, che per l'occasione hanno indossato t-shirt con l'immagine di Falcone e Borsellino.   FIRENZE - Nel capoluogo fiorentino, dove nel 1993 avvenne la strage di via dei Georgofili, la testimonianza dallo stadio Ridolfi di Betta Caponnetto, vedova del giudice famoso per essere stato il padre del pool antimafia di Palermo. Agli oltre duemila studenti nello stadio ha parlato anche l'ex campione della Fiorentina e della Nazionale Giancarlo Antognoni.   NAPOLI - A piazza del Municipio, che dal 1997 ospita un albero dedicato al giudice Falcone, è stata scoperta una lapide con i nomi delle vittime delle stragi di Capaci e di via D'Amelio. E proprio oggi la grande piazza napoletana è stata riconsegnata alla cittadinanza dopo un lavoro di riqualificazione, presente il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Tante le scolaresche presenti.   GATTATICO - Centinaia di persone, soprattutto studenti, a Casa Cervi, a Gattatico (Reggio Emilia), uno dei luoghi simbolo della Resistenza. Presente anche Margherita Asta, che ha perso la madre e i due fratelli nella strage di Pizzolungo (Trapani), nel fallito attentato al magistrato Carlo Palermo nel 1985.   ROSARNO - Gli studenti del liceo "Piria" della cittadina calabrese simbolo di migrazioni e riscatto hanno piantato un                 albero nel giardino della scuola in ricordo di Falcone. Nell'istituto sono confluiti ragazzi provenienti da varie città calabresi e lucane. Adriana Musella, figlia di Gennaro Musella, ucciso dalla 'ndrangheta il 3 maggio 1982, ha ricordato tutte le vittime di mafia uccise nel mese di maggio.   CORLEONE - Nella città siciliana diventata, da storica capitale della mafia, luogo di rinascita civile, centinaia di bambini di 12 scuole del palermitano si sono radunati nella piazza dedicata a Falcone e Borsellino. Ma diversi altri Comuni siciliani hanno organizzato iniziative, dibattiti e cortei in memoria della strage del 23 maggio 1992: a Capaci, ad esempio, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha deposto una corona di fiori sul luogo della strage.  

Mattarella ai giovani, seguite Falcone e Borsellino

No a mani mafie anche sul calcio, è metastasi da estirpare

  "Aprite le porte ai giovani" che vivono la legalità "nell'esempio di Falcone e Borsellino" per costruire "una società migliore". Nell'anniversario della strage di Capaci Sergio Mattarella parla alle giovani generazioni che "rappresentano il futuro e la speranza per il nostro paese". Nell'aula bunker dell'Ucciardone dove si celebrò il primo maxiprocesso alla mafia istruito proprio da Giovanni Falcone, dopo aver ascoltato una studentessa leggere una citazione di suo fratello Piersanti, assassinato da cosa nostra nel 1980, il presidente della Repubblica chiede soprattutto ai ragazzi ma anche alle Istituzioni un "impegno corale" per "far germogliare una nuova primavera italiana" nel segno della legalità e della Costituzione. Per "proseguire la battaglia" di quei magistrati assassinati con le loro scorte, nella consapevolezza che la "mafia può essere sconfitta" dallo Stato che "vince senza eccezione". Nella sua Palermo, piagata ed offesa ventitre anni fa dalle stragi di quella mafia che egli definisce come "un cancro", una città tra le capitali di quel sud che oggi arranca per la crisi contro cui Mattarella auspica "investimenti per l'innovazione", il Capo dello Stato invita i giovani a "non rinunciare ad essere costruttori di una società migliore". Una società nuova, onesta e libera; basata sulla legalità sancita dalla Costituzione. Che "inevitabilmente passa per la partecipazione larga del nostro popolo, per la possibilità che le sue molteplici energie, solidali e democratiche, si possano esprimere con libertà effettiva. Dobbiamo unire sempre più, contro la mafia, tutte le energie positive. E trarre il meglio da noi stessi e da chi ci sta vicino". E ancora: "Siamo qui per rinnovare una promessa: Batteremo la mafia, la elimineremo dal corpo sociale perché è incompatibile con la libertà e l' umana convivenza. E perché l'azione predatoria delle varie mafie ostacola lo sviluppo, impoverisce i territori, costituisce una zavorra non solo per il sud ma per tutta l'Italia". E da Mattarella arriva una nuova reprimenda al mondo del calcio scosso dagli scandali: "Che mafie di varia natura cerchino di modificare il risultato delle partite e di lucrare sulle scommesse è una vergogna. Questa metastasi va estirpata con severità e rapidità", ammonisce il capo dello Stato chiedendo alle istituzioni dello sport di non commettere "errori di sottovalutazione". Tema affronta anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano, invitando a "non fare di tutta l'erba un fascio". Insomma, oggi più che mai la "terapia" contro ogni mafia si chiama legalità e in questo senso il capo dello Stato valuta come un passo in avanti le norme anticorruzione approvate la scorsa settimana dal Parlamento. Ma il crimine organizzato si batte anche con lo sviluppo economico. Per questo Mattarella sottolinea che "La nuova questione meridionale è una questione nazionale perché da essa dipende il nostro futuro e la collocazione dell'Italia in Europa".    

Falcone: i ragazzi che vogliono 'battere' la mafia

Studenti da tutto il mondo nell'aula bunker a 'lezione' legalità

  Andrea è ancora incerto. "Voglio fare fare un po' il calciatore e un po' il magistrato", dice nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo coperto di cartelloni colorati per ricordare il ventitreesimo anniversario della strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Nella fantasia dei bambini tutto è possibile, anche due carriere all'apparenza inconciliabili. Oggi il "successo" che inseguono i piccoli studenti è quello sulla criminalità. Per un anno si sono preparati per arrivare pronti a questo evento: un rito per loro sempre nuovo. "È stato bellissimo mi sono sentita un po' emozionata", dice una bambina di sei anni di un istituto comprensivo di Ragusa dopo aver cantato l'inno di Mameli guardando "negli occhi" il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Due settimane per preparare il coro che ha aperto l'incontro all'aula bunker. "E' stata dura", ammette un altro piccolo studente, "ma è anche bello cantare qui". Ad ascoltare i cori e gli slogan c'erano anche, per il secondo anno consecutivo, un gruppo di studenti americani, di età compresa tra i 13 e i 18 anni, che frequentano il Columbus Height Educational Campus di Washington DC. Legalità e integrazione sono due temi che conosce bene Radu Miron, studente moldavo di Torino. "Preparare il progetto per il concorso di oggi è stata una bellissima esperienza, molto formativa - spiega - Mi ha insegnato i valori dell'onestà, del rispetto delle leggi, della solidarietà verso i più deboli. Noi giovani dobbiamo cominciare a combattere fin da piccoli per evitare atteggiamenti mafiosi. Io da grande so già cosa voglio fare: il capo meccanico, avere una famiglia ed essere una persona onesta. È vero che noi siamo gli adulti di domani, ma vogliamo fare qualcosa contro la mafia adesso". Fuori dall'aula bunker, nel villaggio della legalità allestito attorno al carcere, gli studenti palermitani, con l'aiuto dei gruppi scout, costruiscono alberi di Falcone in miniatura con la carta, mentre i loro "colleghi" più grandi dell'istituto Otama Kiyohara di Palermo colorano pannelli con murales. "Abbiamo pensato di dare il nostro contributo in questo modo - dice Lanfranco Quadrio, insegnante dell'istituto - Deve rimanere il senso di una giornata di lavoro e di relazioni". Questi giovani testimoni della memoria non si fermano nemmeno quando la temperatura comincia a salire e negli stand arriva l'odore del cibo dai palazzi vicini. Si alzano solo per salutare Mattarella e intonare ancora una volta l'inno nazionale.  

Falcone: Da Hanoi a Palermo per dire no a mafia

Anche giovane Vietnam in corteo con amiche francese e portoghese

  "I miei amici mi hanno detto 'Stai per andare a Palermo? Preparati, vai nella terra della mafia'. Al mio ritorno, invece, potrò dire loro che sono stato nella terra dell'antimafia". Do Minh Duc è un giovane vietnamita di 31 anni che ha partecipato per la prima volta al corteo in memoria delle vittime delle stragi di mafia del 1992. Ad Hanoi, da dove viene, coordina dei campi di volontariato. "In realtà di mafia ne sa molto più di me" ammette Anna Ott-haiville, francese 25enne che coordina il servizio di volontariato internazionale a Bruxelles. Con loro c'è anche Vera Lucas, 27enne portoghese che da qualche mese lavora in Italia con Informagiovani. I tre sono a Palermo da quasi dieci giorni grazie a Informagiovani e Fondazione Falcone. "Non sappiamo cosa aspettarci dal corteo di questo pomeriggio - dicono - ma siamo sorpresi di vedere quanta gente sia qui per urlare il proprio no alla mafia, e molto curiosi di capire cosa succederà a Palermo". Ciascuno di loro ha una cultura di riferimento e una conoscenza diversa della criminalità organizzata, ma su una cosa sono d'accordo: "L'antimafia è un po' troppo complicata da spiegare ai nostri amici". Do Minh spiega che in Vietnam hanno un'idea un po' romantica e leggendaria di cosa nostra dovuta al film Il padrino: "Prima che io partissi erano un po' preoccupati per la mia sicurezza - dice - nel nostro Paese dieci anni fa c'erano dei piccoli gruppi mafiosi che sono quasi tutti spariti o si sono trasformati in altri gruppi criminali. Io ho letto spesso della mafia siciliana sui giornali, ho visto una serie tv su Giovanni Falcone e a leggere il lungo elenco delle vittime nella piazza della memoria del tribunale di Palermo sono rimasto colpito, non ci trovo nulla di romantico, la mafia è un crimine. Persino mia madre è rimasta molto sorpresa dai miei racconti, per lei Corleone era il regno del padrino, non la città della riscossa". "Oggi tutti gridano il loro no a cosa nostra - dice Anna, che in Francia ha letto Gomorra di Roberto Saviano - ma in realtà ho notato che quando qui si parla di mafia si tende ad abbassare la voce. Dopo un po' mi sono accorta che in Sicilia ci sono due anime in contraddizione tra loro, quella che protesta con coraggio, e una parte che preferisce pagare il pizzo e ha paura persino a mettere l'adesivo di Addiopizzo sulla propria vetrina". Anna si dice anche stupita di come siano quasi "tollerati i parcheggiatori abusivi". "Quanto coraggio in Falcone, Borsellino e Impastato", dice invece Do Minh che è stato anche a Cinisi. A mostrare ai due amici il "ventre" di Palermo è stata Vera, portoghese, che ha fatto conoscere loro i mercati storici del Capo e della Vucciria. "Vogliamo mantenere una mente aperta, lontano dagli stereotipi, senza negarci le cose brutte che possiamo vedere in giro", spiega, "ma davvero non ci aspettavamo tutta questa gente in piazza. Nessuno di noi racconterà a chi ci aspetta a casa che la mafia è una cosa folkloristica. Abbiamo capito che ha infiltrazioni globali e spesso si nasconde proprio dietro a facce e lavori normali".    

Falcone: vedova caposcorta realizza giardino memoria

Su luogo attentato il ricordo degli agenti 'Quarto Savona 15'

  All'ingresso del tunnel dove 23 anni fa venne piazzato il tritolo che fece saltare in aria Il tratto di autostrada che da Punta Raisi porta a Palermo, c'è uno striscione con scritto Quarto Savona Quindici. Era il nome in codice dell'auto di scorta dove il 23 maggio di ventitré anni fa viaggiavano gli agenti Rocco Di Cillo, Vito Schifani e il caposcorta Antonio Montinaro. Da ieri nel giardino abbandonato fino a qualche tempo fa, proprio alle spalle della stele eretta lungo l'autostrada per commemora la strage di Capaci, Tina Martinez, la vedova del caposcorta Antonio Montinaro, è al lavoro insieme ai suoi due figli per organizzare le celebrazioni in programma per l'anniversario della strage. Sotto lo striscione, che reca una scritta nera e ritrae l'autostrada, sono stati piantati dei gerani rossi e altre piante sono stati sistemate nel piazzale. Accanto a due grandi alberi di ulivo e carrubo sono state sistemate, invece, delle gigantografie che ritraggono i tre agenti della scorta di Giovanni Falcone. "Vogliamo ribattezzare questo giardino abbandonato - dice Tina Martinez Montinaro - in un luogo della memoria , chiamato Quarto Savona 15, dal nome dell'auto di scorta su cui viaggiavano mio marito e gli agenti Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Noi non facciamo nessuna retorica. Siamo qui per ricordarli e lo facciamo con tanta gente che ci crede davvero". "Ci sono persone arrivate da Verona, Carpi e Verona - aggiunge - lavoriamo da ieri per rendere questo luogo più bello e chi vorrà oggi potrà portare con sé un alberello e                 piantarle qui". Tina è una donna forte e battagliera, che in questi anni ha spesso fatto sentire la sua voce. "Le istituzioni sanno cosa devono fare, non ho niente da dire loro, voglio solo ricordare mio marito. So che in questi anni è stato fatto tanto ma è chiaro che c'è ancora tanto da fare. Dobbiamo tutto a quei due magistrati, a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, e agli uomini che li proteggevano. Palermo deve loro molto; se oggi esiste un movimento capace di scendere in piazza per dire no alla mafia è proprio perché ci sono state le stragi del '92. Ma vanno ricordati ogni giorno, non solo il 23 maggio". Nel Giardino della memoria oggi si è svolta una sorta di contro manifestazione, voluta dall'associazione Quarto Savona 15 e dal Movimento poliziotti democratici e riformisti, dedicata agli agenti di scorta morti nell'attentato. Dopo un minuto di silenzio alle 17:58, ora della strage, la celebrazione di una messa. Poi una fiaccolata per tenere acceso il ricordo di quel 'maledetto' 23 maggio del 1992.
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